"Solo un'Idea..." Dall'esperienza di lettura: "Menone e Repubblica" di Platone
"E la scienza che egli possiede,
o la imparò ad un tempo o
la possedette da sempre."
Logos ed Io eravamo amici da parecchio tempo.
Non troppo tempo, a dire la verità.
Però ci eravamo sempre tenuti in stretto contatto e ci vedevamo molto spesso, intrattenendoci di frequente con lunghe conversazioni molto interessanti, per le quali nutrivo un gran rispetto.
C'è da sapere che Logos era l'amico più saggio e avveduto che avessi mai avuto.
Non parlava molto.
No di certo.
Però era sempre pronto ad accorrere in mio aiuto quando ero in difficoltà con qualcuno dei miei studi o con qualcuna delle mie ricerche.
A causa di alcune problematiche sorte riguardo ad un mio esasperato interesse per la filosofia platonica, decisi di chiedere aiuto a lui, che di sicuro conosceva l'argomento meglio di me.
Sicuramente.
Decisi di incontrarmi con lui nella mia vecchia villa di campagna, dove sarei stato al sicuro da qualsiasi cosa mi avesse potuto distrarre.
Ci ero cresciuto in quella casa.
O perlomeno la casa rimpiccioliva al mio crescere.
Una delle due era vera, pensai.
Ma non avevo tempo, aspettavo Logos.
Quando decise di arrivare, e badate bene, decideva sempre lui quando giungere, ci rintanammo in biblioteca, all'ultimo piano.
Era una stanza rotonda.
Ci vivevano libri e polvere, e un vecchio caminetto.
Lo accesi e ci gettai dentro qualche bel pezzo di legno secco. Le fiamme presero a svolazzare allegre danzando attorno ai tronchi.
Prese a piovere, una pioggia fitta.
Le gocce cominciarono a scandire il tempo scendendo precipitose dal nero del cielo.
Precipitavano e si spintonavano nella discesa, gareggiando tra di loro...
Era sera, una sera umida.
Umida fuori.
Io e Logos ci accomodammo accanto al camino, sprofondando nelle poltrone imbrattate di polvere e guardando la bottiglia di scotch che ci faceva l'occhiolino da sopra al tavolo.
La presi, presi due bicchieri, e presi a bere con Logos.
Non era un ottimo bevitore, lui. Non lo era mai stato.
Era buono, pensai.
Finalmente decise di parlarmi e lo scambio di idee cominciò.
"Ti prego", gli dissi. "Parlami ancora del mondo che solo tu conosci, di quella realtà intelligibile della quale mi accennasti l'ultima volta".
Prese un bicchiere, si versò dello scotch, lo guardò scivolare.
Stava riflettendo.
Mi accesi un sigaro. Era un buon inizio, pensai. Era tutto buono, ora.
"La realtà di cui ti parlai è un mondo di verità e perfezione. Non è fatta di materia e tu non puoi ora comprenderla. Sappi solo che esiste e che lì vi dimora una grande molteplicità di Idee, supremi esempi di perfezione, mai corrotte dalla materia sensibile che ci attornia ora" rispose.
"Sono perfette le Idee?", domandai guardandolo negli occhi.
C'era uno specchio dietro di lui, vedevo le sue spalle e la finestra dietro di me.
"Sì. Esse sono perfette, immutabili ed eterne. Non sono semplici pensieri, ma vanno oltre. Sono ciò che il pensiero pensa. Le Idee sono inoltre in sé e per sé. Perfette", disse.
"Qual è dunque la Forma della perfezione?" chiesi. "E quanto sono grandi rispetto ad un uomo?"
Versai altro scotch e lo fissai, come perso nel vuoto.
"Le Idee sono universali, non hanno imitazioni pari a loro e benché l'uomo tenti ripetutamente di imitarle in qualsiasi modo, non ha speranze in questo campo. Esse non hanno Forma, né Colore e né Dimensione, esse non appartengono al mondo sensibile, inutile paragonarle ad un uomo, che mai potrà arrivare ad esse da vivo", disse.
"Se sono così indefinite, allora come possono essere il Modello ispiratore che noi miriamo ogniqualvolta che le pensiamo?", domandai dopo aver gettato nel fuoco un altro tronco nodoso.
"Il paradosso sta nel fatto che tutte le Idee contengono tutte le Forme, tutti i Colori e tutte le Dimensioni e a causa di questo non ne possiedono alcuna unica. Ed inoltre non va certo dimenticato che la causa del perché un artista produce un'opera è il suo fine stesso, la causa finale però è l'Idea stessa, sul modello della quale l'opera viene creata. Il fine dell'opera infatti è essere fatta sul modello dell'Idea di opera, cioè nel migliore dei modi possibile, che è però irraggiungibile nella realtà sensibile, a causa dei limiti di questa", rispose osservando il vecchio camino mentre, dopo anni di digiuno, si affrettava a bruciare quanto più potesse.
