Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
7ª edizione - (2004)

Sconosciuta a me stessa

Attraversavo un periodo di profonda inquietudine, uno di quelli in cui stai male con te stesso e non ti piaci, senza per altro riuscire a cambiare atteggiamento. Non era la prima volta che mi succedeva e avevo imparato a trovare sollievo nella lettura, nell'abbandono in mondi e realtà diverse. Cercavo dunque nella mia libreria l'amico più giusto per darmi conforto e toglievo ad uno ad uno i libri dalle loro fila sfogliandoli a caso, in attesa che le frasi colte al volo facessero scattare la scintilla di cui avevo bisogno. Stavo proprio guardando uno tra i libri a me più cari quando dalle pagine erano scivolati due fogli scritti a mano, fitti della mia scrittura, ma di cui non ricordavo il contenuto. Cominciai incuriosita a leggerli e, sebbene non avessi dubbi di esserne l'autrice, tuttavia niente di quelle righe mi tornava famigliare. Era uno sfogo dell'anima, un susseguirsi di parole che erano state troppo a lungo chiuse nel profondo di me stessa. Erano poesie e canzoni senza musica dedicate ad un amico che non avevo mai avuto. Ora tornavano ad espandersi, gridando e raccontandomi una persona che non conoscevo e che viveva in me. Quest'anima inascoltata era affascinante, ricca di sfaccettature, forse pazza o forse geniale. Temeva la vita e la fuggiva, ma non c'era nessun posto in cui potersi nascondere. Ad un tratto mi sembrò che quei fogli fossero percorsi da un'unica insistente domanda: perché? Una domanda alla ricerca di certezze impossibili da trovare, l'espressione dell'inquietudine che mi svegliava nel cuore della notte coperta di sudore gelato e senza nessuna apparente ragione. Ma ero davvero io questa persona? Lei aveva provato sentimenti di cui ignoravo l'esistenza, si era innamorata, aveva avuto paura di perdere le persone a cui voleva bene, ma nessuno se n'era mai accorto. Neppure io. Aveva troppe lacrime e troppi sorrisi imprigionati negli occhi e sul viso, non era facile conoscerla, ma ormai il viaggio in me stessa era cominciato e sarei arrivata fino in fondo.
Attraversai un tunnel di silenzio e di delusione, dentro di me non riuscivo a vedere nulla, forse non era mai esistita l'autrice di quelle pagine. Eppure quella scrittura era la mia, non dovevo darmi per vinta, ci avessi messo anni dovevo riportare in vita la mia anima. Allontanai ogni pensiero e mi lasciai cadere in me stessa come in un burrone senza fine. Avevo l'impressione che intorno a me non ci fosse più nulla e cominciavo anche ad avere quasi paura: sarei poi riuscita a tornare indietro? Era troppo tardi per chiederselo, già vedevo il fondo del precipizio. L'atterraggio, però, fu dolce, non sentii dolore, solo un leggero torpore come quando ci si sveglia da un lungo sonno. E quando aprii gli occhi mi trovai davanti un viso famigliare, il mio. Io e i miei sentimenti restammo a fissarci negli occhi e le parole cominciarono a scorrere libere e del tutto simili a quelle che avevo ritrovato. Non so dire quanto tempo passò, potrebbero essere stati pochi secondi come un anno, non aveva importanza. Quello che contava era che quella persona che avevo così affannosamente cercato ora era davanti a me e mi stava parlando di sé. Insieme toccammo tutte le emozioni provate fino ad allora e a mano a mano che ognuna si faceva chiara ai miei occhi diventava leggera e volava fino a risalire il baratro. E con l'ultima risalii anch'io promettendo a me stessa che non avrei mai più permesso che un'altra emozione cadesse così nel profondo.
Mi scossi un attimo spersa. Ero ancora nella mia camera con quei fogli in mano, ma adesso non erano più qualcosa di sconosciuto, erano un pezzetto di me.
Presi il mio libro e li rimisi in mezzo alle pagine. Ora potevo tornare a seppellire quelle parole, ormai in pace, nel profondo della mia mente.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010