Le Nebbie di Avalon
Non appena la nivea nebbia si dissolve, come quando hai appena dischiuso gli occhi da un incubo atroce, angosciante e agghiacciante e vieni pervaso da una sensazione di sollievo, tranquillità e stupore, allo stesso modo ti appare Avalon, l'isola Sacra dei Druidi, delle Sacerdotesse, degli antichi misteri appartenenti ai popoli delle terre sommerse, alle stirpi della ormai defunta Atlantide, ma anche a quella dei Faerie, che, come l'isola stessa, si trova ovunque e in nessun luogo. Protetta da una magica foschia permeabile solo da chi ne conosce l'incantesimo, la terra di Morgana si presenta così: pura, eterea, cristallina, come è e come è sempre stata. Alte conifere e esili arbusti hanno qui le loro radici, cosparsi da lucciole verdi e blu, oppure dai semplici occhi furtivi e schivi dell'antico popolo, tradizionalmente dipinto da capo a piedi di ceruleo. Ceruleo come è sempre il cielo anche se circondato dalla nebbia, un blu cobalto, intenso, violaceo all'alba e al tramonto, un mare cosparso di lanterne di notte. Quindi ecco apparire l'alto Tor, con le sue colonne del potere disposte in un cerchio perfetto, che spicca sopra tutto, quasi per rendere evidente la sua incommensurabile potenza; la lucente polla dell'acqua sacra, sede del mitico Sacro Graal, col suo colorito carminio, e le costruzioni umane. Eppure considerarle solamente "umane" è un po' poco, è un diminutivo, queste infatti esistono perché l'antico popolo e la dea stessa lo permettono e, ai tempi della loro edificazione, lo hanno approvato. La Casa delle Vergini, quella della Somma Sacerdotessa, le dimore dei Druidi appaiono come industriosi alveari in miniatura se osservati da lontano, tutti concentrati, uniti assieme da spesse mura di pietra grigia, fredda, impassibile, ma al contempo magica, misteriosa e accogliente per chi sa, per chi, come tutti coloro che vivono e hanno accesso ad Avalon, rispetta e conosce gli antichi misteri. Misteri antichi quanto il mondo, radicati in ogni cultura e in ogni popolo seppur sotto aspetti diversi, tanto da sembrare addirittura irriconoscibili se messi a confronto con gli originali puri e privi di maschere. Misteri che riguardano la creazione dell'universo, dell'uomo, del suo compito qui, su questa madre terra, e infine, ma non di minor importanza, misteri sulle divinità.
Che strana parola, mitica, fantasiosa, che si narra ai bambini per infervorare la loro fantasia ma che a noi, adulti, anche ragazzi, non fa più effetto. Noi, gente di metropoli anzi megalopoli, abituati a scontrarci con la fredda e tossica realtà urbana di tutti i giorni, noi, senza più sogni perché considerati da perdenti e da gente che ha la testa fra le nuvole, sì noi, gente del ventunesimo secolo, non abbiamo la più pallida idea di che cosa sia la divinità. E con divinità non mi riferisco al Dio dei cristiani, né all'Allah dei musulmani o a qualsiasi altro dio appartenente alla miriade di culti e religioni che esistono attualmente sulla faccia della terra, perché io mi riferisco, come gli antichi misteri, al solo e unico Dio.
