Il "diverso" nel libro "Lo Hobbit"
Nel tempo. Nel mondo.
Sempre c'è stato il "diverso". Non includere il "diverso" nei brani, nella musica, nell'arte, nella vita, sarebbe come pensare al mondo senza gli uomini.
Per uno strano concetto di Madre natura, ognuno di noi è diverso, se pur si dica che nel mondo ci siano sei sosia.
Senza le diversità, sarebbe troppo difficile trovare la normalità, che giocherebbe a quel punto la parte antagonista "diversa".
Parlo di una Storia, Lo Hobbit.
Contea Hobbyville. Bilbo Baggins.
Egli domina incontrastato il racconto, procedendo con armi come praticità, buon senso, intelligenza e furbizia al punto giusto per creare un'immagine non di eroe invincibile, ma del rispettabile Bilbo Baggins, hobbit benestante e generoso.
Da subito si riscontra la "diversità", sia con i vicini hobbit, che con il suo stesso carattere, che allo stesso tempo desidera restare fuori da "una stupidissima preoccupazione chiamata avventura, che ti fa arrivare tardi per la cena", ma anche farne parte, sentendo le meraviglie dei racconti in cui si parla di elfi, foreste spaventose, montagne, orchi, fiumi incantati e uomini in metamorfosi.
Quando l'orgoglio e la speranza di far soldi vincono, Bilbo è lo hobbit più deriso della contea; scontrarsi contro la natura quieta e semplice degli hobbit lo cambia subito di piano ed uno stimato e ben voluto Bilbo è ora un "diverso" agli occhi dei suoi parenti e amici.
Con i suoi compagni di avventura Nani e il caro stregone Gandalf, si sente ugualmente un "diverso" per la sua bassezza, per i suoi peli sotto la pianta dei piedi e per tutte quelle altre cose fisiche e mentali che determinano un "nano" ed uno "hobbit". Ma egli dimostra (e di conseguenza lo scrittore J.R. Tolkien, che con i suoi fili trasparenti della trama muove i personaggi come burattini), che queste difficoltà di comprensione e di aspetti fisici e cerebrali possono essere eliminati con sentimenti forti come l'amicizia, che spezza ogni forma di pregiudizio.
Con molte difficoltà, con istinto primario, con la fiducia del coraggio, Bilbo seppur "diverso" scopre di essere ammirato, rispettato ed incoraggiato da chi prima pensava di lui un inutile, basso, grassoccio essere.
A questo punto due domande: essere "diversi" è un bene o un male?
E soprattutto esistono "diversi" in questa società così varia, piena di colori, di razze, di religioni, di credenze e costumi d'ogni genere?
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