Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
20ª edizione - (2017)

E anche oggi ho perso

La sveglia oggi non è suonata abbastanza forte da svegliarmi oppure è suonata in ritardo. Fatto sta che ho perso mezza giornata, ma non fa niente dato che per me ogni giorno che scorre uguale è solo un giorno in meno, solo tempo perso. E io sto perdendo tempo da qualche mese (forse qualche anno).
Ho scoperto il dolce far niente dopo aver smesso di andare a scuola, mentre il tempo che prima avevo per studiare o uscire con gli amici, ora si è trasformato in interminabili ore davanti alla TV a guardare serie e talk show di cui non mi è mai importato nulla.
La lancetta tocca le 12 e mi siedo sulla poltrona accendendo il piccolo schermo: pubblicità ingannevole trasmessa a volume rialzato, il tono cantilenato degli speaker, il buonismo e il cinismo di tutti i giornalisti, programmi banali e stupidi. Capto ciò che l’industria televisiva ha da offrirmi e rimango schifato dai programmi sempre più lunghi e dalla qualità sempre peggiore. La risposta a un quiz demenziale arriva dopo 5 minuti buoni e il casting di un programma diventa esso stesso il programma, accrescendo il numero dei senza talento che ambiscono ai red carpet di Hollywood o che si illudono di riempire forum pieni di fan. Il palinsesto diventa un frullato di soap, cronaca, gossip e telenovele aumentando la dose di ciarlataneria offerta al pubblico.
Dopo ore di “niente”, forse ho in mente il perché di questo decadimento di stile: i produttori non riescono a incassare più introiti e non riescono a superare il tetto degli ascolti di cui hanno già raggiunto l’apice, quindi la soluzione che hanno trovato è risparmiare, a discapito dei programmi e dei contenuti che diventano sempre più mediocri. La televisione è diventata un mass media mal adoperato, poco originale e grossolano, con il solo scopo di fare soldi piuttosto che educare e combattere l’ignoranza.
Odio troppo la stupidità, e passare le giornate a guardarla e osservarla in tutte le sue manifestazioni mi disgusta, ma non ho scelta. È l’unica cosa che mi fa tiene occupata la testa, perché di fare altro o uscire fuori non ne se ne parla. Sarei costretto poi a confrontarmi con la vostra realtà e con le persone. Tutte quelle persone a cui volevo bene e che ora non ci sono più perché mi hanno abbandonato alla mia condizione.
Io sto bene con i miei simili, infatti sto sempre da solo. Non vuol dire che non abbia amici, solo che non mi sento più a mio agio con nessuno di loro. Li trovo insopportabili e superficiali e sono consapevole che potrebbero dire la stessa cosa di me, perché ai loro occhi sono io quello diverso. Sarà che odio i sorrisi finti e che più la gente mi parla più mi agito. Potrei benissimo essere un alieno dato che non conosco nessuno che riesca a capirmi o a convivere con i miei stati d’ansia e le mie paranoie e a salvarmi da me. Per tanto tempo ho pensato che foste voialtri il problema, poi è arrivato quel periodo della mia vita che non ricordo bene, nonostante abbia una memoria da elefante. Ricordo qualcuno che mi parlava continuamente del mio essere borderline e continuavo a pensare che fosse un folle, ma con l’avanzare dei giorni, sempre uguali, ho forse preso coscienza della bolla che mi rinchiudeva. Una bolla che escludeva al suo interno tutti, famiglia compresa, e mi plasmava, mentre i miei pensieri si facevano sempre più astratti e sempre più intricati. Hanno provato spesso a tirarmici fuori, anzi sempre, e a farmi aiutare da qualcuno ma loro non potevano fare niente. Solo io, me e me stesso potevamo fare qualcosa
Doveva partire da dentro altrimenti sarebbe stato tutto inutile, controvoglia. Loro, e qualsiasi altra persona, ogni volta che provavano a parlare con me le voci diventavano soltanto un rumore fastidiosissimo. E in quel momento avevo solo l’istinto di tapparmi le orecchie.
Potessi parlare alla mia Paranoia non so che le direi. Forse che mi ha rafforzato per stare solo, ma se fuori c’è il sole, io dentro ho la pioggia. Le direi che sono stato esiliato dallo stato di grazia e che avevo l’ansia di crescere. Poi sono cresciuto ed è rimasta solo Ansia. È la mia migliore amica, c’è sempre e mi segue ovunque. Do la colpa a lei se ho smesso di fare molte cose, come frequentare la mia ragazza o la scuola. Avevo una relazione felice e dovevo finire il liceo visto che mi mancava l’ultimo anno, magari laurearmi in psicologia e conseguire gli studi per diventare psicologo e far emergere la parte più autentica di ognuno di noi per aiutarlo. Però sinceramente non avrei mai pensato che aiutare me stesso sarebbe stato più complicato. Devo fare i conti con il buio che ho dentro e quando provo a schiarirlo trovando una risposta, piovono punti di domanda. È strano, dato che dicono che ho doti straordinarie a raccogliere ed elaborare informazioni. Ma sono troppo concentrato a pensare al mio disagio che il fatto di poter diventare qualcuno (e detto fra noi, io potrei, tutti dicevano così) era soltanto un puntino di luce nel mio buio di interiore (che poi buio è soltanto un colore in confronto a quello che ho dentro realmente). Riesco a leggere il mondo, ma ormai non sono più sicuro che sia lo stesso che voi vedete e vivete.
Mi sento Maradona che abbandona il calcio a causa della droga. Sono Steve Jobs che non ha mai trovato un lavoro o Monet senza pennello. Sono Freud con problemi mentali, Leopardi analfabeta e il Messia eretico. Sono tutto e sono niente.
La mia migliore amica mi tiene ancorato al suolo, mentre io voglio volare e alla caduta ci penserò solo dopo lo schianto. Volare da solo e uscire dalla bolla che mi rende così strano da voi. Sono diverso o speciale? È la domanda a cui non troverò o non voglio trovare una risposta.
Non credo più nelle persone da quando penso di credere in me. Ho imparato a isolarmi per necessità e a rafforzarmi nelle avversità e non so quanto deve durare ancora questa situazione. Penso che si guarisca di qualcosa solo ammalandosi di altro, perciò aspetto.
Intanto sto rendendo le mie giornate vane come orme di passi sulla sabbia durante una tempesta. Odio la routine ma ne sono subordinato. Devo assolutamente vivere la mia esistenza in un ciclo ben definito che conosco bene per non perdere il controllo della realtà.
Questa volta la lancetta segna le 21 e nemmeno oggi sono uscito. Probabilmente uscirò domani se loro non mi vengono a trovare. I programmi serali iniziano e io mi sistemo sul divano a schifare il ridicolo palinsesto, mentre aspetto, come sempre, l’arrivo di Ansia e Paranoia. Aspetto e ogni notte mi sveglio a contemplare il nero, immenso e attanagliante, mentre si trasforma in migliaia di braccia, poi in miriadi di serpenti e poi in fauci che pian piano mi inghiottono. Penso di urlare ma dalla mia bocca esce a stento una nota, mentre soffoco. E poi aspetto che passi.
E anche oggi ho perso.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010