Ritorno dall'India - A coloro che nella lettura, trovano i propri giusti spazi
Mi sono accorta che leggendo questo romanzo non era la mente la parte cosciente in me, bensì il cuore e più di ogni altra cosa, l'anima... si è staccata dal corpo per incastonarsi nelle trame del racconto; all'unisono con lo scrittore descriveva paesaggi e sensazioni, vagava per Calcutta, i gath e Benares, in quei luoghi dove la storia prende il via e si colora delle tonalità più accese.
Come accade solitamente leggendo un libro, così il mio spirito si è lasciato trascinare; è nato in me un amore indiano che per tutta la lettura mi ha avvinghiato a sé, mi ha catapultata in un Paese che innalza la morte ai livelli della stessa vita, dove l'aria che si respira trasuda povertà, miseria, dove si trascorre la propria esistenza alla ricerca della liberazione dell'anima, che solo l'ardere del fuoco raggiunge, dove tutto ruota attorno a quell'arteria che pulsa incessantemente e che è il fiume Gange, che dona e si nutre di vita. È inoltre la storia di un uomo che cresce nell'arco del racconto, che vive incertezze e timori che s'infondono nell'animo di colui che legge e, in sostanza, che si sono fusi in me e che, come per il protagonista, mi hanno spronata a ragionare e a riflettere sul corso beffardo e insensibile della vita.
Mi è parso di esser stata travolta da un'impercettibile fluido sprigionato dal romanzo e, se pur sopraffatta da mille sensazioni, parole e profumi, ho sentito i miei sensi sdoppiarsi, triplicarsi, moltiplicarsi nel desiderio di cogliere pienamente ogni vibrazione.
Ritorno dall'India è un libro che mi ha avvicinata ad una cultura ancora molto lontana dalla mia, un libro che mi ha stimolata a conoscere una filosofia di vita che vorrei fosse più vicina alla mia.
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