Lettera
È strano pensare come spesso gli incontri più piacevoli ed emozionanti della nostra vita siano proprio quelli casuali, quelli che non avevamo previsto, quelli che non ci saremmo mai aspettati di fare e che per un confuso intrecciarsi di fili del destino, a volte, semplicemente, accadono.
Ed in fondo, anche il nostro incontro è stato così, casuale ed inaspettato.
Era una mattina di primavera, una di quelle mattine soleggiate e calde che si vorrebbero trascorrere interamente sdraiati sulla sdraio di un terrazzo, lasciando che il sole baci ogni parte del proprio corpo.
Sapevi che sarei arrivata da te, prima o poi. Forse era inevitabile.
Avevi resistito per sedici anni chiusa in quel cassetto, ma era arrivato il momento di uscire allo scoperto.
Non avrei mai pensato che mi avresti sconvolto così tanto, lettera.
Lettera, di qualcuno che non avevo mai conosciuto di persona, tra le altre cose.
Lettera, di una semplicità devastante.
Lettera, di una pianista, amica d'infanzia di mia madre, che a ventinove anni si trova a dover fare i conti con una malattia che segnerà la sua condanna a morte.
Lettera, non so neanche il nome della tua autrice, ma la sento, in qualche modo, e soprattutto grazie a te, legata a me, per sempre.
Ti ho stretta tra le mani, ti ho annusata, ti ho infine letta e riletta più volte.
Spesso mi sono chiesta perché tu mi abbia colpito così tanto.
Pena, emozione, immedesimazione nei confronti di chi ti ha scritta?
No.
E allora, perché?
Per l'ultima riga.
Già, per l'ultima riga. Un'ultima riga dove c'è scritto "Grazie".
Non credevo che un malato terminale potesse trovare la forza di ringraziare per qualcosa; Lettera, mi hai smentita.
Ho capito che dietro a quelle sei lettere non c'è solo un ringraziamento, c'è un esplosione lucente.
Come un fiammifero che nel consumarsi da luce, e nella brevità di questa sua più grande espressione di vita, sacrifica la vita stessa, così la tua autrice mi ha regalato, con questo "Grazie" l'esplosione finale di una vita spesa per la realizzazione di un sogno, quello di diventare pianista.
Ma soprattutto, dietro a questo grazie ho visto la risposta.
Si può vivere di arte?
Si può essere felici anche quando i propri progetti vengono spazzati via dalla furia degli eventi?
Sì.
E questo sì, il tuo sì, il sì della tua autrice, una donna, un'artista, è diventato anche un po' il mio sì.
Lettera, all'inizio un monito: "Non potrai mai essere felice se non metterai un pezzettino del tuo cuore in tutto ciò che farai.".
Le lettere di questa frase ormai non si leggono quasi più, perché portate via dalle lacrime.
Quelle lacrime che ti accorgi, ad un certo punto, di desiderare, quando senti che la pelle del tuo viso, riarsa dal sole della felicità o dalla lampadina della tua finzione, ne ha un disperato bisogno.
E quando queste nuove lacrime, calde, ti rigano il viso, percorrendo il sentiero che altre lacrime avevano percorso prima di loro, il vuoto che hai dentro si libera in un'esplosione di sale.
La mia esplosione di sale, che mi rivela di voler diventare, un giorno, come la tua autrice.
Che mi rivela di voler vivere con passione e di voler fare della mia vita un'arte.
Lettera, mi hai insegnato che lottare per la realizzazione di un sogno equivale sempre a vincere.
Lettera, mi hai insegnato a riscoprire la bellezza del vivere quotidiano, dell'apprezzare le piccole cose.
Lettera sei sempre vicina a me, sul comodino, ricordandomi quali sono le cose per cui vale la pena combattere.
»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni