Diario di Achille
26esimo giorno dal mio ritiro
Io Achille piè veloce, figlio di Teti, il più forte tra gli Achei e capo dei Mirmidoni, oggi mi dispero e piango la morte del valoroso e magnanimo Patroclo, a me cugino oltre che migliore e più fedele amico, che mi seguì dopo vari dissapori nella mia intenzione di abbandonare la battaglia in seguito all'oltraggio subito.
Insieme a tutti i miei Mirmidoni, mi fu fedele, Patroclo: oltre che essere valoroso, era magnanimo, leale e generoso e nessuno tra gli Achei, compreso me, ha così sviluppate queste qualità. L'unico eroe che gli somigliava era quello che poi causò la sua morte.
Si dimostrò valoroso quando venne a chiedermi le armi per risollevare gli Achei in guerra; dannato il giorno che gliele concessi !
Forse avrei dovuto essere ancora più duro con lui, nonostante lo fossi già stato abbastanza; ora non sarei qui a piangerlo, ed Ettore non sarebbe prossimo a morire.
Sì, mi vendicherò, gli dei mi sono favorevoli e vendicherò il caro Patroclo morto per mano di Ettore elmo lucente, che completò quanto il vile Euforbo e Febo Apollo avevano iniziato.
Ora ricordo quel giorno e la mia sensazione di incredulità, quando appresi la notizia; distrutto dai sensi di colpa pensai a cosa sarebbe successo se non gli avessi concesso le armi e se solo lui mi avesse ascoltato invece che arrivare presso le mura.
Avrebbe dovuto solamente respingere i Troiani; Agamennone non merita di arrivare fino a Troia, l'aristia di Patroclo doveva essere solo a difesa delle navi e non avrebbe dovuto disubbidirmi!
Non meritava la morte, troppi pochi inverni sono trascorsi dalla sua nascita, ma la Moira così ha deciso e ora posso solo piangerlo e disperarmi per il suo triste e ingiusto destino. Gli dei lo maledirono e non gli lasciarono scampo; grande è la mia pena per non aver preso parte a questa guerra, che non mi appartiene ma che mi vede protagonista. Sarà tale anche la pena per Ettore che verrà ucciso per il dolore provocatomi, ma anche per Troia, che senza il suo capo, perirà e Agamennone ne sarà compiaciuto, riuscirà a trarre vantaggio anche dalla triste morte di uno dei più valorosi tra i guerrieri Achei.
La mia vendetta su Ettore sarà quasi immediata: già domani, preservando la mia rabbia, m scatenerò contro il capo dei Troiani che ha causato la morte del mio più grande amico. Ora lascio i lettori di questo mio diario per prendere parte al banchetto funebre in onore di Patroclo; domani sarà il giorno della mia vendetta e l'ultimo giorno di Ettore in questo mondo.
La Moira ha ormai deciso, che per Troia è giunta la fine.
27esimo giorno dal mio ritiro
Io Achille piè veloce, figlio di Teti, il più forte tra gli Achei, capo dei Mirmidoni, oggi ho posto la parola fine a questa guerra.
Ettore elmo lucente, dopo aver ucciso Patroclo magnanimo a me caro, è morto per mano della mia lancia, per mano del più forte tra gli Achei.
Oggi Ettore è stato ucciso in battaglia, in un duello in cui dopo aver mandato a vuoto alcuni valorosi colpi che non scalfirono la mia audacia ma mi aizzarono ulteriormente contro di lui, ha ricevuto il colpo finale.
L'altra notte Patroclo mi apparve in sogno, e m predisse la mia morte, ormai prossima, mi chiese sepoltura e io ora devo onorarlo.
Quel vile di Ettore aveva resistito alle proposte di Priamo e di Ecuba, ma alla mia vista è fuggito in prossimità delle mura; non riesco ancora a credere che abbia ucciso Patroclo, anche se solo da terzo: senz'altro è stato solo uno strumento del destino. Lo rincorsi e intanto sentii la bilancia di Zeus e Atena essermi favorevole; mi si avvicinò Atena occhio azzurro e mi annunziò l'imminente vittoria, poi ella assunse le sembianze di Euforbo, fratello di Ettore e convinse il Troiano a duellare con me, promettendogli aiuto. Intanto io compiaciuto di questa situazione, mi sentivo già vittorioso.
Ettore allora si convinse ad affrontarmi ed io rifiutai le sue parole rispettose verso di me, per me non ebbero e non hanno ora alcun valore.
Presi l'asta e la scagliai sul campione Troiano che la evitò; sapevo che nonostante questo colpo non fosse andato a segno, per Ettore non ci sarebbe stato scampo, infatti Zeus aveva ormai deciso che la guerra di Troia era destinata a finire, Ettore, con questo colpo a vuoto, si convinse che la sua sorte non era segnata, ma non seppe che Pallade Atena mi aveva riconsegnato l'asta e che dunque la sua fine era ormai prossima.
Così, fiducioso, egli scagliò il bronzo, che s'infisse nel mio scudo; quindi non avendo a disposizione un'altra asta, chiese a Euforbo la sua, ma questo non ebbe risposta; era giunto ora il momento di porre fine al duello.
Ormai anche lui conosceva la sua sorte e allora mi decisi a colpirlo nuovamente con l'asta che andò a trapassare il collo, senza però intaccare nella gola che gli sarebbe servita per pronunciare le sue ultime parole: "...Ti prego per la tua vita, per i ginocchi, per i tuoi genitori, non lasciare che presso le navi mi sbranino i cani degli Achei, ma accetta oro e bronzo infinito, i doni che ti daranno il padre e la nobile madre: rendi il mio corpo alla patria, perché del fuoco diano parte a me morto i Teucri e le spose dei Teucri...".
Non esitai a rifiutare, in onore di Patroclo del quale Ettore vestiva l'armatura e, dopo il mio rifiuto, Ettore ancora prima di esalare l'ultimo respiro annunciò la mia morte: "Va', ti conosco guardandoti! Io non potevo persuaderti, no certo, perché in petto hai un cuore di ferro. Bada però, ch'io non ti sia causa dell'ira dei numi, quel giorno che Paride e Febo Apollo con lui t'uccideranno, quantunque gagliardo, sopra le Scee".
E cosi morì, preannunciandomi la mia sorte.
Spero che nessun aedo o rapsodo futuro, un giorno raccontando questa guerra si soffermi troppo sulla morte di questo eroe, che io uccisi, e che non lo accosti mai (sebbene simili d'animo) al mio caro amico Patroclo magnanimo.
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