Un'esperienza di lettura da "In ogni caso nessun rimorso" di Pino Cacucci
Innanzitutto, dovrei definire il genere di questo romanzo. Potrei dire che è storico, perché riprende una realtà storica ben precisa, ma non sarebbe sufficiente dal momento che Cacucci, a mio avviso, usa più la fantasia di romanziere che gli archivi storici. In ogni caso nessun rimorso è quindi il risultato di una finissima tessitura tra pochissimi elementi storici di struttura e tantissimi fittizi.
Per esempio, nella ricostruzione dei personaggi, realmente esistiti, l'autore non ha avuto a disposizione nessun elemento per delineare i loro caratteri e le loro debolezze, che andavano inserite nel complesso contesto dei movimenti anarchici dell'inizio Novecento. Così, crea delle identità, storiche solo per nome e per contesto; direi delle identità "romantiche", cioè dei personaggi poco complessi che sono portatori però di grandi sentimenti, passioni e debolezze. E si immedesimano a tal punto in esse, che presto perdono la loro identità di persone psichicamente sfaccettate, diventando solo sentimenti, passioni e debolezze: e quando il lettore legge sul foglio Jules Bonnot, Platano, Victor Serge, non pensa a un personaggio interiormente composito, ma subito a un suo gesto inconfondibile o, meglio, ai sentimenti trascinanti che lo muovono.
Ogni personaggio è unilaterale, non si può confondere con nessun altro, perché è così ben caratterizzato che, se da una parte non avviene crescita in lui, dall'altra colpisce il lettore con la sua forza espressiva, con i colori che tingono il suo carattere. Jules Bonnot il lettore se lo rappresenta come un eroe malinconico mosso da un odio lancinante verso una società ingiusta che lo ha privato dell'unica cosa per cui valeva la pena di vivere, l'amore.
Questo sguardo torvo, ma in fondo sensibile alla giustizia; questo carattere sfuggente, ma che alla fine si dimostra attaccato e accecato dalla bellezza di qualcosa che lo risolleva a sprazzi, che sia l'amore per Judith o l'amicizia con Platano; sono queste le macchie di colore che rimangono impresse nel lettore. Riflessi malati di una società malata e basata sullo sfruttamento del più debole, questi sentimenti, questi modi di essere sono il filo conduttore che porta a termine la tragica storia e che collega i personaggi.
Oserei dire che dopo averlo letto si prova un senso di sublime, inteso come qualcosa che piace e intimidisce allo stesso tempo, ma che ti fa restare immobile e scosso, incapace di distogliere l'attenzione e il pensiero da ciò che hai appena letto. Un sapore dolce-amaro, una ferita per l'inevitabile conclusione, un piacere selvaggio e disperato per il coraggio dimostrato da lui e i suoi compagni poco prima di essere uccisi, e infine un lontano senso di dolcezza e malinconia, per sempre persi, ma che avevano covato per tutto il romanzo anche nel cuore dei personaggi.
Persino se si scava nelle affermazioni, nelle risate isteriche, o negli attacchi d'ira dell'imprevedibile Platano, il migliore amico, di più, il miglior complice di Bonnot, si può scorgere la malinconia: mischiata con la nostalgia per qualcosa che non avverrà mai, è il tema portante di tutto il libro, anche se viene smentita, solo apparentemente, dal titolo: In ogni caso nessun rimorso. Certo, quando Bonnot si trova da solo contro la gendarmeria, non ha rimorsi, ormai sa che morirà; anche quando Raymond, Elie e Andrè sono davanti al boia non ne hanno. Ma prima, quando Jules deve lasciare Judith ha nostalgia di ciò che non potrà mai avere, la libertà, o la felicità che l'aveva sfiorato, fuggendo poi via, o una vita più umana e giusta. I movimenti, i lamenti, gli slanci dell'anima di ogni personaggio galleggiano nel contesto storico di inizio Novecento, quando il pensiero anarchico veniva vissuto con rapine e azioni armate e quando l'ingiustizia sociale era il motore dello sviluppo.
Ma non bisogna pensare che questa storia, scritta in modo semplice e lineare, parli di cose a noi sconosciute: parla di uomini, uomini che sacrificano tutto per qualcosa, e Cacucci, per il solo fatto di aver portato alla luce la vicenda realmente esistita della banda Bonnot, parla anche di una loro poetica mitizzazione, di un encomio delle loro passioni, dei loro moti romantici, più che delle loro azioni.
E la domanda che un lettore sensibile si pone è: quanto della nostalgia e della forza disperata di Bonnot, quanto dell'inguaribile simpatica follia di Platano, quanto infine dell'intelligenza e della furbizia di Serge c'è in me?
La forza trascinante del romanzo sta qui: nel dipingere con poesia e immediatezza sentimenti universali che ogni lettore è consapevole di avere dentro di sé.
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