Un'esperienza di lettura
Se dovessi scegliere un libro del quale parlare, senza esitazione sceglierei Il Signore degli Anelli di J.J.R. Tolkien: famosissimo capolavoro del suo secolo, uno dei libri più letti al mondo, ritornato ultimamente in auge grazie ai tre lungometraggi che Peter Jackson ha diretto,film basati sull'opera, e vincitori complessivamente di diciassette premi Oscar; ma soprattutto, per me, questo è il libro che ha cambiato la mia vita.
Mi rendo conto di non aver compiuto una scelta particolarmente originale, chissà quanti scriveranno e hanno scritto sull'opera della Terra di Mezzo, forse anche loro si saranno resi conto di essere alcuni fra tanti, probabilmente avranno analizzato, elogiato e celebrato la trilogia assai meglio di come io potrei mai fare. Perché, dunque, persistere in una trattazione così poco innovativa?
Naturalmente perché questo libro ha realmente significato e significa molto per me, mi ha reso la persona che sono, mi ha aperto un mondo ideale; e se anche la mia voce sarà solo una piccola fogliolina nel bosco, sarà per me un onore potermi aggiungere a questa schiera di sognatori.
Come moltissimi, anch'io mi sono avvicinata al Signore degli Anelli in parte grazie ai film, in parte su consiglio di mia madre: è stata lei infatti, la prima a parlarmene, proprio per un articolo che annunciava l'imminente uscita dell'opera cinematografica. All'inizio non ero molto interessata, mi ero un po' impressionata per la voluminosità del tomo e decisamente non m'importava nulla di quel libro.
Ma un giorno andai al supermercato con mia madre e Lo vidi su uno scaffale del reparto libri. Così, per curiosità, lo presi in mano, lo voltai per leggere il sunto (per l'innata avversione verso le trame scritte nei risvolti di copertina, non lessi altro) e sul retro trovai semplicemente scritto: "un Anello per domarli, un Anello per trovarli, un Anello per ghermirli e nel buoi incatenarli". Tutto qui, solo la frase incisa sull'Unico Anello, eppure mi bastò. Questa unica riga catturò il mio interesse, m'intrigò e desiderai scoprire quel libro, sedici parole furono sufficienti per invogliarmi a leggere più di 1200 pagine. Dal quel supermercato uscii con quello che si sarebbe rivelato il più grande tesoro che mai avrei potuto trovare. Era il 29 dicembre 2002.
A partire dai luoghi fino agli abitanti: non esistono terre incantevoli come la Contea, Lorien, Imladris, Gondor e Rohan… diverse tra loro, ma desiderabili tutte.
La gioia che mi procura leggere le amate parole del libro non è descrivibile, come si potrebbe rendere chiaramente la felicità di assistere e ascoltare i discorsi e i canti degli Elfi? L'adrenalina delle battaglie epiche, la soavità dei boschi, l'orrore della Terra Oscura… come spiegarli?
La Terra di Mezzo per me è il luogo perfetto, il locus amoenus in cui vorrei trascorrere i giorni assegnatimi dal fato, il rifugio dalle miserie della realtà che mi circonda. Quante volte avrei preferito affrontare orde di Orchetti al fianco di Legolas e Gandalf piuttosto che scambiare, o meglio subire, battute al vetriolo con meschine persone! Quanto intensamente ho desiderato cavalcare nelle pianure di Rohan con i Rohirrim signori dei cavalli!Viaggiare nella pacifica Contea in compagnia di Hobbit allegri! Passeggiare nei boschi di Lorien disquisendo amorevolmente con gli Elfi delle terre eterne, o di filosofia e scienze a Imladris o di natura al Bosco Atro! Ho desiderato visitare le splendide Caverne Scintillanti o la Montagna Solitaria, abbandonandomi ai ricordi della gloria di Nanosterro! Quanto vorrei ascoltare dagli stessi combattenti il racconto della battaglia al Fosso di Helm! E infine sedere al trono del sovrintendente a Minas Tirith mentre Aragorn e Gandalf mi svelano i segreti della sapienza! Ohimè, quanto triste appare il destino di una vita mortale consumata tra palazzi di cemento e smog, confrontata ad anche un solo giorno nella Terra di Mezzo!
La Terra di Mezzo…all'epoca della distruzione dell'Unico Anello è un mondo in declino, è oramai giunto il tramonto per i boschi, le pianure, le montagne: la magia sta svanendo, gli Elfi abbandonano quelle sponde per dirigersi all'Ovest, le creature antiche svaniscono. Eppure , nonostante questa desolazione, non esiterei un solo istante, avendone la possibilità, di andarci.
Ho appreso ideali e principi, leggendo le vicende dell'Anello, e li ho fatti miei. Con tutta me stessa m'impegno a emulare gli eroi della Compagnia: ogni valore raggiunge la sublimazione, ogni sentimento è puro ed eccellente per loro.
L'amore supera i confini del tempo, così un mortale e un'immortale possono amarsi, come Aragorn ed Arwen. La principessa elfica sceglie infatti una breve vita insieme piuttosto di un'eternità intera da sola; il loro è un amore quasi platonico, affrontato da Tolkien con una delicatezza eccelsa, che per lungo tempo attende il proprio coronamento al compimento del destino del Ramingo (diventare re).
Allo stesso modo anche l'amicizia è intensa, cavalleresca, potente; tutti i personaggi sono uniti da questo sentimento e riescono ad affrontare le propri imprese grazie a esso, persino le antiche inimicizie tra Elfi e Nani si trasformano in uno dei legami più saldi e insoliti che si siano mai viste. In particolare gli Hobbit, uniti tra loro anche da parentela, hanno rapporti propri e differenti: Merry e Pipino sono due buontemponi complici nelle loro furberie, inseparabili in principio, divisi spazialmente nel loro percorso di crescita, eppure sempre sulla stessa "lunghezza d'onda" (se mi si concede la modernità dell'espressione).
Molto diversa, invece, è l'amicizia tra Frodo e Sam che non sono di pari classe sociale ma padrone e "servo": giardiniere. Questi ultimi meriterebbero una lunga riflessione per poter esaminare ogni sfaccettatura del loro rapporto, ma io (per vostra fortuna, forse) mi limiterò a poche righe: Sam in particolare, ha verso Frodo un sentimento di stima, ammirazione e reverenza che diventa affetto sempre più profondo, pur non dimenticando mai la propria posizione. Il piccolo, paffuto e pacifico Hobbit per difendere e aiutare il Portatore dell'Anello è in grado di trasformarsi in un eroe degno del Pelide Achille. Non c'è sacrificio che il giardiniere più stimato di Hobbiville non sia disposto a fare per Frodo, che sia privarsi del cibo e dell'acqua, attraversare terre alle quali non si sarebbe avvicinato per tutto l'oro della Terra di Mezzo o persino portarlo in spalla! Dal canto suo il "padrone" gli è altrettanto affezionato e riconoscente, tanto da rendersi perfettamente conto che non sarebbe stato in grado di fare molta strada senza Sam.
Per dovere di cronaca, devo scrivere che non solo buoni sentimenti animano i protagonisti, anche i Nemici si danno il loro da fare per apparire al peggio e ognuno di loro rappresenta un tipo di malvagità, di corruzione, una sfumatura diversa del Male che prende avvio da motivazioni differenti: in fin dei conti tutti in principio erano buoni, ma l'ambizione, l'inganno, la sete di potere hanno reso Sauron un essere di pura malvagità con desideri di conquista spropositati (per non parlare della sua forma fisica di occhio fiammeggiante), lo stregone Saruman un burattino desideroso di prevaricare gli altri, Vermilinguo uno schiavo rabbioso, Denethor un folle… e Gollum…
Già, Gollum, colui che per centinaia di anni ha tenuto l'Anello, il suo "Tessoro", si può definire veramente cattivo? (In verità anche gli Umani non sono proprio, proprio pessimi…) Gollum è certamente la prova del potere malvagio dell'Anello, che ha corrotto, deviato, ossessionato e legato inscindibilmente a sé un essere che per sua natura non cercava il Male, un poveretto che imbattendosi casualmente nell'oggetto dorato, prendendolo con l'assassinio ha condannato se stesso a una vita miserabile da reietto, a perdere la propria coscienza e volontà.
Tra le innumerevoli qualità che si possono attribuire agli eroi della vicenda, quella che mi affascina di più e che più ammiro è, probabilmente, il coraggio. Nulla, nessuna condizione sfavorevole, nessun mostro, nessun pericolo riesce a farli indietreggiare e fuggire; se anche poche centinaia combattono contro migliaia, i condottieri sono pronti a dare la vita pur di salvare il proprio regno, il proprio popolo, pur di sconfiggere il Male e dare una possibilità di vittoria al Bene (quasi come delle battaglie alle Termopili fantastiche). Ogni razza, compresi animali e alberi si uniscono nella lotta a Sauron, le genti libere delle Terra di Mezzo si battono unite per non soccombere alle orde di schiavi del Negromante, che usa terrore e tradimento per governare.
Come si può di fronte a tanti e tali paladini non desiderare di essere con loro? Di combattere al loro fianco? Quando persino i piccoli Hobbit, abituati ad una vita inattiva di pace si trasformano in combattenti mitici che affrontano gli orrori della guerra con coraggio e determinazione, che dimostrano amicizia e lealtà irraggiungibili, come si può non volerli aiutare?
Ben sapendo i pericoli da affrontare, le avversità, la fame, la sete, l'angoscia e il dolore, se anche Valinor, la terra degli Dei e degli Elfi aldilà del Mare, fosse inaccessibile, se anche mi fosse vietato l'ingresso nella regione più meravigliosa della Terra di Mezzo, nondimeno desidererei essere lì, nonostante tutto, pur di avere l'onore di conoscere questi campioni!
Perché proprio tutti, senza eccezioni, sono straordinari, quali non ne esistono in questa realtà; incarnano la perfezione di tutti gli ideali più nobili, ogni qualità è in loro eccelsa; persino nelle loro debolezze, nei loro errori, dimostrano sempre il proprio valore.
Ebbene, questa è solo una piccola parte di quello che avrei da dire, ma è necessario giungere a una conclusione per non perdersi in vane divagazioni…
Spesse volte ho pensato a come ringrazierei il professor Tolkien se fosse ancora vivo, ma non ho mai trovato parole adeguate, assai più esplicativo sarebbe un inchino.
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