Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
1ª edizione - (1998)

...Una finestra non puņ esistere se non c'č un muro

...Chiuse il libro e si tolse gli occhiali. Il sole si stava già sciogliendo nella calda serata estiva, mentre il solito cane abbaiava solitario nel solito cortile di periferia. Si chiese se forse quella volta non sarebbe successo, ma sapeva di illudersi. Non si era mai fatto attendere, era sempre stato puntuale come il più fedele degli amici e anche quella volta il sottile fruscìo della copertina richiusa avrebbe attirato quel qualcosa sugli occhi stanchi di P.
 Quel qualcosa era il vuoto; un sentimento di calda tristezza, un nulla che imprigionava la mente nella sua cavità e la costringeva a pensare: si restava inchiodati fissando il titolo del libro appena finito, e tutta l'esistenza non aveva più barriere di protezione.
 Una lacrima le rigò la guancia sedicenne e, rapidamente, si insinuò nelle pieghe del collo: non sarebbe più stato possibile recuperarla, magari per giocarci come si fa con le piccole depressioni: ora era una lacrimetta libera.
 P. aveva provato molte volte a spiegare quello che le succedeva quando terminava un libro, ma le sembrava che nessuno volesse veramente capirla. Sua madre farneticava riguardo a presunte delusioni amorose, lo psicologo della scuola incolpava "l'angoscia esistenziale", il parroco citava la Bibbia. Tutti additavano problemi universali e li trasformavano in comode soluzioni, suffragate poi da spiegazioni del tipo "tu-sei-ancora-piccola-e-non-puoi-sapere-nulla". Ma nel suo cuore, lei non cercava spiegazioni, non pretendeva di capirsi né tantomeno che altri la capissero. Cercava persone che ascoltassero quello che le capitava. Tantopiù che P. non aveva ancora capito se quello che le succedeva fosse un bene o un male. Certo, a nessuna delle sue amiche capitava niente di simile (anche perché aveva sperimentato che il Vuoto non arrivava dopo aver letto una rivista di moda), i ragazzi la deridevano per ore, la mamma si preoccupava, ma lei sentiva che quello strano, pungente calore che la prendeva non era del tutto maligno. Le sembrava un paradosso, ma quando il Vuoto la riempiva, quando più sentiva la tristezza di chi ha perso per sempre qualcosa, allora era felice. Era una tristezza dolce, in cui era facile crogiolarsi come davanti ad un caminetto: bruciava un po' della tua vita e tu contemplavi la serenità che, inspiegabilmente, rimaneva come cenere.
 Ma ecco, silenzio. Improvvisamente si accorse che il Qualcosa stava arrivando, stava arrivando solo per lei. La casa era muta fortunatamente sua madre era fuori, il buio non saturava ancora gli spazi. Si sedette sul davanzale della finestra aperta e sentì salire, dentro di sé, la commozione, la tenera tristezza e la malinconica gioia che già dopo pochi istanti la stavano guidando verso sé stessa.
 Solo allora fissò il cielo e si sentì pronta a cominciare.
 Oggi è morta una parte di me, non tornerà mai più quel mondo che conobbi per un istante attraverso le pagine di questo libro e, se anche lo rileggessi domani e poi domani e poi domani, non riavrei più indietro quelle emozioni che ora dormono inerti nel mio cuore. Si, forse ho conservato qualcosa dentro di me, ma come questo mi potrà aiutare, ora che, sola, devo, devo scontrarmi con un mondo di acciaio e non di carta? Sono piccola, un niente spaesato fuori dal suo mondo; un povero personaggio in cerca d'autore.......
