"Giulietta e Romeo", ovvero: L'uomo stravolto dalle sue passioni.
Mi incamminai a passo lento e controllato verso la terrazza, dove la mia sedia preferita era occupata dal gatto di casa. Nella mano destra stringevo la mia copia di Romeo e Giulietta, il libro che più avevo amato e apprezzato in tutta la mia breve vita di lettrice. Arrivai alla poltrona e mi sedetti, prendendo il gatto sulle ginocchia; accarezzai il suo morbido pelo nero con la punta delle dita, mentre sollevavo gli occhi all'orizzonte e lasciavo correre lo sguardo lungo il paesaggio lacustre che potevo scorgere dalla mia postazione. Mille riflessi dorati balenavano là dove i raggi del sole luminoso incontravano l'acqua del lago, le cime degli alberi si specchiavano in essa, creando un romantico gioco di immagini, e il cinguettio dei pettirossi accompagnava le fusa del micio.
Socchiusi gli occhi, per meglio godere la serenità che mi trasmetteva il lago: passavo spesso interi pomeriggi a osservarlo per carpire la pace che vi regnava, ma quel giorno mi ero avvicinata ad esso con la storia d'amore più sconvolgente e dolorosa di tutti i tempi in mano, quel giorno volevo scuotere ancora una volta le radici della mia anima calma e vivere l'amore che Romeo e Giulietta mi donano ogni volta che leggo delle loro disavventure. Ma è giusto chiamarle disavventure? E chiamarle vicende amorose? Sono forse sufficienti questi termini per esprimere le passioni divoranti che hanno legato i due amanti nella vita come nella morte? Odio, amore, disprezzo e disperazione... forse che questi sentimenti, più forti di ogni altra cosa, sono limitabili e contenibili? Non credo. Credo piuttosto che siano emozioni irruente, violente, incontrollate, ma soprattutto umane.
Sulle rive del lago, con una leggera brezza che scompigliava il mio sottile abito di lino azzurro e il sole primaverile che mi scaldava il volto, aprii il libro e d'un tratto mi ritrovai nella Verona del 1500. "Due casate di pari nobiltà, nella bella Verona, per antichi rancori, prorompono a nuove liti..", la violenza, "...discende una coppia di amanti nati a cattiva stella", dell'amore, "...porteranno con sé, l'odio funesto delle loro due famiglie", e dell'odio: solo nel prologo, la passione e l'energia mi investono fino quasi a tramortirmi, ma continuo nella lettura, perché niente mi infonde più vita del sentirmi immersa nei più primitivi istinti di essa, la violenza, l'odio, l'amore. Nella storia, Romeo è l'unico personaggio dei Montecchi a non desiderare la guerra, egli brama dal momento della sua comparsa in scena l'affetto, dapprima di Rosalina e successivamente di Giulietta; Romeo è una figura romantica, appassionata, presa nella rete della necessità d'amare, egli brama l'amore, e lo cerca: "...L'amore è una nebbia formata da un vaporar di sospiri; e se si scioglie, sfavilla il fuoco nelle pupille degli amanti; ma se si addensa è un mare nutrito dalle loro lacrime. Che è ancora? Una pazzia docile, un'amarezza che stringe il cuore; una dolcezza che risolleva...". Romeo è contraddittorio, non ha certezze, solo dubbi, ed è proprio questo a renderlo così umano: è un poeta, che analizza la propria natura, e con essa la natura umana, per descriverla con parole piene di passione e sentimento: "Qui odio ci fa combattere ma di più l'amore. O amore odiato, odio amoroso tutto fatto di nulla. O serietà vanesia, vanità seria! Deforme caos di forme leggiadre...!". Ed io sono Romeo, che cerca una definizione per l'uomo, ed io sono lui, innamorato dell'idea di amare. Ma insieme sono anche Giulietta, che, non amando ancora, razionalmente obbedisce all'ordine dei parenti, e si sposerà se essi lo comanderanno. Eppure il fato per il Romeo e per la Giulietta che io