Riflessioni sulla vita...
Vita...leggo sul vocabolario "insieme delle funzioni naturali degli esseri viventi che riguardano la nascita, lo sviluppo, la riproduzione e l'interazione con l'ambiente e con gli altri organismi".
Non può che essere la definizione più corretta, ma è sicuramente "sterile", non rende l'idea di cosa sia realmente la vita: la vita è qualcosa di meraviglioso, è un magnifico dono che inizia con un atto d'amore; è correre, ridere, giocare, studiare, o sì è anche lavorare, pagare le tasse, discutere, litigare e altro ancora ...ma che importa, basta uno spiraglio di sole, il sorriso di un bambino e si torna a "vivere".
Può qualcuno avere il diritto o il potere di fermare tutto questo? No, a mio avviso nessun altro essere umano, qualunque ruolo o carica rivesta, può decidere di togliere la vita ad un altro essere umano.
A volte, però, è qualcos'altro che decide improvvisamente di frenare il nostro sorriso, la nostra corsa e dice basta anche al nostro lavoro: è la malattia quella grave, quella che non lascia scampo.
È tutta la vita che vivo accanto a persone della mia famiglia che lavorano nelle corsie d'ospedale e mi raccontano che è uno strazio vedere i malati terminali che, con gli occhi pieni di amarezza e dolore spesso dicono: "basta la prego, questa non è vita"!
Spesso li consolano, somministrano loro un farmaco ormai inutile, dicono qualche bugia ad occhi bassi ed escono dalla stanza.
È in questi casi che mi ripongo la stessa domanda e, a volte, per quanto continui ad essere convinta della mia precedente risposta, mi chiedo: "E se un giorno toccasse a me?Forse anche io vorrei poter essere libera di decidere di porre fine ad una Vita che per me non può più essere considerata tale..."
Si è fatto e si fa un gran parlare di questo argomento, si dibatte sui diversi significati di eutanasia passiva, attiva, diretta, indiretta, volontaria, non volontaria; illustri medici, sacerdoti, giudici, magistrati discutono di tutte le implicazioni etiche, morali, giuridiche che comporterebbe.
Io non ho la competenza per approfondire questo tema, so solo che la vita implica dignità e che l'individuo così come ha il diritto di essere curato e assistito nel pieno rispetto della dignità ha lo stesso diritto ad essere "accompagnato" ad una morte serena e dignitosa.
Altro caso molto discusso in cui la vita genera legalmente la morte è la pena di morte.
Molti sono ancora gli stati in cui tale pena è in vigore nonostante le numerose manifestazioni a favore della sua abolizione, nonostante il nostro dichiararci popoli civili.
Questi stati, costituiti ovviamente da persone, si arrogano il diritto e il potere di sopprimere fisicamente un condannato giustificandosi con la tesi della"deterrenza": in pratica condannare a morte un trasgressore dissuaderebbe, a loro dire, altre persone dal commettere lo stesso reato, tale tesi che sembra tra l'altro non essere affatto confermata da studi scientifici.
Ritengo la pena di morte disumana ed incivile, contraria al principio che vede nella riabilitazione del crimine, e non nella punizione, lo scopo della pena.
Al di là dell'atrocità di questo strumento vanno considerati anche i lunghi periodi, a volte anni, d'angoscia che i condannati subiscono prima che la pena venga eseguita, angoscia talmente profonda in grado di cambiare radicalmente la persona con il risultato che spesso si rischia di mandare a morte persone molto diverse da quelle a suo tempo condannate.
Spesso qualcuno dice che la mia opinione dipende dal fatto che certe cose non mi sono, fortunatamente, mai accadute, qualcun altro mi chiede di mettermi nei panni di una madre a cui hanno violentato e ucciso la figlia e poi di provare a ridire cosa penso della pena di morte; qualche volta l'ho fatto e la risposta che mi sono data poi non mi è piaciuta affatto, in seguito mi sono resa conto, però, che in quel caso il mio non sarebbe stato desiderio di giustizia, ma semplicemente sete di vendetta e che in nessun caso mi sarebbe stata restituita
...il perdono ovviamente sarebbe ben altra cosa.
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