Il buon lettore
In fondo, tutti noi siamo lettori, ed è incredibile la quantità di notizie scritte che ci circonda: a partire dalla pubblicità, madre del mercato e della produzione, che con i suoi messaggi misteriosi e criptici ci attira, ci incuriosisce; gli articoli, parte della vita quotidiana, indispensabile fonte di informazioni cui nessuno può rinunciare: curiosità, notizie, scandali, intrighi, dati, statistiche...
Poi gli appunti: che siano su grandi fogli o su post-it, gli appunti sono parte integrante della nostra vita, annotazioni rapide, presenti ovunque, per richiamare alla mente l' indispensabile.
Libri di scuola, documenti di lavoro, tutti testi che andrebbero letti con attenzione e invece spesso vengono appena sfogliati, mentre, al contrario, esistono scritti antichi, codici, poesie, letteratura, passati e ripassati milioni di volte dagli studiosi: decifrare, tradurre, parafrasare, capire e interpretare, uno studio attento e costante.
Ed ecco finalmente approdare alla lettura che io definisco spontanea. Non quella imposta dalla pubblicità, non quella necessaria di articoli di giornale e appunti, non quella aulica di poeti e letterati, ma quella che ognuno di noi pratica personalmente, scegliendo con attenzione il suo genere fra i miliardi di libri scritti ed editi. E ognuno a modo suo...
Allora viene spontaneo chiedersi quale sia il modo più adeguato, quale sia il modello di buon lettore.
Difficile pensarlo, impossibile dare una definizione oggettiva, valida per tutti. Però ci si può provare.
Uno dei miei luoghi preferiti sono le librerie. Adoro passare ore e ore ad osservare e sfogliare più libri possibile, ma ciò che amo maggiormente è studiare il comportamento delle altre persone, il loro modo di accostarsi ai libri, e immaginare che lettori siano.
La prima categoria annovera quelli che entrano, chiedono agli assistenti dove possono trovare il libro che stanno cercando, si precipitano allo scaffale indicato in modo rocambolesco, afferrano il loro oggetto del desiderio e con altrettanta irruenza si catapultano verso la cassa, per poi estrarre velocemente le loro carte di credito e fuggire via.
È la classica categoria di stressati, oberati dal lavoro e dagli impegni, assediati dalle questioni di interesse mondiale: inquinamento, ecologia, rifiuti... dediti alla lettura solo in quegli spazi sporadici concessi dal "lavoro-12-ore". Colui che legge mentre fa altro, senza sapere il motivo, perché "è una cosa normale, lo fanno tutti, fa parte della routine... è nel programma settimanale".
Generalmente si fermano metodicamente solo alla fine di un capitolo, e solo ai capitoli pari oppure dispari o solo ogni cinque capitoli, e lo finiscono - il capitolo-, anche se crollano dal sonno.
Di solito leggono l'ultimo best-seller uscito e lo leggono il più velocemente possibile per trovarsi al passo con la critica.
Vogliono leggere quanti più libri possibile per accumulare un bagaglio di cultura da sfoggiare ogniqualvolta se ne presenti l'occasione.
Leggono l'ultima pagina perché non sopportano i misteri e cercano di prevedere già dalla metà come andrà a finire, si lamentano se a pagina cinquanta il libro non è avvincente. Hanno un rapporto traumatico con la lettura, forse un retaggio infantile, da quando i loro genitori, da bravi pedagoghi, esortavano il piccolo alla lettura, perché fa bene, fa crescere, fa diventare saggi ed intelligenti ... ed ecco il risultato.
Dopodiché esiste una categoria intermedia, quelli che leggono per curiosità.
Si avvicinano al mondo della lettura come ad una terra inesplorata, entrano nella libreria intimiditi, come fosse la prima volta, e si avventurano per i corridoi.
Amano essere consigliati, seguono la critica e spesso agiscono in funzione di essa.
