1984 La Guerra è Pace - La Libertà è schiavitù - L'Ignoranza è forza
Era una limpida mattinata d'aprile del 1984, in una Londra sempre più grigia e depressa.
Julia fissava i tre celeberrimi slogan del Partito, stampati in eleganti caratteri sulla bianca facciata della sua casa. E non era tutto. Sulla porta d'ingresso del suo appartamento avevano attaccato un volantino, che mostrava l'immagine di una faccia e due occhi gravemente attenti. Era una di quelle fotografie prese in modo che gli occhi la seguivano mentre si muoveva. IL GRANDE FRATELLO VI GUARDA diceva la scritta appostavi sotto.
Dovevano avercelo messo lì i figli dei vicini, i Parsons. Si divertivano andando in giro a distribuire volantini del Grande Fratello, seguiti dai genitori che li guardavano tutti inorgogliti, bisbigliando ai loro amici: "Il mio ometto… sicuramente diventerà qualcuno un giorno… uno molto importante".
Julia non sopportava i Parsons: i figli facevano un baccano e una confusione tale da impedirle perfino di leggere un buon libro. Strillavano tra loro urlando: "Sei un traditore! Sei uno psicocriminale! Sei una spia eurasiana! Ti fucilo, ti vaporizzo! Sei morto!" e facevano i capricci perché non potevano vedere l'impiccagione del giorno. E poi, la guardavano sempre con un certo sospetto…
Julia si scosse da questi pensieri, e si allontanò, col cuore a mille: avrebbe di sicuro destato sospetti se fosse rimasta a lungo davanti a quegli slogan.
Era terrorizzata dalla possibilità che ci fossero telecamere o microfoni nascosti lungo la strada, così cercò di controllare l'affanno e di ricomporsi, tentando di assumere quell'espressione da Membro Fedele del Partito che sfoggiava specialmente al lavoro.
Si rifugiò in un bar, e ordinò una tazza di caffè della Vittoria. Di caffè vero non ce n'era più ormai, né tanto meno di zucchero. A proposito di zucchero, notò anche sulle bustine quel viso ormai noto e quegli occhi penetranti. Non c'era proprio niente di cui stupirsi: aveva un teleschermo dotato di telecamera incorporata proprio a casa sua, in modo da essere costantemente sotto controllo. Inquietante. No un attimo… inquietante?!
Ma cosa stava pensando? Le aveva dato di volta il cervello? Non c'era assolutamente niente di inquietante in questa faccenda, anzi la riteneva del tutto normale. Si allarmò per quel pensiero istintivo, e ultimamente non era l'unico che attraversava la mente di Julia. Se solo qualcuno lo fosse venuto a sapere, l'avrebbe di sicuro denunciata alla psicopolizia, la polizia del pensiero, e l'avrebbero torturata. L'avrebbero condannata a trent'anni di lavori forzati o, nel caso peggiore l'avrebbero uccisa, anzi abolita. Sarebbe diventata una spersona, come se non fosse mai esistita. Ma questo non sarebbe successo, pensò tentando di rassicurarsi. Lei amava il Grande Fratello, si disse con convinzione, lo amava sul serio. Si sistemò la cintura rossa allacciata alla vita, simbolo di castità, e segno di appartenenza devota alla Lega Antisesso. Ormai tutte le donne ne possedevano una, e chi non l'aveva non sarebbe più rimasto a lungo tra loro…
Forse questa faccenda della Lega Antisesso era un po' esagerata: tutto era permesso, non c'era legge scritta, ma non si poteva pensarla diversamente dal Partito, e non si poteva amare se non per procreare! Non ci si poteva perfino truccare. A Julia tutto questo infastidiva un po' c'era un ragazzo che incontrava sempre al lavoro, Winston le pareva si chiamasse, e si lanciavano spesso degli sguardi incuriositi. Era così carino, ma non osava neppure salutarlo, per timore di insospettire qualcuno. Qualcosa negli occhi di quel ragazzo le faceva capire che lui era diverso da tutti gli altri. Percepiva nel suo sguardo una punta di desiderio di rivoluzione, di amarezza, e sentiva che nel suo cuore c'era quel briciolo di umanità che non lo faceva sembrare una macchina senza cervello agli ordini del Grande Fratello. Purtroppo non avrebbe mai combinato niente con lui, quindi tanto valeva rinunciare subito all'idea in modo da non illudersi troppo…
Finì il suo caffè e si alzò, doveva correre al lavoro e non perdersi i Due minuti dell'odio.
