Un'esperienza di lettura da "Il vecchio e il mare"
Ieri ho pianto, per colpa della mia adolescenza ed inesperienza nella vita, allora per confortarmi sono andata a rileggere il mio libro preferito: Il vecchio e il mare.
Me lo aveva regalato mio nonno quando avevo dodici anni; dovevo lasciare l'Avana perché mi trasferivo con mia madre in Italia. Dovevo lasciare il mare e tutti quei magnifici colori del cielo e della natura cubana. Ero triste e, come ora, piangevo. Alla vigilia della partenza mio nonno si presentò con un regalo per me. Era il libro. Lo lessi tutto d'un fiato nel viaggio d'aereo, senza mancare di commuovermi quando il vecchio perse tutto ciò per cui aveva lottato con tutte le sue speranze e le sue forze.
Non mi accorsi però della dedica che c'era nella prima pagina e che diceva così: “Cara Rachel, forse non ci vedremo per più tempo di quanto tu possa immaginare, ma non voglio che in alcun modo tu soffra di nostalgia per la tua terra e la tua gente. Non devi pensare che tutto ciò che hai qui non lo troverai più in nessun posto, anzi. Solo che dovrai lasciare che il tempo si occupi di farti trovare il mare anche in Italia. In questo libro non solo troverai tutto questo, ma incontrerai anche gli insegnamenti che io come nonno finora non ti ho potuto dare, ma che leggendo questa storia nel corso degli anni, ti aiuteranno a crescere”.
La storia mi affascinò, in tutto e per tutto. C'era quello che mi serviva per affrontare la vita: la lezione della dignità dell'uomo (più tardi avrei scoperto che Hemingway inizialmente voleva chiamarlo La dignità dell'uomo), il mare, il sole cocente di Cuba, ma soprattutto i pescatori e quel vecchio strano che tanto somigliava a mio nonno. Un vecchio forte e testardo che non si rassegna a seguire il destino, ma che prova a sfidarlo con l'intelligenza e la volontà. Ora mi chiedo, ma se il vecchio avesse pescato il giorno precedente e tutti gli altri giorni, avrebbe preso lo stesso il pesce, o l'avrebbe lasciato andare? Così ho imparato anche che a volte la cattiva sorte ci fa diventare più potenti e ci prepara per quando arrivi la buona sorte, saper prenderla al volo. Tutti noi abbiamo il nostro immenso mare dove prima o poi ci toccherà misurarci con quel marlin, e se saremo preparati ce la faremo a far diventare nostro quel maestoso pesce. Magari ci feriremo, soffriremo durante la sua caccia, ma vinceremo.
Ho imparato questo con un libro così piccolo e grazie a Santiago e a mio nonno. Sono cresciuta tanto. Direi che Hemingway è un mago con le parole e con la poesia. Con questa short story si è trovato nel suo ambiente e ha potuto dare il meglio di sé in assoluto.
Spero di poter leggere una storia con lo stesso carisma almeno un'altra volta nella mia vita, ma non credo che ci riuscirò. Non troverò in altre la stessa poesia, Cuba, la mar e il marlin. Chissà.
Alla fine mi consolai del tutto grazie a Santiago e decisi che mi sarei portata sempre il libro con me, come Petrarca con le Confessioni di Sant'Agostino. Sì, questo libro sarà le mie Confessioni. Perché ogni uomo e donna dovrebbe avere un meraviglioso libro che sia da maestro per la vita, oltre che una persona.
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