Avalon è sì una terra leggendaria e mitologica, le cui infinite storie ci vengono tramandate addirittura dall'ottocento con la nascita del ciclo clarindo e arturiano, eppure è presente ancora adesso, seppur in minor parte. Dove? Ovunque e in nessun luogo, come sempre. Avalon è il mondo immaginario, il mondo utopico, ormai, che ai nostri giorni può essere assimilato a quello che chiamiamo "mondo dei sogni", protetto dalle flebili soglie della nostra mente o immaginazione che dir si voglia e accessibile solo a un determinato gruppo di persone: una cerchia elitaria, ristretta, peculiare, che, in una società che fin da piccoli ci scoraggia nel perseguire i nostri desideri, che ci impone di star sempre coi piedi per terra altrimenti "non diventerai nessuno nella vita" (quante volte i nostri genitori ci hanno ripetuto queste parole), riesce comunque, ancora, a guardare indietro e ad aggrapparsi a questi ultimi rimasugli di quotidiana mitologia. Questa gente non ha nulla di speciale, perché lo siamo stati tutti, chi più chi meno, chi prima chi dopo. Gente sognatrice come i bambini capace di aprire quel portone che Avalon lascia socchiuso tra tutti i mondi possibili e inimmaginabili, un collegamento fra tutte le culture del mondo. Questi collegamenti sono evidenti, pure a chi non è esperto di mitologie dei popoli antichi. Come non notare la corrispondenza fra Avalon, detta anche Isola delle Mele, e la mitica isola delle Esperidi dell'antica mitologia greca: un'isola alle soglie del mondo, abitata dalle Esperidi, serve di Era, e al cui centro si trova il mitico albero dai pomi d'oro, quegli stessi pomi che Ercole ottenne uccidendo il drago a guardia di questo tesoro. Drago, in latino draco, draconis e significa anche serpente. Serpente, serpente, quale religione ha al suo interno un serpente, un pomo e un albero? Il Cristianesimo. E Eva non è altro che tutte le Esperidi e le sacerdotesse di Avalon messe assieme e, si sa, rese strumento e via del peccato dalla chiesa, non per nulla il diavolo è colui che porta discordia, colui che "parla doppio", dotato della sibilante lingua serpentina. Ma il sincretismo religioso che accomuna tutte le religioni, le leggende e le mitologie di questa terra, che porta a trovare elementi simili fra personaggi presenti ad esempio in Egitto, col disco solare posto come copricapo, e una rappresentazione della stessa fata Morgana come una giovenca argentata presentante al posto delle consuete corna lo stesso disco suddetto, non fa altro che ricordare l'origine comune di tutto, di ogni cosa, di noi. Guerre, eroi, tradimenti ci son sempre stati e sempre ci saranno. Il passato è passato fino a un certo punto perché continua a ripetersi. "Non c'è niente di nuovo sotto al sole" diceva qualcuno, e come aveva ragione. Il passato non è da dimenticare, non è da mettere in cantina, sotterrarlo con vecchi giornali e libri di scuola, o accantonarlo vicino ai bidoni della spazzatura con su scritto "oggetto rotto". Il passato è il nostro maestro. Ma noi, imperterriti, cocciuti, come qualsiasi studente medio che nonostante i ripetuti richiami continua a distrarsi o a chiacchierare col compagno di fianco, non gli diamo retta. Siamo troppo occupati dal fare bombe di carta per lanciarle sul compagno del banco nemico, ad esempio.
PARLA MORGANA: Ai miei tempi sono stata chiamata in molti modi: sorella, amante, sacerdotessa, maga, regina. Ora, in verità, sono una maga e forse verrà un giorno in cui queste cose dovranno essere conosciute. Ma credo che saranno i cristiani a narrare l'ultima storia. Il mondo della Magia si allontana sempre di più dal mondo dove regna il Cristo. Non ho nulla contro di lui, ma solo contro i suoi preti che negano il potere della Grande Dea oppure l'avvolgono nella veste azzurra della Signora di Nazareth e affermano che era vergine. Ma che cosa può sapere una vergine delle sofferenze dell'umanità? E ora che il mondo è cambiato e Artù, mio fratello e amante, che fu re e che sarà re, giace morto (e la gente comune lo dice addormentato) nell'Isola Sacra di Avalon, la storia dev'essere narrata com'era prima che i preti del Cristo Bianco venissero a costellarla di santi e leggende.
Morgana ai suoi tempi parlò. Parlò nel passato e ci fu chi l'ascoltò e chi no.
Ora sarò io a parlare, perché se davvero esiste un Dio, il che mi pare quasi impossibile anche solo concepirlo in quanto atea, o qualsiasi ente supremo, io credo che sia davvero uno e uno solo. Esso esiste ed è unico. Egli è e sarà e verrà sempre chiamato in maniera differente, come gli uomini sono chiamati ora americani, ora cinesi, ora africani. Un unico Dio non per ripicca, ma per unire, saldare, che è quello che la religione (da religo = tenere assieme) dovrebbe fare, o più semplicemente un unico dio per instillare il rispetto reciproco per le diverse manifestazioni che egli assume nelle varie culture e civiltà. Come ai tempi di Morgana e di Avalon l'aria era intrisa e madida dell'odore del contrasto sempre attivo e ardente fra cristianesimo e antiche credenze celtiche, dove queste ultime venivano considerate l'origine di tutti i disastri presenti nel mondo, ora si additano come i principali mali dell'umanità l'integralismo islamico, la wicca, la new-age, il satanismo, convinti, soprattutto per quest'ultimo, che ne esista di un solo tipo e che sia atto unicamente a uccidere la gente così, per gioco, per passare il tempo, fate voi. Ma non è così. Esistono, sempre considerando il satanismo, mille e mille vie, sette, ordini, e non tutte prevedono il sacrificio umano. Gli estremisti sono presenti in ogni religione, bisogna tenere conto di questo innanzi tutto. I media poi non fanno altro che fomentare la già enorme ignoranza che regna fra tutti noi, me compresa sia chiaro, aiutandola a spargersi a macchia d'olio. Brutta cosa l'ignoranza. Morgana e le credenze celtiche alla fine piegarono il capo e si fecero da parte per lasciare campo libero al cristianesimo, questo è quello che si dice oggi. Ma non fu e non è così. Il sincretismo religioso è ovunque e la credenza dell'isola delle mele c'è ancora, continua a vivere seppur latente, quiescente, nascosta, esoterica. Ah! Esoterica, quale parola ho osato pronunciare. L'esoterismo è ormai una scienza, una religione per maghi, truffatori, satanismi e dir si voglia non è vero?
Mi viene da ridere, poiché teoricamente, ai suoi albori, anche le scienze matematiche appartenevano al patrimonio esoterico, proprio perché accessibili da poche persone e quindi costituente un sapere non essoterico. Ma del resto l'uomo ha paura di quello che non conosce, dell'ignoto, e così facendo vengono a maturare tutta una serie di pregiudizi che si basano soprattutto sull'aspetto esteriore delle cose. Una persona che si veste diversamente dal "consueto", che poi sarebbe il "tipico abbigliamento alla moda", tutta di scuro ad esempio, o piena di simboli come la A di anarchia e persino svastiche, viene immediatamente additata come strana, satanista, strega e via dicendo, quando invece dietro la semplice diversità di gusti in fatto di vestiario c'è tutto uno stile di vita, coadiuvato sia da un certo tipo di musica che da altri interessi che variano da persona a persona, che neanche si immaginano e che non provano nemmeno a conoscere! I punk ad esempio, forse non ora, ma ai suoi albori prevedeva simboli di ogni genere e anche antagonisti tutti mischiati assieme per privarli del loro significato. È questo il bello dell'uomo: ha paura dell'ignoto ma non fa nulla per non renderlo più tale.
Ma qui non si parla di quello che penso io a proposito dell'ignoranza e dei pregiudizi della razza umana, il punto è capire che il passato va seguito fino a un certo punto e che se ci son state guerre per motivi religiosi ai tempi o ancor peggio per ragioni territoriali-economici (come per la maggior parte dei casi, sia allora che ai nostri giorni), non si deve ripetere passo passo tutto, come se quello davanti si buttasse nel burrone e noi dietro, da bravi idioti.
Tutto questo per dire cosa?
Per dire che c'è un libro, un semplice libro, non un best seller tipo "Harry Potter" o "Il Signore degli Anelli", o peggio ancora, il più recente "Cento Colpi di Spazzola Prima di Andare a Dormire", forse famoso nel suo filone ma non uno dei migliori, comprato per caso in libreria perché il titolo mi aveva incuriosito (è così che scelgo i libri), che ha fatto in modo che pensassi e capissi tutto questo. E non solo. "'Le nebbie di Avalon", ecco come si intitola. Un titolo che dice tutto e niente, ma che per chi lo ha letto come me vuol dire il mondo. Le nebbie non sono solamente quella densa foschia che ha protetto quest'isola sacra dall'avvento distruttivo dei romani e dal fanatismo cristiano di quei tempi, sono anche le nebbie che dal medioevo si sono estese fino ad ora, nascondendo ai più la verità su tutte le varie mitologie, su quello che veramente è l'esoterismo, ma, più in generale, su quello che di più brutto ha commesso il passato e che noi ora ci ritroviamo davanti, come un disco rotto.
Questo romanzo, anzi, questo stupendo romanzo di Marion Zimmer Bradley, che purtroppo, essendo defunta nel 1999, non avrà più modo di dare alla luce questi suoi figli di straordinaria pienezza mitologica, si può attribuire al filone della narrazione fantastica o più comunemente chiamata fantasy. Racconta, come probabilmente già intuito, la storia, o forse una delle sue mille leggendarie versioni che sono a noi pervenute o, ancora meglio, semplicemente quello che la sua fervida fantasia ha avuto modo di creare partendo da delle fonti raccolte qua e là, di re Artú e dei cavalieri della tavola rotonda, nella Britannia celtica di metà Medioevo. In questo scenario storico-leggendario-folcloristico si svolgono e s'intrecciano le vite di grandi e straordinari personaggi, soprattutto femminili, tra le quali la indiscussa protagonista del racconto, fata Morgana, la leggendaria Morgan Le Fay, sorella e amante di Artú, e la bionda ed eterea Ginevra, infelice consorte del re. Ma è soprattutto il magico regno di Avalon, grazie alla sua importanza semantica e metaforica, a fare da personaggio principale; qui religione e magia si fondono per creare grandi misteri, conosciuti solo dalle sacerdotesse di Avalon e dalla somma sacerdotessa, che andranno ad influire sulle vite di re Artú e dei suoi fedeli seguaci.
Il cardine del romanzo è il conflitto tra la religione cristiana, ai suoi albori, e l'antica religione britannica, quella celtica, che ha il suo "cuore" e il suo simbolo nell'Isola Sacra di Avalon, dove druidi e sacerdotesse venerano la Dea Madre.
Morgana, sorella di Artù per parte di madre, strappata alla famiglia in tenera età, è stata allevata ad Avalon, è una sacerdotessa della Dea e viene prescelta dalla Dama del Lago, la Grande Sacerdotessa Viviana (zia di Artù e della stessa Morgana) per partecipare al rito antichissimo delle Nozze Sacre, in cui il nuovo re si unisce alla terra che giura di proteggere. Separata fin da bambina dal fratellastro, lo riconosce troppo tardi e quando si scopre incinta di lui, sconvolta ma decisa a non essere una docile marionetta nelle mani di Viviana, la quale teme che Artù, in quanto erede al trono, possa trasformare la Britannia in una terra cristiana e perciò vuole che almeno il suo erede sia fedele ad Avalon, fugge. Non può sapere però che quel figlio, non voluto, Mordred, sarà lo strumento della distruzione del padre.
Ginevra rappresenta il Cristianesimo, è sposata ad Artù e gli è devota, ma è innamorata da sempre di Lancillotto e la sua coscienza è lacerata tra il dovere e il vero amore. La sua vicenda ha un finale amaro, se così si può definire, poiché essa sceglie la via della fede al posto dell'amore per il suo Dardo degli Elfi, chiudendosi in convento.
Anche le altre protagoniste sono altrettanto affascinanti e complesse: c'è Viviana, capace di grandi affetti, ma anche di gesti spietati in nome della Dea a cui rimarrà fedele fino alla morte; Igraine, sua sorella, prima data in moglie a un uomo vecchio che non ama e poi al Grande Re, Uther Pendragon, padre di Artù; Morgause, la più giovane delle tre, ambiziosa e crudele, ma ben decisa a usare gli uomini piuttosto che farsi usare da loro; e la sfortunata Nimue, strumento nelle mani di Morgana, che cade vittima del sortilegio d'amore ordito per distruggere Kevin, Messaggero degli Dei divenuto traditore di Avalon.
Il romanzo della Bradley è, innanzi tutto, la straordinaria ricostruzione narrativa del mondo magico di Artù, Merlino, Lancillotto e i cavalieri della Tavola Rotonda, una tradizione che si dirama fino ai nostri giorni, come precedentemente accennato, partendo dal celebre ciclo arturiano e clarindo originario dell'800. Mondo forse irreale, e comunque avvolto da un alone di leggenda che ne fa una della ambientazioni più suggestive che la narrativa, ma anche la poesia, l'opera musicale e il cinema possano scegliere (non si può non pensare a quel magnifico film che è Excalibur, ma anche alle opere di Wagner, utilizzate, tra l'altro, come colonna sonora nel film suddetto). Ma la realtà di Artù e Merlino è in contatto misterioso con una dimensione diversa, segreta e ancor più magica, quella del regno di Avalon. Erede della mitica civiltà di Atlantide, Avalon è la terra della saggezza, dell'immortalità, ed è il luogo in cui si tramano i destini stessi dell'intero genere umano, dal servitore al re più potente; ma solo le donne posseggono la chiave d'accesso alla "Isola delle Mele". La caratteristica più originale e narrativamente predominante del romanzo, nonché la stessa che ha contribuito in misura maggiore a farmi apprezzare il lavoro, va individuata nell'alternarsi del punto di vista tra una serie di figure femminili, dalle più note, come Ginevra e Morgana (le parole di quest'ultima di fatti vengono utilizzate sia come prologo che come epilogo) ad altre come Igraine, Viviana, Morgause, personaggi minori nella saga arturiana e invece approfondite, come tutte le donne del romanzo, con sottigliezza di analisi psicologica dalla Bradley.
