Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
11ª edizione - (2008)

La preghiera di Polifemo

Odisseo, dopo aver navigato in mare per diversi giorni, giunge all'Isola delle capre, abitata dai Ciclopi, incivili esseri primitivi che non rispettano alcuna legge e alcun dio. Odisseo, con alcuni suoi compagni con cui aveva esplorato l'isola, rimase prigioniero di Polifemo, figlio di Poseidone. Per fuggire dovette ricorrere all'astuzia e così accecò l'unico occhio che il ciclope avesse e scappò.
 Quando fu solo, Polifemo si rivolse al padre chiedendogli di compiere la sua vendetta. Così parlò: "O padre, compi la mia vendetta su quello straniero chiamato Nessuno che con i suoi compagni mi tolse la vista ingannandomi. Tutto iniziò quel giorno, quando egli dopo essere approdato all'isola, entrò nella mia spelonca incustodita, poiché io ero a far pascolare le greggi. Non potevo immaginare che qualcuno sarebbe approdato all'isola, poiché nessuno mai è venuto qui. Lui s'introdusse nella mia grotta con tutti i suoi compagni e attese il mio arrivo. Io, una volta ritornato dal pascolo, rientrai nella mia caverna ma, non avendoli notati, munsi le mie pecore come di consueto. Solo dopo aver acceso un fuoco, mi accorsi della loro presenza. Li vidi timorosi e impauriti forse perché non avevano mai visto un Ciclope. Schernendoli e prendendomi gioco di loro finsi di essere ospitale, gentile, rispettoso delle regole dell'ospitalità. Ma, senza curarmi dei voleri di Zeus, afferrai due uomini e li divorai davanti ai loro occhi. Gli altri, invece, li tenni prigionieri nella mia grotta, chiudendo l'uscita con un enorme masso. Così, il giorno dopo, andai come di consueto al pascolo rinchiudendoli nella mia spelonca. Al mio ritorno, notai in loro qualcosa di strano, ma non capii il loro comportamento. Ero sicuro di averli in pugno e che non mi sarebbero potuti scappare, ma mi sbagliavo.
 Padre, tu non comprendi l'umiliazione che provo. Però non mi preoccupai per nulla del loro comportamento e solo ora ne capisco la ragione. Questi uomini avevano con sé un'ottima bevanda che mi offrirono per tre volte, e io, non sapendo cosa fosse, la bevvi tranquillamente. Senza accorgermene caddi in un sonno profondo, e, approfittando della mia ingenuità, Nessuno bruciò il mio unico occhio con un tronco d'ulivo ardente. Io lanciai un tremendo urlo di dolore che risvegliò tutti i Ciclopi che abitavano l'isola. Allora tutti accorsero a me e, quando spiegai loro l'accaduto, essi non capirono che un uomo mi aveva accecato, perché raccontandone lo chiamai Nessuno. E, mentre io ero preso a spiegare cosa fosse successo, egli fuggiva dalla mia grotta con i suoi compagni senza che alcuno se ne accorgesse. Non riesco ancora adesso a capacitarmi del fatto che la loro fuga non fu notata da nessuno dei Ciclopi e così rimasi solo, senza neanche le greggi che mi furono sottratte.
 In questo modo persi la vista, a causa della mia ingenuità. Un umano con i suoi compagni si prese gioco di me, senza rispetto e senza pietà.
 O padre, ascolta la mia voce e fa che Nessuno paghi per quello che mi ha fatto. Colui che mi fece un torto così grande deve essere punito, deve capire la gravità del gesto commesso. Accogli la mia preghiera e compila padre, affinché la strada della sua vita sia accidentata."
 La vendetta chiesta da Polifemo al padre fu ascoltata e compiuta. Infatti Poseidone fu avverso al ritorno di Odisseo ad Itaca per molto tempo, così che l'eroe non potesse tornare da suo figlio e da sua moglie Penelope, che intanto, era assediata dai Proci, i suoi spasimanti che occupavano insistentemente la reggia dell'eroe. Durante il consiglio degli dei però, viene approvata la decisione di far placare l'ira di Poseidone, affinché Odisseo possa fare ritorno. Così il dio fu costretto a lasciar partire l'eroe, che pur con molte difficoltà riuscì a riavere la moglie, il figlio, la reggia e la vendetta sui Proci.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010