Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
20ª edizione - (2017)

La lettura

Cos’è la lettura per me? Per capirlo bisogno partire dal principio.
Sinceramente, riguardando la mia infanzia ricordo più libri che giochi con gli amici. Sono sempre stata circondata da libri. E fumetti. Tralasciando i soliti libri per bambini che essendo tali mancano di filo logico ho principalmente imparato a legger con i fumetti. In particolare con Topolino.
Mio nonno li collezionava, mia mamma li leggeva da piccola e mia sorella maggiore pure. Di conseguenza anch’io ho avuto modo di entrarci in contatto. Inizialmente non ci capivo nulla. Guardavo le figure e m’inventavo le storie perché non c’era sempre qualcuno disposto a leggermeli. Pian piano mi sono appassionata e col tempo ho imparato più vocaboli con essi che ha scuola. Ma è qui che mi sono resa veramente conto della mia passione.
Verso la terza elementare, la mia maestra di allora fece portare un libro a ognuno di noi e istituì una piccola biblioteca dove ognuno di noi prenotava un libro, contrassegnato da un numero e dopo un mese, doveva restituirlo. I miei compagni sinceramente facevano fatica a leggere mentre io in circa due mesi avevo già letto tutti i libri della “biblioteca”.
Le maestre mi ammiravano ma i miei compagni no. Non capivano questa mia passione, cosa mi spingesse a passare gli intervalli a leggere. Inizialmente venivano lì a dirmi sempre la stessa frase: «Dai, basta leggere! Vieni a giocare con noi».
Ma io neanche li calcolavo. Li guardavo distrattamente, scuotevo la testa e riabbassavo gli occhi sulla storia isolandomi dal mondo esterno. Questo portò ovviamente alla mia esclusione.
Soprattutto alle medie. Lì era come se non esistessi. Molti professori si preoccupavano perché non mi vedevano molto presente. Ero attenta, ero anche la migliore della classe, ma quando finivo un esercizio, non parlavo con alcuno. Tiravo fuori da sotto il banco un libro e leggevo.
Molti quando lo racconto mi dicono: «Che pessimi compagni che avevi: t’isolavano solo perché eri diversa». E sbagliano.
Sono cosciente che i miei compagni m’isolassero un po’, ma non era solo colpa loro. Anch’io per certi versi m’isolavo. Ogni giorno avevo davanti a me una scelta: i miei compagni o i libri.
Io scelsi sempre questi ultimi per cui non è che loro fossero pessimi perché mi escludevano. Il nostro penso era un tacito accordo. A me non piaceva troppo stare con loro quindi facevo qualcosa che mi piaceva.
Verso la terza mi sbloccai un po’ e instaurai delle amicizie un po’ più concrete ma è adesso, al liceo, che mi sento a mio agio. Ora se parlo di libri, non c’è nessuno che mi guarda strano e mi chiede “ma quanto leggi”, ma soprattutto non sento più il bisogno di usarli come scudo. Perché erano e sono questo per me: uno scudo. Mi proteggono dalle occhiate degli altri, mi raccontano di mondi fantastici, di storie incredibili…
Ma ora basta parlare di ricordi. Torniamo al tema iniziale.
Per me la lettura è un’arma a doppio taglio.
Quando leggo, piombo in un mondo nuovo, divento parte della storia, viaggio con i personaggi, gioisco e piango con loro. Quando leggo, non mi sento quella sbagliata, quella strana, quella intelligente o altro. Mi sento una spettatrice esterna ma allo stesso tempo è come se fossi lì. Per fare un paragone è come se stessi guardando un film. Ma un film solo mio, che nessun altro vedrà, creato dalla mia fantasia.
Quando leggo, non penso. Non sono una di quelli che cerca i significati nascosti nei libri; per me la lettura è libertà, può piacere o no. Può essere famosa o no. Può incantare o no. Può far star bene o no.
Principalmente per questo dico che la lettura è un’arma a doppio taglio. Quando finisco di leggere un libro che mi ha appassionata, mi sento prendere dalla solitudine. Non sempre ma capita. Mi rendo conto che ciò che leggo difficilmente si avvererà, che non verrà qualcuno a dirmi che c’è un motivo dietro al mio essere diverso, che dopo trenta capitoli ci sarà l’epilogo con un lieto fine per tutti.
Eppure continuo a leggere. Continuo a illudermi, a sognare, a perdermi in storie che sono irreali ma che sono speciali per questo.
Ricapitolando: per me la lettura è una passione, un’arma a doppio taglio, la mia àncora di salvezza, ma anche un’opportunità. Grazie alla lettura mi esprimo in un modo molto corretto e ho scoperto un’altra mia passione: la scrittura. Secondo me è nata sia come metodo di sfogo sia come un nuovo metodo di lettura.
Spesso, infatti, scrivo storie di cui nessuno è a conoscenza che rispecchiano le mie esperienze e che rileggendo mi aiutano a capire come affrontarle al meglio: parlando delle mie insicurezze ho ad esempio trovato il coraggio di iscrivermi a un concorso.
Sinceramente non penso a vincere ma probabilmente in cuor mio vorrei che altre persone possano confrontarsi col mio punto di vista dando loro anche le motivazioni che mi portano a concepire un determinato pensiero.
Ed è esattamente quello che ho fatto qui. Ho raccontato com’è nata la mia passione, che conseguenze ha avuto, cosa significa per me e che pensieri ho sviluppato grazie a essa.
Spero di esserci riuscita perché per me i libri, la lettura, leggere, chiamatelo come volete sono una parte importante di me, mi hanno dato forza e coraggio ma anche tristezza e dolore.
Grazie a essi posso esprimermi al meglio e so che essi non mi abbandoneranno mai.

«Il libro è un amico che non ti tradisce mai»
Scarlett, Barbara Baraldi


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010