Nella terra dei Ciclopi
Pericolo. Fu la prima sensazione che il mio sesto senso mi trasmise non appena la prua della nostra nave toccò la spiaggia di quell'isola: la terra dei Ciclopi.
Trascorremmo tutto il giorno sulla costa di quella splendida isola, banchettando con alcune capre. Il mattino seguente, Odisseo decise di perlustrare il territorio con alcuni uomini, tra cui io.
Portammo solamente un otre di vino con noi, cosicché se avessimo incontrato qualcuno, avremmo avuto un dono ospitale.
Poco dopo la partenza notammo una gigantesca caverna e ci dirigemmo verso di essa. Entrammo e guardammo meravigliati ogni cosa all'interno della grotta vuota, poiché il suo abitante era a pascere le greggi.
Cominciammo a mangiare del formaggio posto sulle mensole e attendemmo così l'arrivo del Ciclope.
Quando arrivò, munse le sue pecore e, finito di fare questo, ci notò e ci chiese chi fossimo.
Parlò per noi il possente Ulisse, dicendo che eravamo soldati di ritorno da Troia e speravamo in un segno di ospitalità, come era norma per volere di Zeus. Il Ciclope, però, disse che la sua razza non venerava gli dei, perché loro erano molto più forti e potenti.
Detto ciò, afferrò due dei nostri compagni e li mangiò, ossa comprese; poi si distese a dormire.
Il mattino dopo il ciclope Polifemo, così si chiamava, divorò altri due compagni e portò le sue pecore al pascolo, chiudendo l'antro della caverna con un immenso masso. Durante la sua assenza trovammo un grosso tronco, ne rendemmo appuntita un'estremità e la temprammo con il fuoco.
Al suo ritorno, ancora una volta mangiò due uomini e noi gli offrimmo una ciotola del vino portato come dono ospitale. Polifemo ne bevve e ne volle ancora. Tre volte assaporò il nostro vino e infine chiese a Odisseo il suo nome. Il nostro capo era molto furbo e aveva già in mente il modo per fuggire; rispose allora di chiamarsi Nessuno.
Quando il mostro si addormentò, prendemmo il tronco appuntito e lo spingemmo all'interno dell'unico occhio del Ciclope. Egli urlò terribilmente; arrivarono anche gli altri abitanti dell'isola, Ciclopi anch'essi, chiedendo cosa fosse successo.
Disse loro di essere stato colpito da Nessuno, ma queste parole risuonarono come una beffa alle orecchie degli altri.
Il giorno dopo, prima che il mostro levasse il masso dall'entrata della grotta, ci aggrappammo ai ventri delle pecore e riuscimmo così a fuggire. Tornati alla nave, incontrammo gli altri compagni e con loro scappammo dall'isola. Terminò così una terrificante avventura, costata molte vite umane.
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