Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
11ª edizione - (2008)

Into the Wild

 

Adesso finalmente si sentiva libero si era lasciato alle spalle i condizionamenti del mondo soffocante dei genitori e simili, quel mondo di superficialità, di sicurezza ed eccessi materialistici che lo escludeva dolorosamente dall'autentico pulsare dell'esistenza. Lasciandosi Atlanta alle spalle, Chris intendeva inventarsi una vita nuova, una vita in cui fosse possibile immergersi nelle esperienze senza filtri di alcun genere. Simbolo della completa rottura col passato fu l'adozione di un nuovo nome: da quel momento non si sarebbe più chiamato Chris McCandless, ma Alexander Supertramp, il vagabondo padrone del proprio destino.
Christopher Johnson McCandless dopo essersi laureato, nel 1990 intraprese un lungo viaggio, per staccarsi dalla famiglia e da una società, a suo parere, ipocrita e dedita al consumismo. Donò tutti i sui risparmi in beneficenza e viaggiò attraverso gli Stati Uniti in autostop e con l'ausilio di mezzi di fortuna, con l'intento di raggiungere le terre incontaminate dell'Alaska. Durante il suo viaggio incontrò diverse persone che lo arricchirono e a cui lui stesso cambiò la vita. Nel 1992 fu trovato morto in un autobus abbandonato nel Parco Nazionale del Denali accanto al suo diario con annotati i suoi pensieri e i suoi appunti di viaggio. Partendo dalle pagine del diario l'autore, Krakauer Jon, ha iniziato un'indagine di tre anni sulle ragioni di Chris e sui suoi ideali. La riduzione cinematografica che ne è scaturita mostra l'intera vita di un ragazzo, apparentemente tranquillo, di buona famiglia, laureato con i massimi voti che abbandonò tutto in onore del suo ideale di vita.
 Questo libro ha avuto un forte impatto su di me, perché mi ha mostrato che per essere felici e realizzare la propria vita bisogna fare delle scelte difficili che richiedono grande coraggio, poiché molte volte rinunciamo a essere felici per paura dei giudizi degli altri o di ferire i sentimenti di chi amiamo. A volte bisogna essere egoisti e fare ciò che è meglio per la propria persona, infatti la vita di Chris è un chiaro esempio di come seguendo i propri sogni, a volte anche pazzi e inconsueti, si possa arrivare a essere felici. Questa storia mi ha trasmesso una grande speranza e fiducia nella vita, insegnandomi molte cose, prima fra tutte il coraggio di vivere per avere una vita il più possibile piena di significato e di felicità.
 La maggior parte delle persone riterrebbe la scelta di Chris di donare tutti i suoi soldi in beneficenza e girovagare senza mèta per l'America assolutamente insensata; penserebbero: "Perché buttare via una vita così agiata, così semplice?". La risposta a questa domanda la troviamo nel libro La felicità famigliare  di Lev Tolstoj: Volevo il movimento, non un'esistenza quieta. Volevo l'emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia che non trovava sfogo in una vita tranquilla. Chris partì alla ricerca della vita, verso quella che lui definiva l'autentica felicità, una vita solitaria nella natura. Lui fuggì dalla vita della maggior parte delle persone, quella vita a cui noi siamo così affezionati perché ce la siamo conquistata a fatica, ma allo stesso tempo una vita che ci soffoca, che ci costringe a sacrificare le nostre passioni, i nostri desideri, in vista di quella felicità futura che sembra non arrivare e che probabilmente non lo farà mai. Le persone progettano la loro vita in funzione di un giorno futuro, di quel giorno in cui servirà loro quel corso di Spagnolo fatto alle superiori o quel giorno in cui finalmente si concederanno la vacanza che hanno sempre sognato o semplicemente il giorno in cui realizzeranno i loro desideri e cominceranno a vivere. Le persone fanno questo perché è quello che fanno tutti, la cosa più sensata da fare: sacrificare la propria vita per il domani. Da tutto questo Chris fuggì, dalla routine, da quell'estenuante sopravvivenza dell'uomo.
 Per lui le persone dovevano porre un radicale cambiamento nella loro vita, cominciando con il coraggio di fare cose che non avrebbero mai pensato di fare o che mai avrebbero osato fare. Come disse Chris infatti: Al mondo c'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione, perché è condizionata dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno un sole nuovo e diverso.
 Chris mette in discussione tutto quello che la gente pensa essere la felicità: i soldi, la carriera, il matrimonio... Ovviamente, le persone potrebbero controbattere sostenendo che se tutti facessero come lui, la società fallirebbe e non ci sarebbe più nulla e questo è assolutamente corretto. Infatti penso che il messaggio di Chris non sia tanto quello di spingere le persone a essere come lui ma quello di spingere le persone a realizzare i propri sogni, a non aspettare, a non cadere nella monotonia, ma crearsi oggi giorno situazioni nuove in cui realizzarsi e sentirsi vivi, a vivere secondo la propria natura indipendentemente dalle aspettative degli altri.
 Chris nel suo viaggio trascurò solo una cosa, quella più importante che lo portò alla morte, la solitudine. Chris durante il suo viaggio entrò in contatto con molte persone e si affezionò a esse, ma mai abbastanza da sentire il desiderio di restare. Per lui c'erano solo i suoi sogni da realizzare, le sue sfide da affrontare, credeva che le persone fossero un ostacolo al raggiungimento dell'autentica felicità: la vita solitaria nei boschi. Si accorse solamente nei suoi ultimi giorni che non poteva esserci niente di più sbagliato. Prima di morire nel suo diario scrisse: La felicità è reale solo se viene condivisa, si accorse troppo tardi che ciò che dicevano i filosofi antichi è reale: l'uomo è un "animale politico", è portato a viver in società poiché da solo non può sopravvive. L'uomo non è un'isola perché, per quanto possa essere forte, avrà sempre bisogno di una spalla su cui piangere, di una persona su cui poter contare e di cui fidarsi.
 Chris si accorse della vera natura dell'uomo troppo tardi e pagò questa dimenticanza con la vita. Tuttavia Chris, anche poco prima di morire, non mostrò di essersi pentito delle sue scelte, scrisse infatti di aver avuto una vita felice e di non avere rimpianti. Chris morì molto giovane e per cause che potevano essere facilmente evitate, ma nonostante questo, rimase grato alla vita per quanto aveva ricevuto, perché aveva avuto un'esistenza piena, aveva vissuto la vita nell'esatto modo in cui voleva viverla, non ha aspettato, non ha avuto paura, ha solo capito che la vita è un dono troppo prezioso per sprecarlo davanti ad un televisore o in attesa del principe azzurro. Tutti noi riceviamo questo dono inestimabile, ad alcuni viene crudelmente strappata via troppo presto, ma è quello che ne fai a renderla preziosa, non la sua durata, perché come disse Chris la cosa più bella è: Vivere soltanto vivere, in quel momento in quel luogo. Senza mappe, senza orologio senza niente.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010