Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
10ª edizione - (2007)

Un tuffo nel passato...

Sono seduto con mia moglie davanti alla stufa... lei sta ricamando, io, invece, leggo. È I Promessi Sposi di Manzoni. Non riesco a concentrarmi: leggo la stessa pagina da cinque minuti... I bambini giocano in soffitta e corrono sulle assi di legno scricchiolanti.
All'improvviso piombano davanti a me. Rido. Il piccolo, di dieci anni, indossa i miei stivaloni da giardinaggio. "Sapete cosa mi ricordano questi stivali?!?" "Cosa, nonno Pino, cosa?", domanda il più grande. "Davvero non vi ho mai raccontato quella storia? Be, in questo caso, sedetevi qui... E preparatevi a viaggiare nel tempo...
"Tanti anni fa, molto prima che voi nasceste, qui al paese viveva un ricco signore inglese. Il suo nome era Jho. Era un prestigioso imprenditore: sapeva sempre come convincerti a comprare la sua merce. La graziosa villetta in cui viveva era stata scartata dai suoi acquirenti, così decise di venirci ad abitare. Fece presto amicizia con gli abitanti del paese, solo non poteva soffrire quel capannello di comari bisbetiche, invidiose della sua popolarità.
Ben presto Jho si innamorò perdutamente di una squattrinata fanciulla del posto, di nome Antonietta. I novelli sposi sentirono presto l'esigenza di curare il loro bel giardino, così mi assunsero come giardiniere. Purtroppo, però le cose tra noi non andarono sempre per il meglio. Dopo pochi mesi, infatti, fui licenziato a causa di un diverbio riguardante il mio salario.
"E fu qui che tutto ebbe inizio...
"Solo pochi giorni più tardi, Luana, la cameriera, nell'entrare in casa la mattina presto, trovò il corpo di Jho privo di vita steso sul pavimento della cucina. Accanto al cadavere c'era un bottone blu, evidentemente appartenuto all'assassino. Subito la notizia attraversò il paese, fino a raggiungere Toni, che si mise a capo delle indagini. Egli era l'investigatore privato della città vicina. Si affiancò prontamente a lui Salvatore, scrittore di gialli per nulla affermato e marito della cameriera di Jho.

"I primi sospetti caddero, ovviamente, su Antonietta, che ne avrebbe ricavato una sostanziosa eredità. A quel punto Toni decise di interrogare tutti gli abitanti del nostro paesello, per saperne di più su questa vicenda.
"Inizialmente, la situazione della giovane vedova sembrò compromessa, finchè non toccò a me deporre. Durante il colloquio mi tornò alla mente un'accesa discussione tra i coniugi che avevo avuto occasione di ascoltare, così la raccontai a Toni. Subito i suoi occhi si illuminarono e mi domandò come sapessi della lite. Mi resi conto solo in quel momento di essermi tradito, entrando così a far parte degli indagati. Alla fine degli interrogatori, i sospettati risultarono, però tre: Antonietta, la cameriera e io. Sapevo di non essere io il colpevole, così andavo cercando un modo per sviare i sospetti da me. Lo trovai quando fu rinvenuto il testamento di Jho: oltre all'enorme eredità destinata alla moglie, vi era anche una piccola parte per Luana, siccome lavorava da tempo nella casa del ricco imprenditore. Il testamento di Jho si trovava, però, nel suo studio, dove solo la cameriera entrava abitualmente per spolverare.
"Fui decisamente sollevato da questa notizia e sottolineai il fatto che Luana fosse probabilmente a conoscenza della volontà di Jho. Da quel momento la mia mente fu libera da preoccupazioni e potei così condurre per conto mio una piccola indagine, che mi portò a una soluzione complessa del caso.
"Prima di tutto osservai attentamente gli atteggiamenti dei miei compaesani e notai, nella maggior parte di essi, una certa tensione. Qualcuno, in particolare, mostrava evidenti segni di preoccupazione. Tra questi l'assassino più plausibile era Biagio, il macellaio del paese. Dico più plausibile a causa dei suoi precedenti penali legati alla mafia.
"Quella sera andai a dormire con la mente piena di domande cui tentavo di dare una risposta. Mentre dormivo sognai qualcosa che mi aiutò a risolvere il caso: una giacca da uomo blu cui mancava un bottone.
Il mattino dopo, mentre portavo la spazzatura alla discarica, notai un particolare molto curioso: nell'immondizia appena buttata da Luana c'era una giacca blu. Appena lei si allontanò, mi avvicinai e potei constatare la mancanza di un bottone, proprio uguale a quello trovato accanto al corpo di Jho.

"Questo chiarì tutti i miei dubbi. Presi la giacca e andai da Toni, raccontandogli ciò che avevo visto.
"Purtroppo, il caso volle che in quel momento Salvatore si trovasse nella stanza accanto alla nostra. Quando il giovane scrittore sentì il mio dialogo con Toni, cominciò a correre più veloce che poteva attraverso i campi di grano. Toni e io, trovandoci davanti alla finestra, lo vedemmo fuggire e partimmo all'inseguimento. Corremmo e corremmo per svariati minuti, ma infine riuscimmo a catturare il fuggitivo, che era poco allenato nella corsa. Il nostro ritorno in paese fu tutt'altro che trionfale: avevamo il fiato grosso ed eravamo tutti sporchi di terra. Gli abitanti del villaggio ci accolsero felicemente, aiutandoci a trattenere Salvatore, che era poco propenso a lasciarsi catturare.
"Quando Toni e io fummo di nuovo in grado di respirare, salimmo i pochi gradini del Municipio ed esponemmo le nostre scoperte. Raccontammo di come Salvatore si era subito reso disponibile a cercare l'assassino, sviando così i sospetti da sé, di come avevo trovato la sua giacca alla discarica e, infine, dell'estenuante inseguimento appena concluso. La povera Luana svenne quasi all'istante: non poteva sopportare la vista del marito catturato.
"Quando a Salvatore fu chiesto di confessare il suo movente, egli raccontò di essere stato informato dalla moglie della piccola parte di eredità a lei destinata e di aver deciso di appropiarsene immediatamente, per ripagare alcuni debiti personali. Aggiunse infine il suo desiderio di scrivere un racconto giallo di successo ineguagliabile: voleva usare l'omicidio di Jho come spunto per il suo libro."
"Che bella storia, nonno Pino!" esclamano i miei nipotini. "A tavola, bambini, è pronta la cena!" urla mia moglie dalla cucina. I bambini corrono nella stanza accanto e occupano le sedie impazienti di mangiare. Io mi alzo un po' indolenzito dal comodo divano. Mi avvicino alla finestra e guardo i campi di grano: proprio uguali a quelli della mia storia. I miei pensieri si perdono tra le spighe e io rivivo ogni momento della mia vita come fosse appena accaduto.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010