L'apicoltore
L'Apicoltore di Maxence Fermine. Un libro semplicemente semplice. Ma che nella sua semplicità racchiude pensieri molto profondi. Il protagonista, Aurélien Rochefer, per "rincorrere" il suo sogno si mette in viaggio, lasciandosi alle spalle tutto ciò a cui tiene, come familiari, il paese nativo, le api e gli amici. Per partire ci vuole davvero coraggio, dire addio a tutto e a tutti così, da un giorno all'altro. Non è per niente facile; per questo motivo ho ammirato molto il personaggio, che ha avuto la forza di affrontare quella che per lui era una vita sconosciuta.
Aurélien insegue un sogno per mezzo di un viaggio che lo porta in paesi lontani e diversi dal suo. Lui sogna una donna bellissima, di cui si innamora perdutamente e lo spinge a farsi coraggio e a non abbattersi, insomma gli fa forza. Anche se lui non l'ha mai vista (solo nel sogno) ha l'immagine chiara e precisa di lei, al punto tale che riesce a farsi dipingere un ritratto da un pittore solamente descrivendola. Io trovo che questo gesto sia intenso e profondo.
Mentre leggevo questo breve romanzo è come se fossi stata anch'io lì, proprio accanto al protagonista, perché per la prima volta sono riuscita a provare delle emozioni diverse da quelle che avverto di solito quando leggo. Mi sono sentita come una piccola mosca che vedeva, ascoltava e si faceva le proprie opinioni sui personaggi incontrati e sui loro comportamenti. E per questo stavo bene.
Un'altra cosa che ho capito del romanzo è che ognuno di noi ha un traguardo da raggiungere, anche un punto debole. Che per arrivarci, c'è chi si impegna e ce la mette tutta, e chi si abbatte prima e fallisce nel suo intento. Questa può sembrare un'espressione un po' cruda ma, è la pura realtà.
Per avere devi dare, ma non devi dare per avere, o almeno è questo che ho capito io della vita, anche se non sono ancora una donna vissuta. A dirla tutta: non sono ancora una donna.
Nella vita è giusto avere dei sogni ed è fondamentale vivere per cercare di realizzarli, perché questo è il ciclo dell'esistenza. Si vive per arrivare lì, per ottenere qualcosa. È un'esigenza dell'anima.
Il protagonista insegue un sogno, lo trova e subito dopo lo perde ma, il suo vero sogno, era un altro, quello legato alle api, un sogno che non ha mai abbandonato e neppure perso.
La vita è un sogno perché puoi sempre sperare, ma non sempre le cose vanno come dovrebbero, perciò ti senti abbattuto e privo di forze e, in quel momento anche se non lo sai, stai nascendo di nuovo. Lotti per sopravvivere. Sono questi i momenti che ti ricordano che sei vivo e che non stai sognando; come quando cerchi qualcosa che non trovi e, quando meno te lo aspetti, o hai deciso di non cercarla più, ti accorgi che quello che cercavi era proprio lì, accanto a te, che stava aspettando solo essere visto. Così si tira avanti, ognuno di noi deve difendere le proprie idee, trasformarle in rocce... così nessuno potrà frantumarle. Senza influenze da parte di nessuno perché solo in questo modo si può arrivare al traguardo, senza avere più ostacoli di quelli che già ci sono ogni giorno, senza pentirsi mai di quello che si fa, perché se sei veramente convinto, non te ne pentirai. La vita è una sola e per questo motivo deve essere vissuta nella sua pienezza, in ogni momento e nel migliore dei modi. Il libro di Maxence Fermine mi ha trasmesso questi messaggi che poi sono i miei ideali di vita, perciò sono riuscita a coglierli con meno fatica.
Concludo con l'augurarvi buona fortuna e col ricordarvi che il traguardo non è mai lontano come sembra.
»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni