Into the wild
Into the wild è un film uscito nelle sale cinematografiche il 25 gennaio 2007, diretto dal regista e attore Sean Penn. Questo lungometraggio è tratto da una storia vera, in memoria di Christopher Johnson McCandelss (12/2/1968 - 18/8/1992). Il film parla del lungo viaggio di questo ragazzo ventenne anticonformista, alla ricerca dell'unico valore per cui ogni uomo, senza di esso, non potrebbe vivere: la libertà pura e assoluta.
Per raggiungere ciò, il protagonista rinuncia a tutte le sicurezze materiali: tecnologie, comodità, denaro. È deciso ad abbandonare tutte le dipendenze che può creare questa società (basti pensare solo al cellulare), le quali personalmente penso costituiscano le principali catene di ferro che impediscono all'uomo di conquistare la libertà, che poi altro non è, se non indipendenza da tutto e da tutti.
Il protagonista rompe definitivamente anche i legami affettivi con i genitori e la sorella, da sempre tormentati e caotici, rivelatisi anche un'ulteriore causa che lo ha portato alla sua fuga. Christopher McCandless abbandona così l'idea di costruirsi una solida e sicura carriera, grazie alla laurea appena conquistata con tanta fatica, per dare inizio al suo meraviglioso viaggio all'interno della natura selvaggia.
Il ragazzo intraprende il viaggio della vita, per il quale tutte le esperienze vissute e tutti gli incontri profondi che realizzerà, saranno petali, grandi o piccoli, di un gigantesco fiore pieno di saggezza e conoscenza di sé, costantemente alimentato da libertà e indipendenza. La strada diventa la sua casa, gli amici, le persone conosciute nei luoghi in cui viaggerà, per scappare, fuggire, dalla pesantezza di un'enorme società velenosa, malata, conformista e corrotta che ci distrugge e ci arrugginisce giorno per giorno, senza che ce ne accorgiamo.
Il film tratta di un'audace scelta di vita, per la quale sono necessarie determinazione, sicurezza in se stessi, fiducia nell'obiettivo da raggiungere, ma soprattutto un grandissimo coraggio; la figura di Christopher non viene dipinta né come quella di un giovane avventuriero imprudente, né come quella di un idealista ingenuo; è solo un semplice ragazzo che ha scelto di vivere intensamente, mentre la maggior parte delle persone si limita solo a esistere.
Christopher ha intenzione di perdersi nella natura selvaggia, cancellare ogni sua traccia per non essere ritrovato e viaggiare così, libero, senza meta: Tutto ciò dà il sapore di una grande fuga ribelle dalla storia, dall'oppressione, dalla noia degli obblighi, dalla legge… E la strada porta verso ovest, l'Alaska. Per prepararsi a ciò, Christopher viaggia per gli Stati Uniti: dal South Dakota, giù per il fiume Colorado, fino al Grand Canyon, poi nel Golfo del Messico per arrivare finalmente in Alaska, dove la natura lo sottoporrà a durissime prove di sopravvivenza. Christopher così diventa un simbolo di ribellione, che incarna il suo spirito adolescenziale. Il suo spericolato ed entusiasmante viaggio è considerato piuttosto folle, ma Christopher è convinto che se si ammette che l'uomo possa essere governato solo dalla ragione, ci precludiamo la possibilità di vivere. È l'avventura che comporta il rischio, e il rischio comporta di seguire il proprio istinto, che infonde quel brivido lungo la schiena che ti ricorda quanto può essere spettacolare la vita. Christopher ci insegna inoltre che non possiamo fondare la nostra felicità solo e unicamente sui rapporti con le persone vicine, perché in verità la felicità è tutt'intorno a noi, basta saperla cogliere.
Alla fine, però, il suo spirito selvaggio e istintivo lo porterà alla morte, poiché ha sfidato la forza incommensurabile della natura, che non perdona: infatti, con lo scioglimento del ghiacciaio, il torrente oltre il quale si era stanziato nel suo originale bus abbandonato, diventa un enorme fiume in piena molto pericoloso e invalicabile. Non trovando alcun alimento e non riuscendo a tornare indietro, è costretto a cibarsi di quel che la vegetazione offre; ma è proprio l'ingerimento di una pianta velenosa a strappargli la vita, confusa con un'altra pianta simile commestibile. Muore per disidratazione e assideramento, nel suo bus, sperduto chissà dove, in mezzo alla sua amata natura selvaggia.
Secondo me, Christopher è morto solo, ma felice, perché è riuscito alla fine a conquistare la saggezza attraverso la profonda conoscenza di se stesso. Di conseguenza, è arrivato a comprendere che la felicità è reale solo se condivisa. Però tutto ciò, ha comportato il sacrificio della vita; è una delle tante stranezze dell'esistenza: quando hai capito il suo senso, ormai è troppo tardi.
Tra gli stupendi e selvaggi paesaggi naturali, il sussurro delle strofe di molte poesie, e gli arpeggi di chitarra acustica delle musiche fantastiche di Eddie Vedder, il film è riuscito magnificamente a coinvolgermi con anima e cuore.
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