Arrivata in ufficio trovò subito una pila di fogli, libri, e articoli di giornale non in linea con la politica ufficiale da compilare, censurare e falsificare.
Trovò alcuni documenti riguardanti la guerra tra Oceania ed Estasia di sei anni prima, che doveva assolutamente far sparire dalla circolazione. L'Oceania in quel momento era alleata con l'Estasia e in guerra con l'Eurasia, e non era mai stato ammesso che le tre potenze, in qualsiasi tempo, fossero state raggruppate in uno schieramento diverso. Veramente, come Julia ricordava e come era scritto su quei documenti, c'è stato un tempo in cui l'Oceania e l'Estasia erano in guerra.
Ma questa era come una specie di nozione rubata, che lei possedeva perché la sua memoria riusciva a non essere del tutto sotto controllo. Quell'informazione esisteva soltanto nella sua coscienza. Se tutti gli altri accettavano quella menzogna che il Partito imponeva (se tutti i documenti ripetevano la stessa storiella), la menzogna diventava verità e passava alla storia. L'Oceania era in guerra con l'Eurasia: quindi l'Oceania era sempre stata in guerra con l'Eurasia. Il nemico del momento rappresentava sempre il male assoluto, e ne conseguiva che qualsiasi alleanza, passata o futura, con lui diveniva impossibile. "Controllo della realtà" lo chiamavano. Ecco cosa faceva di lavoro Julia.
Sentì l'acuto suono della sirena che annunciava che l'Odio era cominciato.
Si riunì con i suoi colleghi in una sala, fornita di teleschermo gigante. Davanti a sé intravide Winston, e abbassò lo sguardo, imbarazzata.
Il viso di Emmanuel Goldstein, il Nemico del Popolo, era apparso sullo schermo, e immediatamente incontrollabili manifestazioni di rabbia ruppero fuor da una metà della sala.
Goldstein era stato arrestato, ma era riuscito misteriosamente a evadere, e nessuno sapeva dove si trovasse. C'è chi diceva che fosse addirittura in Oceania.
Egli era a capo di un vasto esercito fantasma, il cui scopo era rovesciare lo Stato. Si credeva che si chiamasse La Fratellanza. Si mormorava anche di un certo terribile libro che raccoglieva tutte quelle eresie, del quale Goldstein stesso era l'autore, e che circolava clandestinamente qua e là. La gente vi alludeva, se osava farlo, semplicemente come a il libro.
Ma di cosa blaterava quel traditore? Offendeva il Grande Fratello, denunciava la dittatura del Partito, voleva la pace con l'Eurasia, chiedeva libertà di parola, libertà di stampa, libertà di riunione, libertà di pensiero, e strillava, quasi in un accesso d'isterismo.
Durante il suo secondo minuto, l'Odio arrivò al delirio: la gente si alzava e si rimetteva a sedere con gran furore, e urlava quanto più poteva nello sforzo di coprire quella voce da traditore che proveniva dal teleschermo; una donna d'un tratto afferrò un dizionario e lo scaraventò su di esso. Julia si accorse che anche lei stava strillando come tutti gli altri, e stava battendo furiosamente i piedi per terra: non si poteva trovar modo di non unirsi al coro delle imprecazioni.
In quel momento, però, l'odio di Julia non era affatto diretto verso Goldstein, bensì andava alimentandosi contro il Grande Fratello, il Partito e la Psicopolizia; e in quei momenti il suo cuore si sentiva solidale con quell'eretico deriso e solitario sullo schermo, unico custode di verità e di senno in un mondo di bugie.
L'Odio arrivò al suo apice, e la voce di Goldstein era divenuta un vero e proprio belato di pecora. Goldstein scomparve, e al suo posto apparvero i tre noti slogan del Partito a lettere cubitali e il viso del Grande Fratello.
Tutti tornarono al proprio lavoro, ancora furenti, mentre Julia rimase nella sala, un po' pensierosa. Lontani ricordi affiorarono nella sua mente, e le parve di sentire un profumino delizioso di cioccolato. Cioccolato! Era la sua mamma, che ogni sera gliene porgeva un pezzettino, sorridendole e raccomandandole: "Non trangugiarlo!". E mentre Julia si gustava il suo cioccolato, guardava fuori, le soffici nuvole e la serata tranquilla. Era proprio una bambina felice e serena: a scuola imparava a leggere e a scrivere, giocava con i suoi amici, e la sua famiglia era sempre presente e rassicurante.
Adesso Julia guardava tristemente fuori, e vedeva solo un cielo grigio e desolato. L'odore di cioccolato fu sostituito bruscamente da quello di carta e fumo. Be', ormai di cioccolato non ne mangiava più praticamente da vent'anni. Fu invasa da un sentimento di nostalgia molto intenso e profondo. Dov'era il cioccolato? L'Oceania era mai stata in guerra con l'Estasia? Dov'era l'amore? Dov'erano l'onestà e la verità? Dov'era l'umanità?
Julia si alzò e tornò nel suo ufficio. Era talmente in preda allo sconforto che stava tremando.
"Se continuo così" pensò "mi fucileranno… mi fucileranno… e non me ne importa niente."
Afferrò dei fogli qualsiasi e iniziò a scrivere furiosamente, incurante della pericolosità di quel gesto. La sua penna aveva tracciato in grandi, chiare e maiuscole: "ABBASSO IL GRANDE FRATELLO ABBASSO IL GRANDE FRATELLO ABBASSO IL GRANDE FRATELLO…" e ancora e ancora, fino a riempire la pagina intera.
Continuava a scrivere sentendo sempre una fitta di panico, non ne poteva fare a meno. Ma tanto la Psicopolizia l'avrebbe presa comunque prima o poi, era inevitabile, le persone come lei non duravano a lungo. Il minimo gesto e per lei sarebbe stata la fine.
"ABBASSO IL GRANDE FRATELLO ABBASSO IL GRANDE FRATELLO…"
Sentì il rumore della maniglia della porta che si abbassava. Qualcuno stava per entrare. Julia cessò immediatamente di scrivere, in preda al terrore e ben consapevole che quelle scritte erano visibili anche da lontano. Era la sua fine…
La porta si aprì: era Winston. Julia girò il foglio in fretta e furia, cercando di apparire tranquilla, con il cuore che le esplodeva nel petto.
Winston le lanciò uno sguardo complice e le disse: "Le devo consegnare alcune carte che deve compilare…". "Oh… ehm... sì, certo, grazie!" Nonostante il suo debole per lui, era ansiosa di vederlo varcare l'uscita. Finalmente se ne andò, e Julia sfogliò le carte, con il cuore che rallentava i battiti. Trovò un foglio, e vide qualcosa di incredibile, di straordinario! Sbarrò gli occhi, era esterrefatta, non poteva essere vero, non poteva! Era frutto della sua immaginazione!
Su un'intera pagina bianca lesse: "ABBASSO IL GRANDE FRATELLO, ABBASSO IL GRANDE FRATELLO! Sono pronto a rischiare con te, anche solo per un pezzo di cioccolato. Winston".
»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni