Un'esperienza di lettura
Ho sempre amato scrivere. Esprimere le mie emozioni attraverso un semplice pezzo di carta che improvvisamente acquista un valore inestimabile.
Non ho ancora sedici anni. Non posso dire cosa farò della mia vita, però ho una lista di libri da leggere che spero di concludere prima che arrivi il momento di prendere questa decisione.
Poche sono le certezze. Poca è la voglia di impegnarmi ad averne.
Son sempre stata più grande della mia età effettiva. Ero la bambina che le mamme delle mie amiche giudicavano troppo precoce; la più alta che si trovava sempre ultima in fila e la piccola con il desiderio maggiore di crescere. Ma c'era qualcosa di più dentro...
Dall'infanzia ho sviluppato un immenso amore nei confronti della lettura. Non cercavo grandi nomi, autori conosciuti o libri troppo noti e pluripremiati, anche perché non avevo sufficienti conoscenze. Il mio desiderio era comprare un libro per il gusto di leggere, sentire l'odore della carta nuova e sfogliare le pagine ancora incollate tra loro.
E questo che sembrava un semplice modo come un altro per passare il tempo, con gli anni è diventata una vera e propria passione. Se prima compravo un testo senza sapere nulla di esso e della sua storia, ora ho voluto documentarmi, cercare di capire tutto ciò che sta dietro al libro in sé stesso.
Ho conosciuto gli autori dei miei libri e ho fatto di loro i miei migliori amici.
Ho scoperto nuove sensazioni, emozioni che non credevo alcune parole buttate su un foglio da una persona a me estranea potessero farmi percepire così violentemente e dolcemente allo stesso tempo.
Queste nuove percezioni mi hanno aiutata anche ad esplorare nuovi mondi, trovare vari interessi, che forse solitamente poco affascinano una ragazza della mia età.
Ho iniziato ad apprezzare l'arte. In ogni suo colore, dimensione, grandezza e sfaccettatura. Ho visto la musica, la sua capacità di cambiare il mio umore e di fare colonna sonora di ogni momento della mia vita, e ho imparato ad andare a teatro, ma non vedendo più questa come una sorta di obbligo da parte di qualcun altro, ma per il gusto di vivere uno spettacolo, viverlo davvero e nel modo più piacevole possibile.
Da tempo ormai leggo Charles Bukowski.
Il suo modo di scrivere, così violento e duro, mi ha aiutata in momenti poco piacevoli della mia vita, in quegli attimi nella quale hai bisogno di sfogare tutto ciò che ti impedisce di respirare e che nascondi regolarmente giorno per giorno come se tutto andasse per il meglio. Ho letto quasi ogni suo libro, prendendoli uno ad uno come dei viaggi alla scoperta di me stessa, fin quando una mattina, in autobus, leggendo il giornale, trovo tra il sommario degli spettacoli qualcosa riguardante il mio scrittore maledetto. Quasi emozionata per lo stupore prendo subito nota del teatro e del numero telefonico per le prenotazioni. Arrivata a casa con voce timida compongo la numerazione e rimango scossa nel sentire che i biglietti sono tutti esauriti. Prometto a me stessa che in un modo o nell'altra ci sarei andata. E così è stato. Dopo due giorni turbolenti, tra ore passate davanti alla porta dell'Elfo e lunghe liste d'attesa, il 27 febbraio riesco a trovare un posticino in platea.
Il titolo dell'opera è Bukowski, confessione di un genio, con unico protagonista Alessandro Haber, accompagnato dal Velotti-Battisti jazz ensemble. La scenografia ha un tocco di trasandato, vecchio, sporco. Gatti randagi occupano il palco. Un letto, un tavolino, bottiglie vuote di birra e scarpette da donna. E compare lui, nelle vesti di una prostituta. E qui parte lo spettacolo, con parole lasciate scivolare al vento, canzoni, pensieri e poesie che cercano di illustrarci l'idea di Buk. Quella di un uomo solo, che dice di stare bene nella sua solitudine ma poi non è così. Che invita nel suo appartamento prostitute ma che in fondo vuole un amore vero. La sua passione per la birra, per le corse ai cavalli e per tutto ciò che è diverso dal resto del mondo. Il suo mostrarsi così indifferente alla morte, quasi a volerla corteggiare e irridere, con parole ironiche, spregiudicate e feroci. Su tutto aleggia l'idea dell'addio.
Mi è piaciuto molto lo spettacolo. Mi ha emozionata e mi ha fatto conoscere dei lati dello scrittore che forse non conoscevo, nonostante sia convinta che se egli l'avessi visto non avrebbe capito si stesse parlando proprio di lui.
Mi ha affascinata il teatro, è stato un po' come scoprire un piccolo grande nuovo mondo. E se mi trovo con poche parole da scrivere è solo perché non credo di avere abbastanza attitudini per poterlo fare. Non sono neanche una critica teatrale, parlo solo dei miei sentimenti, poco m'interessano i fatti.
Però volevo rendere qualcun altro partecipe della mia nuova avventura.
Sto percorrendo un cammino che voglio portare avanti. Già inizio a vedere i primi frutti. Li noto su me stessa. Mi trovo a riflettere su cose alla quale prima non volevo trovare un senso.
Magari riuscirò anche in questo campo a trovare quella magia che trovo tra le righe di un libro.
»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni