Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
9ª edizione - (2006)

In una scatola di latta
di Anna Pedroni
Menzione d'onore

Sono anni che non faccio più questa stradina ma non è cambiato niente, ricordo che quando il nonno mi ci portava in bici, d'agosto, si sentiva un rumore fortissimo di cicale e c'era un intenso profumo di camomilla che ti investiva a tratti quando le curve penetravano di più nei campi di grano, ma ora in auto si sente solo il motore. I nonni non ci sono più da quest'inverno ma casa loro è rimasta com'era, credo.
Siamo arrivati, bisogna portar via tutto, la casa va risistemata e poi si vedrà cosa farne.
- Tieni le cose utili e metti il resto là che poi si va in discarica! -
Mio padre mette la chiave nella toppa ma fatica ad aprire, già, non ha mai funzionato bene, ora ricordo. Passando dall'esterno all'interno per un attimo vedo tutto buio ma poi inizio a distinguere i profili delle cose, quest'odore, era tanto che non lo sentivo, c'è solo qui, profuma di nonni. Mio padre inizia a caricare le sedie della cucina su un furgone, -Tanto sono tutte rovinate! -.
Io salgo al piano di sopra, mi sono sempre chiesta cosa tenesse la nonna in quel grande armadio di legno nella stanza che è vuota da quando l'ultimo zio si è sposato. Levo un po' di polvere, apro un'anta, che rumore, e che odore di canfora, ci sono vecchi abiti che non avevo mai visto, sono i vestiti "buoni", quelli da cerimonia, gli stessi delle foto incorniciate sul comò. Passo alla seconda anta, un giradischi, me lo ricordo, il nonno ci sentiva sempre le sue canzoni, quelle con la fisarmonica, uno scatolone con i dischi e sotto un'altra scatola, chiusa, di latta, non è grande ma è piuttosto pesante, la apro e ci trovo delle strane carte, forse vecchi documenti.
Provo a sfogliarli, c'è il congedo militare del nonno e una vecchia foto di lui in divisa, ricordo teneva molto a raccontare di quando era aviere, quasi non lo riconosco così giovane e con quella faccia seria, lui scherzava sempre con me. Ci sono lunghe lettere con strane firme e un foglio di giornale, giallissimo, spiegazzato, nell'aprirlo quasi lo rompo, è del 1945 annuncia la fine della guerra, ci sono delle altre foto, il ritratto del nonno e della nonna insieme, come era bella la nonna, sembra uno di quei ritratti che si vedono nei film dell'ottocento, quelli in bianco e nero, con i bordi sfuocati e a zig zag, le foto del papà e degli zii da bambini sono eccezionali, sembrano i protagonisti de "Il libro cuore" con i grembiuli neri e i grossi fiocchi inamidati. In fine sul fondo della scatola ci sono due volumi rilegati "La fonte della divina commedia" di Paolo Amaducci apro la prima pagina e un inquietante scricchiolio mi ricorda di fare attenzione, sono entrambi autografati, già ma non conosco l'autore, sotto c'e la data di stampa, sono del 1911, ma allora di chi sono? I nonni non erano tanto vecchi, dal secondo volume cade una foto, è più rovinata delle altre, c'è una grossa macchia e manca un angolo, ritrae un'intera famiglia, di sei persone ma non ho idea di chi siano, hanno vestiti eleganti, molto rispetto alle foto di prima, e di taglio più antico, forse ottocentesco o, al massimo, dei primi del novecento.
Scendo da papà ma neanche lui sa dirmi chi sono, chiedo agli zii ma l'unico abbozzo di risposta che ottengo è un - Non so, potrebbero essere i padroni del podere in cui lavorava il nonno da ragazzo - .
Non penso, sembrano appartenere a un periodo ancora precedente e poi i nonni non hanno studiato, cosa ci facevano quei volumi nella scatola di latta insieme alle altre cose, nessuno ne sa niente.
Rimetto tutto nella scatola e la porto in macchina, rientro e torno di sopra per curiosare ancora, trovo tanti ricordi, in un cassetto c'è anche la trottola di legno che mi aveva dato il nonno, ero piccola, non sono mai riuscita a farla girare veloce come faceva lui, la metto in tasca, mi chiamano, sono le sette, si va a casa.
Sulla strada mio padre mi guarda un po' perplesso, aveva detto cose utili e io tengo in mano una scatola di latta e una trottola di legno, poi sorridendo mi dice - Ti va di tornare domani? - .
Non ho più trovato nulla che potesse riguardare quella foto, con calma in camera mia ho letto tutti i documenti e le lettere, ma niente, forse è meglio così!
Quella scatola ora sta nel mio armadio e ogni tanto mi scopro a guardare le foto dei nonni che sanno di storia e ad immaginare come avrei potuto vivere in quegl'anni, tra i grandi eventi e le grandi sciagure, ma ancor più mi scopro a fantasticare su quella foto di cui non so niente, quei volti sono di persone di un'altra epoca, di un altro ceto e a giudicare dai lineamenti e dai capelli biondi, forse anche di un altro paese, ma conoscevano i miei nonni o i loro genitori e forse hanno donato loro quei volumi, forse per riconoscenza ... lo so, sono solo fantasie, e tutte le volte che riprendo in mano quella foto ne immagino di nuove, ma in fondo è bello pensare di aver scoperto un piccolo mistero sulla vita dei miei nonni e anche se forse è una sciocchezza è bello sapere che un giorno qualcuno troverà nel mio armadio quella scatola di latta.

 


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010