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10ª edizione - (2007)

Il Re degli Schnorrer

Lo Yiddish è una lingua cantata, una sola melodia dai mille suoni e dai mille colori. Così si esprimevano gli Ebrei ashkenaziti che camminavano per le vie di Londra, senza meta o con una famiglia sulle spalle, composta da un'infinità di bambini e una moglie grassa e brontolona che aspettava sull'uscio di casa pronta a urlare e sgridare il marito per ogni cosa. Tutto questo accadeva agli inizi dell'Ottocento.
Un termine strano e divertente, molto usato in questa simpatica e incantevole lingua, era schnorrer, parola che si potrebbe tradurre banalmente come: pezzente, parassita, morto di fame - che camminava sui tuoi passi per chiederti la carità di una sterlina! Ma costui non era un comunissimo mendicante! Era invece un lavoratore serio, volenteroso e disciplinato, un po' matto e originale, che si differenziava dagli altri uomini sotto ogni aspetto, che si guadagnava da vivere schnorrerando, ovvero chiedendo la carità. Schnorrerare era una professione antica quanto nobile: permetteva ai più fortunati di compiere delle buone azioni e aumentare così i propri meriti facendosi riconoscere come pubblico benefattore, proprietario di un cuore nobile…
Per lo schnorrer chiedere delle monetine o un vecchio paltò usato era un'arte difficilissima e raffinatissima, che solo a pochi riusciva a dovere, con astuzia, malizia e una briciola di arroganza, per sottolineare la loro bravura e audacia nel compiere un così difficile mestiere.
Come in ogni banda c'è un capo, in ogni ciurma un capitano, nella Londra di allora il supremo schnorrer, ovvero il re degli schnorrer era Manasse Bueno Barzillai Azzevedo da Costa. Nome pomposo, vistoso, lungo, adatto al carismatico personaggio Ebreo sefardita, l'Ebreo per "eccellenza", originario d'Oriente e della Spagna, luoghi ricchi ed esotici.
Manasse era un uomo alto, imponente, con una lunga barba nera arruffata sul mento e un turbante avvolto sulla testa che incorniciava una fronte estesa e un volto abbronzato, gli occhi neri, lucidi e accesi da una vitalità che intimoriva chiunque se lo trovasse davanti. Era abilissimo nell'accaparrarsi ogni genere di cosa, nell'arrangiarsi in ogni situazione, con un'innata spavalderia unita a quell'eleganza che lo distingueva dagli altri accattoni.
Il Re era un ottimo oratore, colto, saggio! I suoi discorsi portavano con sé splendore, magnificenza e stupore. Le sue parole scorrevano fluide come il latte ed erano ricche come il miele. I suoi interventi, le sue citazioni bibliche e talmudiche ammaliavano i suoi seguaci - gli apprendisti schnorrer e quelli un po' goffi, incapaci di crearsi un proprio personaggio - che lo seguivano notte e dì, che baciavano la terra da lui calpestata e pregavano l'Onnipotente che fosse loro concessa una briciola dell'intelligenza di quel grand'uomo e la mano della sua bellissima e dolcissima figlia: la rosa di Sharon.
Lo schnorrer era conosciuto tra i ricchi dell'alta società, che lo rispettavano e lo temevano come se fosse un loro pari. Dava spesso ottimi consigli agli sfortunati, sprovvisti di un'immaginazione fervida come la sua, in cambio di un pasto caldo per sé e il suo fedele discepolo Yankelè.
Forse gli schnorrer esistono ancora oggi. Forse il vecchio abbattuto dagli anni, che si veste in modo strambo e stupido ai nostri occhi, che siede sui gradini della metropolitana per chiedere un soldo a uomini troppo impegnati per ascoltarlo, per consolarlo, per apprezzare l'audacia e la sua immaginazione nel vestire e nel suo parlare, forse è proprio lui il Da Costa della nostra generazione, il sovrano del suo piccolo grande mondo, il mondo dei barboni!


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010