Il sentimento della natura in D'Annunzio
Sono la melodia dei suoni, i giochi di dolci allitterazioni ed i tenui accostamenti di parole fugaci ma profonde, che rendono le poesie di D'Annunzio quasi reali e creano la percezione del reale come effetto tangibile, vero. Il lettore riesce facilmente a seguire le orme dell'autore, identificandosi quasi totalmente con ciò che rappresenta per lui un'inesauribile fonte d'ispirazione: la natura.
Una natura con la quale D'Annunzio ha un legame quasi vincolante; egli è, infatti, alla continua ricerca di un contatto mentale e fisico, fino alla completa fusione con essa, come è facile notare ne La pioggia nel pineto, dove il poeta descrive la sua amata Ermione paragonandola, nella sua trasformazione, ad una pianta.
Si tratta, in sostanza, di una natura dinamica, accesa, dove i fiori, i frutti e le foglie respirano ansimanti rompendo l'eterno silenzio come nella poesia O falce di luna calante; e dove, come nella poesia l'Onda, quest'ultima diventa una creatura viva, che gode del suo mistero fugace.
La natura è, quindi, parte integrante dell'autore: entrambi, insieme, si completano, sono un tutt'uno, significante e significato.
Ed è da questo che nasce il panismo dannunziano, che in un certo senso assume la valenza di rendere più facile il dimenticare, per poter dare spazio ad ardenti desideri, come quello dell'autore di potersi trovare insieme ai suoi pastori nel loro lento ma lieto migrare. La natura, inoltre, concilia il sonno come succede al popolo dei vivi, che riesce a cullarsi tra i dolci sogni che il chiarore di quella falce di luna calante infonde nei loro cuori.
Ma la vera essenza di questa poesia è data dalla sua musicalità, da suoni e dai dolci romori che essa produce, riportati dall'autore in tutta la loro efficacia. L'onda, infatti, sciacqua e sciaborda ma allo stesso tempo ride e canta, la pioggia ha suono argentino e la luna, nonostante sia silenziosa, è come se parlasse a chiunque alzi lo sguardo verso di essa.
Viene rivolto, quindi, ai lettori, un incessante richiamo all'ascolto, e al soffermarsi sui melodiosi suoni ed echi della natura, che permettono di farsi trasportare, come succede a D'Annunzio, immerso com'è nella contemplazione di una scena notturna, simbolo di quiete, di calma e di una pace sconfinata che trova radici solo nel linguaggio poetico, ormai tramutato in linguaggio naturale.
Ma la natura è anche selvaggia, spesso indomabile e confusa, come un mare mosso da un vento implacabile che rincalza e accresce l'onda. L'ascolto è, dunque, la chiave d'interpretazione delle poesie di D'Annunzio, volte a suscitare emozioni e sentimenti intensi, intrisi di sensazioni di placida calma ma anche di turbata agitazione. Importanti sono anche i colori che il poeta attribuisce alle creature naturali durante i consueti e continui paragoni con il creato stesso. L'argento per la luna, forse per indicarne la limpida e cristallina luce, che riporta alla mente un luogo di sogni e desideri, il verde per il mare, che è per le greggi ed i pastori simile agli alti pascoli montani, il bianco per l'onda, quando, in quel suo brevissimo nascere e smorzarsi, fiorisce biancheggiando a causa della schiuma.
Quella, quindi, che D'Annunzio ci pone innanzi è la rappresentazione della natura come componente pura e reale della vita dell'uomo, il quale, finisce spesso per fare parte di essa in prima persona.
È, questo, un intreccio solido e vincolante, che garantisce un'assimilazione spirituale e materiale di due realtà strettamente correlate fra loro e così simili nei sentimenti, nelle sensazioni, nelle emozioni.
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