Un'esperienza di lettura da "Anima Mundi" di S. Tamaro
In principio era il vuoto. Poi il vuoto si è contratto, è diventato più piccolo di una capocchia di spillo, è stata una sua volontà o qualcosa l'ha costretto? Nessuno può saperlo, ciò che è troppo compresso alla fine esplode, con rabbia, con furore...
Ecco l'inizio di Anima Mundi, il libro di Susanna Tamaro, forse il libro più bello di questo genere che io abbia letto. L'autrice ha il dono di farmi entrare nel vivo del libro, quasi come se la storia la stessi vivendo io. Storia, questa, angosciante fin dall'inizio, che mi prende, mi trascina. Quando ho letto questo libro mi sono calata in un mondo tutto mio (come capita spesso quando si legge un bel libro) e ho capito che la storia raccontata dall'autrice è un po' la mia storia, la storia di tutti noi. Quando dobbiamo fare i conti con la vita, con i problemi di tutti i giorni, e le angosce che ci creiamo noi per un qualcosa che forse non esiste, dei tanti problemi che ci poniamo e a cui nessuno saprà mai dare una risposta. Nel secondo capitolo parla in prima persona un adolescente di quattordici anni, in pieno conflitto con i genitori e con se stesso, trattato dal padre come se fosse un essere spregevole. L'adolescente rimpiange di non essere nato ribelle, soffre del fatto che nella sua famiglia non regni amore e quindi cresce male, triste, abbandonato a se stesso. Mi è piaciuto molto il secondo capitolo, perché parla dell'adolescenza e dei suoi mille problemi, periodo che sto vivendo io, non proprio con gioia e serenità. Posso capire che alcuni dei conflitti che abbiamo noi adolescenti sono stupidi, ma ci fanno comunque soffrire. Alcune volte i problemi ce li si porta dietro per tutta la vita senza sapere come liberarcene, forse perché non vogliamo liberarcene. L'adolescenza è un'età delicata, se non ci si aiuta da soli con le proprie forze a superare i conflitti non ne veniamo più fuori. Testimonianza è questo bellissimo romanzo, il ragazzo che parla in prima persona, che piano piano diventa uomo e, nonostante ciò, si trascina dietro quei problemi che, da piccoli quali erano, sono diventati enormi, insormontabili. È un po' come se, invece di guardare avanti, al futuro, si guardasse indietro, nel passato e si rimuginasse sui problemi che ci sono stati e che ci sono ancora adesso, del perché sono nati e perché non li abbiamo più risolti. Il protagonista di questo libro in realtà non ha mai vissuto veramente perché, anche se le stagioni e gli anni passano insieme agli avvenimenti che sono successi, la sua testa è rimasta indietro col tempo e non è stato più capace di godere delle piccole gioie di tutti i giorni, se mai ne abbia goduto. Questa sono io, che alle soglie dei diciotto anni mi sono resa conto di sentirmi inferiore in tutto e per tutto alle persone, rendendomi conto che anche la critica più stupida mi fa paura. È brutto pensare al passato e non al presente, ma io l'unica cosa di buono che mi sto costruendo per il futuro è il lavoro di estetista. Forse è già qualcosa, o forse non è niente ma io spero che in qualche modo riuscirò a risolvere i miei problemi.
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