Un'esperienza di lettura: "Il mio Visconte Dimezzato"
Provo a raccontartelo con una poesia,
e lascio che le parole volino via,
così, nella speranza di toccare l'anima tua,
mi auguro che l'avventura diventi anche un po' mia.
Questa storia ha inizio in un tempo lontano,
in un paese immaginato del Seicento italiano,
l'incompletezza di un uomo è il suo tema,
ma della mutilazione non devi sentire pena.
È un celeberrimo romanzo di Calvino
che mi consentirà di starti qui vicino.
Seguendo il volo delle cicogne, un giorno di primavera,
il conte Medardo si recò in battaglia con cavallo e scudiero, senza schiera;
ma lui, che per il combattimento non era assai portato,
non per mano turca, bensì da un cannone, fu mutilato.
E poiché solo una metà del corpo i medici avevano salvato,
prese il nome di Visconte Dimezzato.
Mal ridotto e mancante di una parte,
ritornò al castello per affrontare i problemi della sorte.
Contadini, ugonotti, parenti e tutti, vedendolo, rimasero stupiti
e, dalle sue numerose ingiustizie ben presto furon spaventati.
Il suddetto infatti mozzava piante e animali
e verso i simili compiva gesti uguali.
Terribili le nefandezze, atroci le scorrerie,
tanto che cominciarono ad odiarlo persino le persone pie.
Un bel dì Medardo della dolce Pamela s'innamorò
e da quel momento a questo sentimento anima e corpo si dedicò.
Corteggiò la giovane e chiese la sua mano
ma ella non ricambiava il suo affetto e tutto fu vano.
Nel frattempo in paese accadde qualcosa di veramente speciale:
l'altra metà del visconte, pensata morta, tornò lei pure al luogo natale.
Per cui adesso vi erano due mezze metà, l'una buona, l'altra cattiva:
la prima agiva con benevolenza, la seconda nelle brutte azioni era recidiva.
Anche il monco mancino prese a voler bene a Pamela, la contadina
e, dato che ella era d'accordo, la sposò una mattina.
Ma la metà cattiva rivendicava il diritto di possederla,
in quanto, avendo il medesimo cognome, era stato pure lui a sposarla.
Così i due si sfidarono a duello
e bada bene che ciò che ti dico è tanto assurdo quanto bello;
dopo un lungo combattimento i due avversari si ferirono vicendevolmente,
proprio nelle parti in cui in guerra era avvenuto il fatale incidente;
stesi a terra, si ricomposero nel prato
ed un unico corpo appariva ora il Visconte Dimezzato.
Né troppo ingenuo né troppo malvagio sarà da adesso in poi quest'uomo,
come te, come me, e tutti gli altri che in fondo sono ciò che sono.
Con queste rime vorrei dirti che al di là d'ogni cesura,
nel bene e nel male dobbiam seguire la nostra duplice natura.
Ora ti abbraccio e mi viene da pensare
che da due metà ora siam quattro, con quadrupla voglia d'amare.
»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni