Le scarpe nuove omaggio a tutte le opere di Pirandello
Tragedia, atto unico
SCENA PRIMA
Una stanza molto grande, fredda e povera di mobilia. Ricorda l'atrio di un castello. Al centro della scena un uomo vecchio, Matteo, spazza il pavimento, canticchiando sommessamente una marcia funebre. Il rumore della pioggia incessante accompagna il motivetto macabro, quando all'ingresso qualcuno bussa.
MATTEO (voce stizzita): Chi siete?
LUIGI: Un viandante, signore.
MATTEO: Via, via, non compro nulla!
LUIGI: Chiedo solo ospitalità per una notte. Piove.
MATTEO: La pioggia non ha mai ucciso nessuno. Qual è il vostro nome?
LUIGI: Mi chiamano Luigi, vado in cerca di risposte.
MATTEO: Sia, vi concedo una sola notte. Se cercate risposte, qui ne troverete più d'una. Per accomodarvi, seguite la musica. (esce)
Luigi è solo sulla scena.
LUIGI: Davvero bizzarro. Chissà di quale musica par… (si interrompe) ora la sento, proviene da quella stanza…
SCENA SECONDA
Un piccolo soggiorno, un pianoforte e un uomo che suona. Sulla destra, una donna piange tessendo una tela colorata su un piccolo sofà.
LUIGI (avvicinandosi alla donna): Perché piangete? Le lacrime rovinano il vostro viso e bagnano la vostra tela…
ROSSELLA: Le mie sono lacrime d'amore… un amore non corrisposto, che ottiene solo pene e malinconiche melodie come risposta. Viandante, cosa cerchi in questo luogo dimenticato da Dio e maledetto da Satana?
LUIGI: Cerco (esita), cerco un'identità. Troppo tempo ho vissuto da persona vuota, senza una meta. Vedete, i ricordi sono come un paio di guanti logori e vecchi, ma la meta è come una valigia piena di progetti. E se si perde questa valigia, si può solo andarla a cercare! (Prende le mani di Rossella.) Ditemi, è per questo pianista che piangete? È lui che vi dà così tanta pena?
ROSSELLA (singhiozza un paio di volte e risponde): Pare così ovvio, ma ovvio non è. L'uomo che voi vedete è il mio assillo, il mio cruccio, la causa di tutti i miei mali. Sì, è lui l'uomo che amo, e l'amore che io gli dono viene riversato sulla sua musica. E io, Rossella, continuo ad amarlo sempre di più.
(Il pianista interrompe la melodia, ne inizia una nuova: Per Elisa di Beethoven.)
ROSSELLA: Sentite?
LUIGI: Comprendo le vostre sofferenze, ma è difficile ottenere amore da un musicista. No, non piangete!
(Rossella lascia il telaio e corre via. Il pianista continua, imperterrito. Entra in scena un uomo molto magro, vestito d'altri tempi.)
GUGLIELMO: Ah, l'Amore irride solo colui che non fu mai ferito dai suoi dardi!
LUIGI: Buona sera, signor poeta. L'amore fa soffrire anche voi?
GUGLIELMO: Tutt'altro, forestiero. Esso mi dà la forza per vivere. Ma alle volte è così crudele… d'altronde, come si può pretendere di sorreggere una candela sotto la fredda pioggia di novembre, sperando che non si spenga?
LUIGI: Scusate, non capisco.
GUGLIELMO (sospira): Mi chiedo cosa ne sarà del buco una volta finito il formaggio… contempliamo perfino i cavalli in questo mattino di neve.
LUIGI: Ma… è sera, e sta piovendo! E cosa c'entrano i cavalli col formaggio? Non capisco, non capisco proprio.
GUGLIELMO: E cosa c'è da capire? La vita è fatta a scale, c'è che chi sale e c'è chi scivola.
(Mormorando qualcosa, si allontana, esce. Luigi è solo con il pianista che pare indifferente a ciò che accade intorno a lui.)
LUIGI: Bontà divina, ma dove sono capitato? Una donna innamorata dell'idea dell'amore e un poeta che non costruisce una frase senza citare qualcuno… che soggetti! Loro hanno trovato una propria identità, bisogna che mi trovi anche io un carattere che mi si addica. (Pausa.) Ma guarda un po' questo pianista, non ha smesso di suonare da quando sono arrivato. (Si avvicina.) Ehi, voi, come vi chiamate?
(Nessuna risposta.)
LUIGI (più forte) : Come vi chiamate? Si rassegna.) Perfino un pianista che non mi dà retta. Voglio essere qualcuno, ma sono stanco. Potrei… potrei innamorarmi di Rossella. È così dolce!
(Entra Rossella, un'espressione mite, quasi rassegnata.)
LUIGI: Oh, Rossella, proprio voi! Perché quel viso amaro? Arrossate le guance e fate splendere i vostri occhi… io vi amo!
ROSSELLA: Quanto tempo ho dovuto aspettare, mio amato. Caro Ashley, finalmente il mio sogno sarà coronato!
(Ridacchia, prende a saltare di gioia.)
LUIGI: Ashley? Rossella, io vi amo! Il mio nome non…
ROSSELLA (lo interrompe): Sapevo che il destino avrebbe serbato per me il finale migliore… mio caro Paolo, perché mi chiami Rossella… pensi forse a un'altra ragazza? (Ridacchia.) Sciocco, il mio nome è Francesca!
LUIGI: No, no, voi siete Rossella e io sono Luigi, perché vi ostinate a cambiare il mio nome?
ROSSELLA: Oh, buon Renzo, il freddo ti dà alla testa… ma la tua Lucia ti starà a fianco e ti riscalderà col suo amore!
LUIGI (ad alta voce): Basta, basta! Non ne posso più. Sono in un manicomio, voglio andare via!
Esce
SCENA TERZA
L'atrio. Luigi è solo in scena.
LUIGI: Perché? Perché? Dovrei forse fingere anche io? Citare qualche frase di Shakespeare e venerare l'amore come quel poeta da strapazzo? Dio, dammi una risposta!
(Si inginocchia, stanco e amareggiato.) Chi sono? Cosa cerco? I miei occhi non riescono neanche a versare lacrime, riuscissi solo a piangere, ma non ne sono capace!
(La musica del pian forte si interrompe. Appare il Pianista.)
PIANISTA: Luigi, fino a non molto tempo fa ero nella tua stessa situazione. Guardami. La mia risposta era tra i tasti di un pianoforte e ora è mia, nelle mie dita, nelle melodie senza tempo che viaggiano nell'etere. Io le catturo e diventano mie.
LUIGI: Sì, ma io cosa posso fare? Non so mica suonare! Potevo solo innamorami di Rossella, ma anche lei è finta, si è costruita un'idea su cui vivere e… piangere. E io neanche ci riesco! Non ho passione per niente!
PIANISTA: Non hai passione per niente, amavi una donna che amava l'amore e la tua vita è vuota perché non sai chi sei.
(Il pianista tace, sorride e se ne va. Luigi piange sommessamente.)
LUIGI: Sono… lacrime! Sto piangendo! Sorride e piange.) Sto piangendo. Non ho amore, non ho passione, non ho una donna. Ho le mie lacrime.
(Luigi alza il capo e si guarda intorno, per terra un coltello.)
LUIGI: Con questo coltello brindo alla crudeltà della vita, che non mi ha donato scopi, e come Giulietta ha visto morire il suo amato, io vedo morire la mia vita.
(Luigi si trafigge e si accascia. Sipario.)
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