Un'esperienza di lettura
Il romanzo Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson mi ha colpito molto perché ha come tema centrale la duplicità e la scissione di una persona e più in specifico la divisione tra bene e male nella nostra coscienza.
La storia si articola come un romanzo giallo e nel suo evolversi lascia capire al lettore la differenza che esiste tra la giustizia, la correttezza e l'onestà, personificate da Jekyll, e il sadismo, la brutalità, l'orrore personificato da Hyde. Ma dalla lettura traspira anche quanto sia forte e stretto il legame fra queste due parti caratteriali che esistono in una stessa persona. Dall'esempio di Jekyll, si trae l'argomento centrale che Stevenson vuole far capire al lettore: come il male e il bene non possano vivere separati. Jekyll, seguendo e rappresentando la rettitudine, non fa altro che reprimere, soffocare il piacere e tutte le curiosità che possono derivare dalla sfera negativa della personalità di un uomo.
Ma il rifiutare tutto ciò che è maligno non fa altro che attirarlo maggiormente fino a quando la parte positiva dell'animo non riesce neppure più a prevalere. La parte negativa che emerge, è solo consolazione per chi la vive mentre diventa oggetto di odio e di ripugnanza per gli altri che, posti davanti al male personificato, cercano di rifiutarlo. Hyde è la personificazione del male, della trasgressione, dei desideri che Jekyll occulta in se stesso; è un essere troglodita, primitivo, animalesco e Stevenson attribuisce a lui tutti i comportamenti peggiori che può avere un essere umano. Egli rappresenta l'estroflessione dello spirito di Jekyll, che vive ai limiti della giustizia e della stessa umanità. È proprio questo che allontana le altre persone: il fatto che possa esistere un essere che rappresenti la realtà di ciò che esiste veramente in fondo al nostro cuore già spaventa e fa paura, ma nonostante tutto attrae.
Il romanzo di Stevenson tratta proprio di questi problemi esistenziali e della liberazione degli istinti repressi. Alla questione dello sdoppiamento della personalità, Stevenson suggerisce anche una soluzione: riconoscere che non esistono due identità di una persona ma due uomini che sono la stessa persona. All'argomento di duplicità e scissione, fa capo un argomento più vasto: l'ombra contro la luce.
L'ombra richiama tutto ciò che inquieta e che, celandosi, si manifesta come l'altro versante della certezza, ciò di cui temere, di cui non dire. L'ombra è proprio la parte di noi irriconoscibile, il proprio volto quando la luce ne è assorbita totalmente. Luce ed ombra sono complementari, ma rimandano ai vari soggetti, ai corpi caratterizzati da una parte in luce, ben visibile a tutti, e una parte scura, buia, nascosta dietro di noi, dentro di noi. E a questo si riferiva proprio lo stesso Stevenson, il quale, vivendo in un'epoca in cui la coscienza vittoriana crea una scissione profonda e accetta solo la parte integerrima e ben visibile, guardabile dell'animo, fu coinvolto in una duplice esistenza. E ciò si nota nel libro dove all'operare del bene si contraddice una parte di sentimenti negativi quali l'aggressività e tutte le forme del piacere e del desiderio. In questo funziona l'ombra e l'atteggiamento di condanna verso le nostre parti "negative", quelle ritenute perverse e perturbanti, quegli aspetti più difficili da accettare non fanno altro che accrescerla.
La verità dell'ombra, la sua funzione è quella di rendere l'Io meno rigido e più tollerante (Jung). Quindi un'equilibrata coscienza di sé e un giusto senso di tolleranza aiutano a trovare un punto d'incontro tra la nostra personalità e la nostra zona d'ombra. Se non lasciamo che l'ombra prenda il sopravvento e conosciamo le nostre potenzialità, possiamo anche tentare d'integrare l'ombra con la luce che c'è in noi. Ciò che occorre è una tolleranza maggiore verso i desideri che circondano l'uomo e una maggiore forza d'animo nel cercare di capire lo scopo che possano avere.
Si tratta ora di trovare un modo di come vivere a contatto con l'ombra. Un modo può essere quello suggerito da A. von Chamisso, nel suo libro Storia meravigliosa di Peter Schemil, in cui si racconta la storia di un uomo che ha imprudentemente venduto la sua ombra. Con questa novella l'autore fa capire che l'ombra non è solo il rimosso o comunque un deposito degli impulsi negativi, ma anche una residua vitalità delle scelte non fatte. Se il conflitto tra ombra e luce è accettata, può avvenire un'integrazione dell'ombra, cioè l'acquisizione del negativo e il suo impiego come generatore di un nuovo campo energetico. Infatti, nel momento in cui l'ombra viene accettata, l'energia presa dall'inconscio viene nuovamente resa disponibile per la coscienza e può essere utilizzata per produrre dei nuovi valori positivi. Questo in effetti, viene suggerito anche da diversi studiosi ed esperti di psicologia.
Dunque la lezione che ci viene dal libro di Stevenson, nel quale Jekyll si duplica nella sua terribile ombra Hyde, è che ognuno di noi deve avere una maggiore tolleranza delle proprie zone d'ombra, accettarsi nella propria umanità vulnerabile, partecipare alle proprie debolezze e, convivendo con l'ombra stessa, cercare di sfruttarla al meglio favorendo i lati migliori della nostra personalità.
Personalmente penso che sia una lettura molto interessante proprio perché fa riflettere e aiuta a crearsi una propria opinione sull'argomento che è ancora oggi un mistero per molti studiosi. Mi ha molto colpito come Stevenson sia riuscito a rendere perfettamente comprensibile il problema della duplicità. Inoltre dà modo al lettore di appassionarsi alla storia raccontandola come se fosse un "giallo", svelando durante il dipanarsi della narrazione la soluzione al mistero, indizio per indizio. È affascinante, attraente forse proprio perché ci riguarda di persona essendo giunti alla conclusione che in ognuno di noi esiste e convive un essere estroflesso, l'opposto della nostra personalità. Il tema dell'ombra inteso come l'oscuro della nostra persona mi interessa molto ed è per questo che al libro di Stevenson ho aggiunto la lettura della Storia meravigliosa di Peter Schemil e mi piacerebbe approfondire il tema con altre letture dello stesso genere.
Credo anch'io che una possibile soluzione del conflitto tra male e bene, intesi come ombra e luce, sia risolvibile effettuando un'integrazione di questi due volti che sono presenti in ogni uomo. Perché non sfruttare l'energia che proviene dal nostro lato negativo per ricaricare quello positivo del quale ogni giorno usiamo le energie per fare del bene? Penso sia la soluzione più probabile ed attuabile. Certo per realizzare un'integrazione fra bene e male è molto difficile e bisogna avere molto coraggio e forza di volontà per metterla in pratica. Potrebbe essere comunque un'esperienza interessante e utile per la risoluzione di tanti problemi e soprattutto utile per il nostro futuro.
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