 Improvvisamente, senza nessun particolare motivo, si ricordò di suo nonno. Aveva fatto la guerra d'Africa e, successivamente, aveva passato gli ultimi anni della sua vita a parlare con il muro del soggiorno. In questo muro si apriva una grande finestra e dietro di essa le fabbriche, gli esili alberi di periferia e le innumerevoli antenne televisive rabbrividivano d'inverno, per poi bruciare in estate. Il nonno non faceva altro che ringraziare quel muro, poiché diceva che, senza di lui, la finestra non sarebbe potuta esistere. Non che amasse particolarmente il paesaggio o venerasse la scura periferia dove era nato; probabilmente era solo un vaneggiamento, ma P. aveva sempre sospettato che quell'uomo avesse visto la vita fuori da quella finestra e ringraziasse quel solido ostacolo che gli permetteva di osservare il mondo da un punto di osservazione solido e sicuro.
..... è facile contemplare sicuri la vita, quando si sa dove guardare ed un muro ci protegge dall'esterno. Ma i miei muri, dove sono? Ho solo tante, troppe finestre, i miei libri, ma intorno ad esse non vi è alcuna protezione, nessun sostegno che impedisca loro di svanire, non appena mi sembra di intuire qualcosa dietro di esse. È questo che mi fa star male, non avere muri che sostengano le mie finestre........
 Ormai era buio, nonostante le luci giocose che rivestivano la spoglia città. P. non si mosse dal davanzale neanche quando il vento le scompigliò i capelli castani, quasi ad avvertirla del pericolo di quella posizione. Il cielo era troppo bello per poter essere abbandonato da due occhi tristi, quasi affogati in due lacrime trattenute.
 ....stelline che mi guardate, vorrei tanto potervi osservare attraverso le mie finestre. In un libro, non sareste solo piccoli corpi spaziali, forse già morti da millenni, ma ognuna di voi avrebbe un segreto da svelarmi, un piccolo principe da farmi conoscere. Ma qualcuno vi ha inchiodato a questa realtà, o forse ha inchiodato me, e stasera che ho perso un'altra finestra non so come arrivare fino a voi. Mi sento ridicola, il mondo è impegnato in mille occupazioni utili e ragionevoli mentre io passo la mia vita a piangere su libri finiti: potrei non leggere mai più, ma poi come potrei vivere senza quei mondi che, anche se per poco, mi aprono il cuore alla realtà?......
 Suo padre se n'era andato pochi mesi prima. Le aveva regalato un libro dicendole che in ogni pagina c'era scritto il suo amore. Non lo aveva mai letto. E se, dopo averlo finito, fosse svanito anche il suo amore per lei? Sapeva che era stupido, ma non poteva correre questo rischio.
 Avrebbe voluto avere la forza per non pensare, per lasciarsi trasportare dal fiume degli eventi così come faceva la maggior parte della gente che conosceva. Invece non aveva mai saputo imparare l'arte del far tacere la propria mente ed ora si trovava nella situazione, abbastanza grottesca, di chi non riesce ad uscire da sé stesso pur desiderandolo fortemente, se non altro per potervi rientrare una volta di più, un po' come le succedeva con i libri.
 ....lo so, non è più solo una questione di libri. Si tratta di tutto il mio sentire il mondo che, per qualche incomprensibile ragione, è indissolubilmente collegato e filtrato dalle letture che faccio. È questo il nocciolo della questione, non sono mica scema. Ma purtroppo non è colpa mia se solo leggendo mi sento viva e felice. Poco fa ho chiuso una finestra e questa è svanita. Forse è ora di costruirmi un muro personale.....
 A un tratto P. si accorse che, così come era venuto, il Vuoto stava misteriosamente ritirandosi da lei. Non sapeva che ora fosse ed era un po' stanca per il tanto pensare, ma la tristezza si era dissolta quasi del tutto, lasciando solo quella dolce malinconia che, a volte, fa guardare con occhi commossi il proprio passato, domandandosi se veramente è tutto accaduto.
 Finalmente chiuse la finestra, non perché avesse paura del vuoto, ma perché, ora che sapeva cosa fare, voleva trovare una posizione più comoda per costruirsi una realtà.
 Fu così che prese un altro libro, aprì la prima pagina e cominciò a vivere.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010