Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
1ª edizione - (1998)

Il mio primo compagno di viaggio

 Io sono un ragazzo di quindici anni e, contrariamente a molti miei coetanei, amo molto leggere. Eppure il mio amore per la lettura cominciò relativamente tardi.
Avevo circa otto anni quando cominciai a leggere un libro di mia spontanea volontà: prima di allora leggevo molto di rado, perché avevo quasi paura di "affrontare"' le pagine. Decifrare i piccoli caratteri era come un grosso peso e quindi per me leggere un libro significava solamente guardare le figure.
Riuscii a superare questo complesso durante le vacanze estive al mare. Per combattere la noia del viaggio in treno e delle giornate piovose mia madre mi regalò un libro della serie di Vampiretto, l'ultimo allora uscito. All'inizio non fui molto attirato dal libro, visto che le illustrazioni non erano bellissime ed erano in bianco e nero, ma abbastanza numerose. Tuttavia mi misi subito a leggerlo già in treno, sia perché il titolo e la copertina mi affascinavano, sia perché capitai in uno scompartimento quasi vuoto: ciò mi indusse a leggerlo.
Nonostante facessi fatica a leggere in treno a causa delle scosse, iniziai subito appena sistemati i bagagli. Scorrevo velocemente le pagine perché ero molto attratto dal ritmo veloce del racconto e dall'incalzante procedere delle situazioni; una volta rimosso il blocco psicologico che avevo nei confronti dei libri, per me fu un vero piacere leggere, tanto che uso la lettura per rilassarmi, alienarmi dai problemi quotidiani, "staccare la spina", insomma.
Durante il viaggio per la prima volta mi accorsi di un effetto collaterale della lettura: l'isolamento. Non solo le tre ore di viaggio passarono in breve tempo, ma soprattutto quando mi chiamavano non rispondevo o rispondevo meccanicamente dei "sì" o dei "no", senza in realtà capire il significato delle domande. Ma mentre leggevo quel libro non mi importava molto del resto del mondo.
L'atmosfera cupa, i colpi di scena o le strane situazioni in cui capitava il povero protagonista resero il libro ancor più avvincente. Quello era il mio primo libro, e per me ogni pagina era una scoperta. Fui molto colpito dall'alone di mistero che circondava i personaggi vampiri, il castello abbandonato e la loro cripta. Provavo un indescrivibile desiderio di voler visitare quei posti, o almeno di rappresentarli. Forse al momento non m'ero accorto, ma probabilmente passai buona parte del viaggio anche a fantasticare sulle avventure di questo bambino, Anton, il protagonista, che doveva avere circa la mia età.
Inutile dire che quando tornai dal mare - dove non avevo letto niente perché le giornate erano troppo piene - acquistai o mi feci regalare la serie completa di Vampiretto, cioè i primi sette volumetti già pubblicati. Li lessi tutti in sole due settimane e in seguito, ogni volta che li rileggevo, ero sempre più soddisfatto del mio acquisto.
Quando però usci la nuova serie, andai incontro ad una delusione: l'illustratrice a cui ero tanto affezionato aveva lasciato il posto ad un'altra, indubbiamente stilisticamente migliore, ma... non era più la stessa cosa. Inoltre avevo l'impressione che la trama cominciasse a diventare simile a quella di una telenovela.
Forse invece, anche se all'epoca non lo sapevo, questo cambiamento di gusti derivava da un bisogno che avevo di passare ad altre letture più impegnative, di ampliare i miei orizzonti. L'ho fatto, anche se sono sempre rimasto legato ai generi horror-fantasy-bellico sia in letteratura che in saggistica.
Sebbene adesso, rileggendo i Vampiretti, mi sembri buffo che mi fossi appassionato a tal punto a quelle vicende; questi sono stati la mia rampa di lancio verso il mondo della lettura e, per quanto il contenuto sia sicuramente per ragazzi più giovani di me, non mi stancherò mai di rileggerli!


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010