Nausicaa
Recati al fiume con le tue ancelle, il tempo delle nozze è ormai prossimo
Nausicaa pensava: "Sarebbe magnifico poter finalmente trovare un uomo adatto a me, con cui poter formare una famiglia e vivere serenamente in questo luogo incantevole, in questo paradiso della natura".
Insieme alle ancelle, la bella Nausicaa si recò alla sorgente dove l'acqua, trasparente, risplendeva cristallina, solcata dai raggi del sole e tutti intorno i colori vivaci dell'erba provocavano dei bellissimi riflessi.
Iniziarono a giocare a palla divertendosi gioiose e gaie. Ma la mente di Nausicaa era solcata da mille pensieri, e la ragazza non riusciva a darsi pace: quel sogno e quell'annuncio fattole dall'amica la tormentavano.
Di certo era più alta e bella di tutte le ancelle, non si confondeva tra le coetanee.
Ormai la sera giungeva e Nausicaa stava per perdere la speranza, tra sé e sé pensava al suo sogno che forse, ancora per una volta doveva rinchiudere nel cassetto. Ma tutto a un tratto Atena, la dea della guerra, si tramutò in dea dell'amore e fece finire la palla delle fanciulle nelle acque profonde del fiume.
Così Ulisse uscì dal luogo in cui giaceva, sporco di salsedine e con l'aspetto orribile per tutte le disavventure che gli erano capitate.
Tutte le ancelle fuggirono spaventate al vedere quell'essere orrendo, tutte tranne una: Nausicaa.
Ancora una volta Atena era intervenuta e le aveva dato la forza di non scappare. La ragazza pensava e si chiedeva chi fosse questo straniero che nonostante fosse malmesso, appariva bello e catturava la sua attenzione.
A un tratto, mentre era immersa nei suoi pensieri, l'uomo iniziò a parlare e a elogiarla. Nausicaa ascoltava la sua voce così possente che in quell'attimo, però, si faceva piccola e appariva parecchio impaurita.
Sentiva riecheggiare quei complimenti e quella supplica; la chiamava sovrana, la diceva assomigliante ad Artemide per la sua bellezza e le spiegava che l'animo dei suoi genitori era gioioso solo perché lei era un germoglio che ravvivava i loro cuori.
E poi fece un riferimento al matrimonio della fanciulla, dicendole che qualunque uomo le avesse tenuto la mano, sarebbe stato fortunato e che era stupito dalla sua bellezza. Nausicaa si sentì stringere il cuore. Mai nessuno le aveva detto così tante belle parole. Ascoltava la sua voce e pensava di essere in un sogno dal quale sperava di non svegliarsi mai. Le disse anche che aveva paura di toccarle le ginocchia per implorarle ospitalità e le augurò un marito con cui passare il resto della sua vita.
Sperava che quell'uomo potesse essere proprio quello che aveva davanti, stava provando delle emozioni che non aveva mai provato e quell'uomo così semplice e disordinato, sembrava che avesse un cuore pieno d'amore, peccato che non fosse per lei quell'amore.
Dopo essere rimasta in piedi per lo stupore, lo ospitò vivacemente e dopo averlo fatto ripulire e riordinare dalle ancelle, lo fece riposare in una stanza della reggia.
Il mattino seguente gli chiese quanto avesse intenzione di restare. L'uomo le rispose che sarebbe rimasto in eterno con lei, ma che aveva lottato fino a quel momento per poter riabbracciare sua moglie e suo figlio. Se pur ferita in cuore, la fanciulla lo lasciò partire, ammirandolo ancora di più per il suo amore fedele.
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