Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
8ª edizione - (2005)

La vie en rose

 

Piccole pecorelle si stagliano nel cielo azzurro di Parigi. Esco dall'hotel due stelle in cui alloggio durante la breve vacanza che mi sono concessa per distrarmi dalla monotona e piatta vita milanese, e sento subito la frizzante aria mattutina che mi accarezza dolcemente le guance. Coperta da un'ampia sciarpa attraverso uno dei tanti romantici ponti sulla Senna, mentre il torpore della notte scivola via lentamente dal mio viso assonnato. Mi fermo sulla rive gauche e sono subito colpita dai personaggi originali che popolano quel punto della città: venditori di vecchi libri, pittori che espongono i loro scorci parigini, artisti circensi che si cimentano con colorate palline e birilli... ma la mia attenzione è completamente attirata da un bambino che stringe in una mano un croissant, la bocca impiastricciata di cioccolato, che come rapito guarda la scimmietta poggiata sulla spalla di un suonatore di organetto. La madre del bimbo, una distinta signora avvolta in un cappotto rosso lo chiama: "Florian, Florian, vien ici!" e non appena il bambino abbandona l'organetto prendo il suo posto davanti a quel suonatore stravagante: indossa una grande casacca a toppe multicolori malcucite e una coppola blu da pittore, mentre lo scimpanzé ha un buffo gilet giallo di velluto. Non so dire se ad incantarmi siano gli occhi del vecchio, neri come more e penetranti, offuscati da un velo di dolore ma immensamente dolci oppure le sue mani, rosse e ruvide per il freddo, grosse cd evidentemente abituate alla fatica, ma posso affermare con certezza che rimango ad ascoltarlo per la musica che esce dall'organetto; all'inizio non ci faccio caso, distratta dalla sua figura enigmatica e dalla scimmietta che tende la zampa ai passanti perché sia fatta un po' di carità a lei e al suo padrone, ma poi, man mano che la melodia si sviluppa, la vie en rose prende forma nell'aria e nella mia memoria. Mi appoggio al parapetto del fiume e lasciando che il suono dell'acqua che scorre mi culli, aspetto che un ricordo prenda forma, mentre il treno della mia fantasia viaggia sulle note di quella canzone meravigliosa cd afferra quella sottile rimembranza di tanto tempo fa, quando ancora non ero nata, quando mio padre, tornato da un viaggio a Parigi, regalò alla sua giovane sposa con una creaturina che si sviluppava nel suo ventre un carillon di legno che suonava proprio quella dolce melodia. È incredibile come riesca a ricordare un episodio così lontano, forse è semplicemente un'illusione creata dalla mia fervida immaginazione ascoltando da mia madre la particolareggiata e romanzata storia di quell'oggetto... chissà. Mi chiedevo come da quel piccolo carillon potesse uscire una magia, la canzone che legava i miei genitori, che mi pervade ancora in questo momento finché un nodo mi stringe la gola e una lacrima di nostalgia aumenta di una goccia le acque della Senna al pensiero della storia che inventavo trastullandomi mentre ascoltavo la canzone: una ragazza passeggia mentre una bufera di fiocchi bianchi la circonda, tutto è buio, ma pian piano la neve cessa di cadere e si scioglie mentre l'inverno cede il passo alla primavera. Ecco, ora lei è in un prato verde e vi sono roseti dappertutto, e le rose non hanno spine, ma tenere gemme e mentre i petali cadendo ricoprono il terreno la ragazza si sdraia in quel paradiso di profumi e colori e si addormenta sognando che un principe azzurro le dedichi la vie en rose sussurrandole il suo amore.
All'improvviso, non so come, questo sogno svanisce, tutte le sensazioni, tutti i ricordi si fermano, come bloccati da un incantesimo, c sfuma velocemente davanti ai miei occhi tutta questa mattina che pare uscita da una fiaba: l'aria fresca di Parigi, la rive gauche, lo sguardo di un bambino, un povero suonatore di organetto, un ricordo... tanti ricordi che affollano i miei pensieri: questo è per me la vie en rose, e me ne accorgo solo nel momento in cui vedo il suonatore allontanarsi con la sua scimmietta appollaiata sulla spalla destra, momento in cui realizzo che la canzone è finita.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010