Generalmente si dedicano alla lettura di sera e non necessariamente finiscono il capitolo, ma perlomeno arrivano alla fine della pagina.
Sono attratti da libri sconosciuti, autori poco noti, e abbandonano presto i grandi classici.
Proprio per questo tutti i libri che leggono sono "carini" o "poco interessanti", ma non si sbilanciano mai troppo nell'esprimere un loro giudizio. D'estate, in spiaggia, non sono mai senza un libro, ma magari, con la scusa di non voler rovinare la copertina, la tolgono per evitare commenti imbarazzanti.
Probabilmente i loro genitori amavano Tolkien o qualcos'altro di infinitamente noioso e hanno fatto passare ai propri figli le notti dell'infanzia leggendo uno di quei terribili romanzoni, a puntate.Infine arrivo alla categoria migliore: il "buon lettore".
Il buon lettore AMA i libri, assapora la lettura, che inevitabilmente diventa parte di lui. Per lui il libro è un mondo sempre parallelo da vivere attivamente e in cui immedesimarsi.
Entra in libreria sorridente, con una calma che contagia presto chi gli sta intorno. È "seccato" dalla presenza degli aiutanti e detesta gli "info-point".
Ci sono due, massimo tre librerie che lui reputa le sue "elette".
Legge i classici come "base" per affrontare ogni altro libro.
Non definisce la lettura un hobby ma una passione.
Il suo sogno è una libreria circolare in mogano, con un' imponente scrivania accanto al camino e una grande vetrata sulla campagna tranquilla. Si dedica alla lettura ogniqualvolta ne senta il bisogno, e cioè molto spesso. Non si cura assolutamente di punti e capitoli e interrompe la lettura solo quando pensa di essere arrivato ad un argomento che richiede riflessione, o più semplicemente quando si ritiene soddisfatto, "saziato" del suo ardente desiderio di "assaporare" le righe di un brano. Ogni libro segna un momento della sua vita ed è scolpito nella sua memoria come un evento molto importante.
Se gli si chiede un commento sul libro è in grado di sorprendere con un'analisi approfondita, e in maniera tanto entusiasta da riportare citazioni o brani ripresi. Dopo aver letto un libro, spesso approfondisce la vita dell'autore, oppure lo fa prima, per porre la giuste basi ad una "buona lettura" coerente e in cui è possibile avere riferimenti e collegamenti allo scrittore e al suo modo di pensare, in relazione alla sua epoca e alla sua società.
Sicuramente da piccolo è stato educato ai "grandi classici": da Cappuccetto rosso a Biancaneve e i sette nani, attraverso Cenerentola e La Sirenetta, e probabilmente amava sentirle ripetere, o addirittura si sostituiva a mamma o papà quando quei suoi affettuosi narratori si assopivano.Ecco, io concepisco così un buon lettore, come una persona che sa vivere intensamente ogni parola, che non si lascia influenzare dal giudizio della critica e che elabora una sua analisi.
Io, personalmente, non posso forse considerarmi degna dell'appellativo di "buona lettrice", ma di certo posso asserire che aspiro a diventare un'"intenditrice" della lettura, poter avere libri che segnino la mia vita.
Finora, fra gli innumerevoli che ho letto, ne ho apprezzati in modo particolare tre che mi hanno profondamente colpito: Il vecchio e il mare di E. Hemingway, I dolori del giovane Werther di Goethe e, quello che ho amato di più in assoluto ,L'amore ai tempi del colera di G. G. Marquez.
Forse non sarei nemmeno in grado di esprimere tutte le emozioni che mi hanno dato, ma so per certo che ormai sono entrati a far parte della mia vita per sempre.
Mi hanno saputo arricchire con emozioni indimenticabili: la poesia dell'uno, la sottile ma al tempo stesso geniale ironia dell'altro, la trascinante passione dell'altro ancora. E nulla può appagarmi più dello scorgere fra la gente che incontro tutti i giorni uno Juvenal Urbino o un Florentino Ariza, o sognare un paradiso cubano.
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