Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
9ª edizione - (2006)

A Laise personaggio senza storia
di Daniela Monti
Menzione d'onore

Non sopporto: questo accorgermi che sta mancando il tempo, anche adesso che tutta l'eternità dovrebbe essere ai miei piedi. E le aspettative dovrebbero brulicare. Non sopporto: la fretta che mi afferra e trascina ogni giorno, ogni mese, ogni anno come se avessi disimparato a far tesoro degli istanti. Vedi?, sto tirando fuori da me stessa tutta la carta che ho lasciato inattiva quattordici mesi, ma tu non ci sei, tu manchi ancora; com'è terribilmente pesante non avere un foglio. Posso fare a meno di tutti quegli orpelli da poeta maledetto, e dimenticare che tu sei nato sotto un basco di velluto appositamente sistemato un po' sbilenco, in una stanza in cui le pagine disseminate a terra erano parte di un autoritratto dipinto per me stessa, soltanto per me stessa; possiamo fingere di non sapere che molte di esse erano imitazioni di copie di originali inautentici, e che le stesse frasi erano state sentite, pronunciate, trascritte davvero troppe volte. Ma la carta? Quando i pensieri ti volteggiano sopra la testa ed ecco, sei lì per prenderli, ma poi ti accorgi: Dio, mi manca il tempo! Per modificarti, plasmarti, lasciarti tornare la forma pura che eri quando ti ho visto per la prima volta e poter dire a tutti - a chi non capisce, a chi non ti può ancora immaginare, a chi non sa che cosa sei e chi sarai - : eccolo, è lui! Quello che vi mancava è stato creato.
Ed io aspetto. Di tornare a casa, avere la penna ed il tempo per inchiodarti fisso, ma quando arrivo, lo so, sei già diverso, sei già cambiato. E come potrei parlare di te? Non so raccontare la diversità della tua apparenza e della tua vita agli altri; a quelli che non sentono quel freddo leggero quando mi addormento con la tua storia sulle labbra, e ti rivedo nel mio sogno ad occhi aperti, immerso nel tuo silenzio, nella tua solitudine che non ha nulla di umano, e nulla di sovrumano. Forse perché mi sono innamorata di te, Laise. Forse perché ti amo, come si ama una propria creazione incontrata molte volte di notte, per molte notti; forse perché ti ho osservato troppo a lungo mentre te ne stavi sdraiato sul letto senza dormire, abbracciato a quel sottile raggio di luna, lasciandoti venerare senza sapere che qualcuno era proprio lì, sulla soglia della tua stanza, per tentare di ridire il petto che si solleva ad ogni respiro, le dita che lisciano i capelli, il silenzio che parla e ascolta; per cercare di riscrivere una vita che era già molto prima che la scoprissi, e mi arrogassi il diritto di averla donata. Ti guardo, e intanto aspetto ascoltando senza pena le voci di chi mi domanda pietà da oltre il bordo del foglio: sono tante, tantissime. Ci sono gli occhi fissi della bambola e le mani della ragazza che la stringono, le lacrime del cavaliere che ha fallito la sua impresa, lo sgomento di chi si guarda e non vuole riconoscersi e mi chiede: cos'è questo orrore, perché ho così tanta paura? Basta! Smettetela di pregarmi di lasciarvi liberi, smettete di chiedere un futuro, perché volete essere umani, ma non lo siete! E chi vi ha dato forma e soffio non può annientarvi e non sa farvi camminare: è impotente, più impotente di voi. Sta aspettando il sottofondo giusto. Ha bisogno delle cime di un monte e del cielo per perdersi, di quelle fiabe sedimentate inconsciamente che ormai non hanno più nemmeno il sapore di una bella realtà. Forse è tutto finito, ed è solo l'illusione di prolungare un incanto che è morto, morto per sempre: ma aspetto.
E tu intanto vivi, Laise, da qualche parte che io non so: lo immagino, lo posso soltanto pensare. E mi fa male, sai?, mi fa male dover ammettere, o per forza o per ragione, che esisti senza tutto quel silenzio; e che parli, e appoggiato a una colonna ridacchi e ti pettini le ciocche e sorridi solo perché il tuo sorriso piaccia, perché i tuoi occhi - i tuoi occhi mai visti, i tuoi occhi perfetti - sembrino semplicemente i più belli del mondo. Quanto male, Laise. Quanto male mi fa sapere che sul tuo cuscino, una notte, ci sarà ben altro che un raggio di luna soltanto.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010