Appello di un marito
Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza; Ma la vostra è una battaglia persa. L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai perdutamente di lei più di dodici anni fa. Ovviamente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. So che lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere nel quale voi non entrerete mai. Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. Ha appena diciassette mesi e farà merenda come ogni giorno e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo petit garçon vi farà l’affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non avrete mai nemmeno il suo odio.
Caro lettore,
ti scrivo questa lettera perché penso che sia importante leggere ciò che questo uomo ha scritto qualche tempo fa a coloro che lo hanno reso vedovo. Un breve messaggio mandato agli attentatori di Parigi. Poche parole rimaste nella mia mente per tutto questo tempo. Sinceramente tutte le volte che lo rileggo, scaturiscono in me due sentimenti totalmente differenti: da una parte l’ammirazione per questo uomo che ha avuto il coraggio di non farsi sopraffare dalla situazione e, allo stesso tempo, la determinazione con la quale ha deciso di affrontare gli uccisori di sua moglie.
«Io Giulia, che cosa avrei fatto?»
Questa domanda spero che te la porrai anche tu caro lettore, perché, purtroppo, mi rendo conto che il mondo in cui viviamo, sta diventando sempre più apatico e soprattutto è sempre più interessato a questioni effimere e superficiali. Io, personalmente, ci ho riflettuto molto e sono arrivata alla conclusione che, non essendomi mai trovata in una situazione del genere, non posso affermare con certezza che avrei fatto lo stesso e, allo stesso tempo, neanche supporre che mi sarei comportata in modo differente. Già, risposta assolutamente neutra e anche abbastanza banale. Una risposta che mi sono data in modo precipitoso.
Proprio per questo ho incominciato a riflettere: «Tu come ti saresti comportata?».
Sono giunta alla conclusione che io una cosa so: odio genera odio, occhio per occhio, dente per dente.
Detto questo, a causa dell’effetto che l’ira ha sulle persone, questo uomo avrebbe dovuto scrivere minacce di morte e non di certo il contenuto di queste poche righe. Non lo credi anche tu? Eppure il messaggio che trasmettono le sue parole è forse peggiore di qualsiasi minaccia.
«Ne uccide più la lingua che la spada» ci ricorda la saggezza popolare.
La parola logos in Greco ha diversi significati: parola, discorso, ragionamento… Può essere forse un caso che per i Greci la parola, coincidesse con la ragione? No, assolutamente. L’uomo si distingue dagli altri esseri viventi per l’utilizzo della ragione, senza di essa l’uomo è alla pari di un animale, istintivo e ferale. Eppure qui si pone un problema, un uomo che agisce con logos come può trovare ragionevole fare una strage di donne, uomini e bambini?
Tu lo trovi giusto caro lettore? Beh, io spero proprio di no, perché chi ha il diritto di togliere la vita a un proprio simile? Molti, pochi, conoscenti, sconosciuti, non importa.
»Torna all'elenco dei testi
»Torna all'elenco delle edizioni