Un libro di impostazione "femminista" si potrebbe pensare, dove tutto è in funzione della Lei primordiale, capace di soffrire e di capire tramite questo i dolori dell'umanità, come una madre che dà al mondo suo figlio fra imprecanti urla di dolore e che versa un tributo di sangue ogni mese alla terra su cui nascono, crescono e muoiono i suoi discendenti e i suoi predecessori. Questo potrebbe essere un motivo per il quale alcune persone non riuscirebbero a gustarsi l'opera di per sé, ma si sbagliano. Con questo scritto si può sì affermare che il mondo dei cavalieri, ultimo baluardo del paganesimo prima dell'affermarsi definitivo della mentalità cristiano-medioevale, è osservato con occhi femminili, ma con uno sguardo che esprime di volta in volta acutezza, saggezza, malizia, desiderio, amore, rabbia, vizio e peccato. Ogni singola donna, bambina, ragazza è presentata per come è: le infatuazioni femminili, le preoccupazioni, gli sbagli sono espressi in maniera esplicita come esplicite e senza vergogna erano esse a un tempo di fronte al burbero mondo degli uomini, che comunque le rispettava, ma che da lì a poco, non lo avrebbe fatto più, perché si sa quali fossero le condizioni in cui viveva il gentil sesso in età cristiano-medievale. È vero, pecca forse un poco di mancanza di un punto di vista maschile, ma è uno specchio equo e reale su un mondo ormai dimenticato fra le nebbie della leggenda, dove si faceva riferimento quasi unicamente alla figura femminile, dove la bambina, la donna e la vecchia non erano altro che le tre facce sotto le quali si mostrava, ciclicamente, la figura della Dea. Oltre che romanzo fantasy quindi anche romanzo similstorico, poiché il freddo e acido contrasto fra cristianesimo e paganesimo è presente fin dall'inizio, come testimoniato dal timore che freme in continuazione sia Viviana che Merlino. Contrasto che però non si ferma al semplice scontrarsi delle due parti in lotta, ma va oltre, trovando un fine comune, nonché messaggio universale: c'è un solo Dio. Morgana stessa alla fine del romanzo, scomparsa definitivamente la sua amata Avalon, si rifugia in un monastero dove trova una delle statuette che le sacerdotesse usavano per venerare la Dea, ora messa sull'altare come rappresentazione della Vergine Maria; e nello stesso monastero scova una pianta che fino ad allora cresceva solo ed esclusivamente in Avalon, simbolo di come ci sia una continuità fra le due credenze. C'è quindi un'evoluzione del concetto di religione che va di pari passo col passare delle epoche: all'inizio è quasi pesantemente anticristiano, presentando e descrivendo la società del tempo, in maniera molto dettagliata e realistica aggiungerei, come violentata dall'ingresso fugace e prepotente del cristianesimo, per poi finire in una specie di compromesso fra le due, dove però la parte celtica accetta di scomparire agli occhi di chi non riesce a riconoscerla, come scompare la leggendaria spada Excalibur fra le acque del mitico lago.
Eccolo quindi il mio "libro preferito", per dirlo alla maniera pura e semplice, ma dannatamente adatta dei bambini. Un libro che ha messo le basi per i miei interessi attuali, perché se prima di leggerlo avevo solo una vaga attrazione per mitologia ed esoterismo, ora non ne posso fare a meno.
Un libro che quindi ti porta in un altro mondo, qualsiasi, diverso per ogni singolo uomo vivente e respirante quest'aria acida di ignoranza e idrocarburi, un libro necessario a far respirare la nostra anima, il nostro "bambino interiore", chiamatelo come volete, perché tanto tutti hanno bisogno di una pausa, prima o poi.
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