Emozioni di volo
Sono emozionatissimo: sono appena sceso dalla navicella spaziale Apollo 11, che mi ha portato sulla luna.
Mi sento quasi un extraterrestre perché porto dentro di me i colori grigi e argentei del terreno lunare, il blu profondissimo dell'universo e il ricordo della terra, piccola e colorata come un pallone da calcio.
Ho sperimentato la mancanza di peso, la leggerezza fragile del mio corpo e qui ho avuto l'impressione di sfuggire a me stesso e ne ho avuto paura.
Ora ho rimesso i piedi per terra: tutti applaudono, mi mettono corone di fiori al collo, gridano: "W Claudio! W Claudio!". I miei amici e i miei compagni di scuola non credono ai loro occhi: sono diventato un eroe.
I miei professori mi perdoneranno se prenderò un'insufficienza in qualche materia ora che sono così importante?
Esco dallo Smithsonian Institution (National Air and Space Museum - Washington D.C.) e l'aria calda dell'estate mi abbraccia con tutti i suoi profumi, quelli dei fiori, quelli dell'erba dei prati, l'odore della polvere e dei gas delle auto che passano sulla Jefferson Drive; ma io non mi accorgo di niente, ho sperimentato il volo più fantastico che esiste, o così almeno credo.
La mia bella luna con il suo faccione sorridente, che vedo la sera quando esco con Prado, il mio cane, per l'ultimo giretto prima di dormire, è diventata la mia terra di conquista.
Così con l'aria stralunata, perso nella mia fantasia, nei miei sogni ad occhi aperti, mi dirigo verso la National Gallery of Art.
La mia bella luna è nei miei occhi, il suo silenzio e la sua infinita solitudine esaltano i battiti del mio cuore e una quantità di ricordi di quando ero piccolo mi fa pensare a fiabe, incantesimi e magie.
"Attento! Attento! Guarda dove metti i piedi!".
"Oh mio Dio!".
Accidenti, stavo per calpestare una cosa stranissima adagiata sull'erba: rossa, gialla, bianca e nera.
"Cos'è?".
Un gruppo di ragazzi si mette a ridere vedendomi così assente e stralunato:
"Sembri caduto dalla luna!".
Non oso rispondere perché è vero che sono caduto dalla luna e perché sono così lontano con i miei pensieri da non riuscire a capire cosa c'è per terra e cosa stanno facendo quei ragazzi.
Allora mi prendono per mano e mi spiegano:
"Questi sono i pezzi di un'enorme scultura colorata di Calder, fino a ieri era appesa nella hall del Museo, ora è qui nel prato, disfatta, per essere lavata".
"Incredibile!".
Sembra di vedere un immenso aquilone disteso sull'erba in attesa del vento che lo farà volare.
Oggi è proprio la mia giornata di volo: prima ho conquistato la luna e adesso mi aggrapperò a un Mobile fantastico che mi farà volare chissà dove.
"Ragazzi, posso aiutarvi?".
Ed eccomi in ginocchio sull'erba con una spugna insaponata in mano a lavare una bella pala rossa. Il colore si fa brillante e sembra che la pala vibri, che cerchi di sfuggirmi di mano perché è tornata viva, pronta a cogliere il vento.
Tutti laviamo, asciughiamo, giochiamo con questo insolito aquilone, e forse Calder sta giocando con noi e noi non ce ne accorgiamo.
"Fra qualche giorno il Mobile sarà di nuovo appeso al soffitto della Hall del Museo, tornerà al suo posto".
Guardo soddisfatto il mio lavoro, ho lavato ed asciugato per bene, ora sono pronto a volare anch'io, entrerò nel Museo attraverso le vetrate spalancate e volerò per tutte le sale, andrò a trovare i miei amici pittori, i loro quadri, le sculture, farò una volata entusiasmante fra colori, grida e silenzi e poi tornerò all'ingresso per salutare il mio Mobile appeso come sempre al soffitto, ondeggiante appena al soffio leggero dell'aria che penetra dalla vetrata.
Nota - L'estate scorsa sono stato con i miei genitori a Washington, veramente ho visitato il National Air and Space Museum ed ho potuto vedere dall'Apollo 11 ai primi aerei e a quelli più sofisticati di oggi. Sono stato anche alla National Gallery of Art e lì ho potuto vedere la scultura di Calder smontata e adagiata sul prato per essere pulita con acqua e sapone da un gruppo di ragazzi; la mia storia perciò è quasi del tutto vera.
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