sono, incombe, ed essi si incontrano, la voglia di amare di uno e la dolcezza dell'altra accendono la più grande delle passioni, scaturita dal più grande degli odi: "Il mio unico amore nasce dal mio unico odio...". Quale gioia! Quale emozione! Assisto alla nascita di un amore forte come non si è mai visto, potente come nessuno sa, indelebile come l'eternità. Il poeta d'amore supera gli ostacoli che lo dividono da colei che ama e nella notte, con la luce della luna che illumina il suo cammino, la trova, affacciata ad una finestra: "Lì è l'oriente e Giulietta è il sole". Ed allora mi chiedo quali emozioni deve aver provato il giovane scorgendo la bella fanciulla: sorpresa? gioia? Non importa, il non saperlo è parte dell'umanità di Romeo, come il dubbio, o la voglia di amare. E Giulietta, la docile Giulietta, che mai si era ribellata al suo destino di sposa, cosa avrà provato pronunciando le famose parole "O Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo?". Nemmeno a quest'interrogativo posso trovare risposta, ma unendo le due domande, dirò che mi è parso che una anima divisa in due parti, appartenente a due corpi separati si fosse ricongiunta. Il matrimonio dei due unisce l'anima spezzata, le due metà si uniscono nuovamente a formare un solo spirito, il cuore di lui diviene il cuore di lei e viceversa, ora si appartengono. Ma l'odio irrompe presto a rovinare l'idillio che li unisce: Tibaldo, cugino della bella Giulietta uccide Mercutio, e Romeo per vendicarlo uccide il parente della sua sposa. Per questa colpa egli è esiliato da Verona, eppure l'amore che unisce i due è troppo forte per incrinarsi unicamente per la lontananza. Poi Romeo torna, e credendo morta la sua amata non può resistere e decide di accompagnarla nella morte. Seduto accanto a lei beve dalla fiala il veleno, piangendo lacrime amare per la perdita del vero amore finalmente trovato: "...E voi, mie labbra, porte del respiro, stringete col rituale suggello di un bacio il contratto senza termine con la morte. (...) Così, in un bacio, muoio.". Quando però, Giulietta si sveglia nemmeno lei può sopportare l'idea di vivere senza l'altra metà della sua anima: "O caro pugnale! Dammi la morte!". Entrambi i giovani sposi scelgono la morte piuttosto che affrontare una vita a metà, senza una parte della propria anima: è possibile che un amore sia così forte, un'unione così salda? La loro era molto più di una semplice unione. Nella loro storia vengono trattate le passioni umane, gli istinti primordiali che contraddistinguono l'uomo: i personaggi, tutti i personaggi, amano, odiano, disprezzano, provano dolore, affrontano la disperazione, vogliono vendetta. Sono emozioni sulle quali non hanno controllo, che vengono lasciate libere, una sorta di furor pervade le loro anime e i loro cuori. Ma un uomo che agisce solamente seguendo la passione, ne subirà le conseguenze ed i tormenti che ne deriveranno, coloro che si amavano sono morti, e coloro che si odiavano hanno imparato ad amare ma hanno perso qualcuno.
Così termina la triste storia dei due amanti infelici: "...qualcuno sarà perdonato, qualcun altro punito. Che mai dolore giunse al suo apogeo come nella storia di Giulietta e Romeo.".
Riportai la mia attenzione al lago, dove, oramai, il sole cominciava a calare, e riflettei a lungo su ciò che avevo letto. Infine, chiusi il libro, e, col gatto tra le braccia mi incamminai verso la cucina. Sapevo bene che quella notte avrei sognato la storia di Giulietta e di Romeo, sarei stata lui, e poi lei, ma sarei stata anche il pazzo Mercutio e il saggio Principe, così come sarei stata un Montecchi ed un Capuleti. Sarei stata la passione che pervade ogni uomo.
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