Molte forme baluginavano sul soffitto, danzavano sulle pareti e balzavano a terra.
Rimasi in silenzio ad ascoltare il tintinnio noioso ma elegante della pioggia.
La stanza era immersa nel buio, squarciata solamente dai riflessi scarlatti del guizzare delle fiamme.
Cominciava a fare più caldo.
"Questo tavolino è stato costruito da una persona che lo voleva rendere il mobile più bello di tutta la collezione. Egli si è ispirato forse all'Idea di bellezza?", chiesi, scaricando altro scotch nel mio bicchiere.
"Certamente, ma questo tavolino che si predica bello, è solo un'Idea imperfetta di bellezza, è solo un caso particolare rispetto all'Idea in sé", chiarificò lui.
"Quindi una bella persona è solo un caso particolare di Bellezza e una bella opera è solo un altro caso di Bellezza, ma non la Bellezza in sé?", dissi agguantando con le mani calde il bicchiere.
"È così, poiché l'Idea di bellezza è sempre sé stessa ed incarna sempre la sua essenza. La partecipazione di questa Idea di bellezza rende un determinato oggetto sensibile bello", rispose. "Per questo... le nostre Idee sono i nostri modelli, sono la nostra aspirazione. Sono l'archetipo. Il problema è che si scontrano con i limiti della materia della nostra realtà".
"Inutile quindi tentare di ambire alle Idee... che inutile spreco di tempo è fare l'artista!", esclamai.
"Non parlare così. L'idea è il modello originale, l'unico archetipo imitando il quale ogni cosa tende al bene, che è lo scopo di ogni cosa", disse. "Quindi l'artista compie un lavoro attraverso il quale tende al bene. La parola Idea è riconducibile al verbo vedere, se la chiave di lettura è il greco antico. La percezione degli oggetti sensibili risveglia il ricordo delle Idee, le quali permettono di misurare l'inferiorità e la deficienza degli oggetti sensibili rispetto ad esse. Così qualunque oggetto sensibile potrà essere detto bello, ma non potrà mai coincidere con l'Idea della Bellezza nella sua perfezione ed immutabilità. L'Idea di Bellezza è il modello ed il criterio in base al quale noi possiamo denominare belli determinati oggetti. L'idea sta nella realtà intelligibile, dove non c'è materia limitata, dove c'è solo perfezione e calma. L'idea di Idea è l'Idea stessa, è l'essere. L'Ontologia spiega anche questo. Ogni Idea, per essere quell'Idea che è, deve essere diversa da tutte le altre Idee, ossia deve "non essere" tutte le altre. Capisco che avendo studiato bene l'argomento dell'essere mi dirai che l'essere è e non può non essere. Ed io concordo, ma prova a pensare al "non essere" come diversità o alterità e tutto sarà più chiaro".
Lo scotch stava diminuendo.
Era meglio fumare.
Mi accesi un altro sigaro, però diverso dal precedente.
Forte, pensai.
Si adattava benissimo con quello che avevo bevuto.
"Dunque, chi plasma la materia per la realtà sensibile sul modello delle Idee?", domandai.
"È un dubbio che si riflette in te stesso, in quanto sei libero di credere a ciò che meglio consideri, poiché l'uomo possiede il libero arbitrio, concessogli da Dio. La sua scelta di tendere al bene o al male pesa sulle sue spalle soltanto. Esiste un Demiurgo che prendendo a modello il mondo delle Idee plasma la materia sensibile? Può darsi. Ma non è forse Dio questo Demiurgo? Egli è tendente al bene per necessità, in quanto plasma la migliore possibilità per ogni Idea con la materia. Per questo viene detto che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Però egli è superiore alle Idee perfette oppure esiste una sua Idea? E se esistesse, chi lo plasma a modello della sua Idea? E con che materia? C'è chi preferisce credere al principio supremo dell'Uno che agendo sulla Diade dà modo alla totalità delle Idee di scaturire. L'Uno è anche detto principio Limitante che agisce sull'Illimitato e lo De-limita, giungendo al Bene, che è una forma di unità nella molteplicità. È delimitato, quindi ordinato. È perfetto. Ma vi sono molte vie per spiegare ciò che non si comprende. La scelta è solo tua", disse.
Il sigaro era finito.
Era stato un momento intenso. Un lungo momento intenso.
Logos se né andò di colpo, beffardo.
Non mi ha nemmeno salutato, pensai.
La bottiglia di scotch era vuota, rovesciata sul tavolino.
Il caminetto ardeva ancora un poco, soddisfatto.
Faceva caldo, ma si stava bene.
Vedevo male e avevo sonno.
C'era un'atmosfera Ideale, perfetta.
Ma dopotutto siamo ancora immersi nella realtà sensibile.
Quasi perfetta...
"Bisogna che tutto tu apprenda"
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