Nella luce quando avrebbe dovuto esserci il buio, nella realtà quando avrebbe dovuto esserci un sogno
Entro nella mia camera.
Raggi di luce mi avvolgono subito come abbracci e posso vedere granelli di polvere danzare lentamente su di me. Quelle frecce dorate di sole riempiono di colori la mia stanza, portando la luce nel buio delle mie più vive fantasie. Ricordo la giornata di sole, il blu del cielo e i mille sguardi che ho incontrato, ormai abbandonati per chiudermi ancora dentro di me, sola in una stanza, a sognare il mondo che suona fuori dalla finestra.
Appoggio la mia giacca candida come la neve e mi siedo alla mia scrivania, scorgendo con la coda dell’occhio un libro azzurro sotto al quaderno di latino.
Notti bianche di Dostoevskij.
Questo leggo sulla copertina, assieme al disegno di due pattinatori.
Apro il libro e non sono più dentro di me, ma cammino lungo le vie di Pietroburgo.
Sento che la vita non corre via con il furore del vento, ma ogni singolo particolare si muove ed è un nuovo romanzo da scrivere, un nuovo inizio da sognare. Ogni minimo dettaglio è un nuovo romanzo che sboccia e che non avrò mai il coraggio di realizzare. Gli anni, i mesi, i giorni, le ore volano via attraverso orologi invisibili che non posso fermare. Le persone sono statue mute o che parlano lingue sconosciute ai sogni. Le strade della mia città ora sono deserte, vuote di sguardi, di sorrisi, di parole.
Una giornata nel verde della campagna, nei raggi di sole che la illuminano, in tappeti di fiori che hanno rubato i colori all’arcobaleno e sento la vita correre in me.
Torno a casa e vedo perle e diamanti – che sono lacrime – bagnare il delicato viso di una giovane ragazza. E nel silenzio delle sue lacrime sento le urla dell’amore.
Mi avvicino e subito mi allontano.
Ho solo il coraggio di farla diventare un altro sogno, un’altra bugia che è come un miraggio, che toglie dalla bocca il sapore di sale del mare della vita e che ti nasconde dietro a una maschera la sua bellezza.
Improvvisamente un signore la rincorre e io mi avvicino a lei per proteggerla dal buio del destino.
Posso vedere i suoi capelli, la luce del suo sorriso e la musica che proviene dal suo cuore.
E quella musica ormai è anche mia e ogni singola sua parola è una fiamma che mi scalda. E nella dolcezza dei suoi occhi riesco a scoprire la fragilità e la forza di vivere. Voglio scoprire i suoi sorrisi, i suoi sguardi, i suoi pensieri, riempire il vuoto del pozzo che è il mio cuore, brillare a ogni suo sorriso. Cercavo l’infinito nei dettagli delle case delle vie di Pietroburgo e ora lo trovo in due piccoli e dolci occhi speranzosi in un amore che sta morendo.
Quattro notti volano, corrono più veloci dei sogni di cui vivevo e che mi stavano uccidendo, nella luce quando avrebbe dovuto esserci il buio, nella realtà quando avrebbe dovuto esserci un sogno.
Le parlo di quello che sono, un sognatore, e lei, gelida e insensibile, mi parla della persona che ama e che non riesce a cogliere la sua bellezza. E se prima riusciva a renderla felice con un sorriso, ora lui la distrugge senza parole.
Io intanto sogno, sogno che il suo principe non la venga mai a prendere, o forse sì, che la ami, per poterla vedere sorridere e ottenere la felicità che non potrò mai avere.
E non riesco a parlarle di quello che provo, perché sento che ogni mia parola sarebbe vana nella luce silenziosa del suo sorriso. Amare significa avere il coraggio di vivere almeno per un istante nel sorriso di chi ami e io avrò sempre paura di farle male con le mie imperfezioni, con la perla che sono diventato.
Il mio cuore intanto batte sempre più veloce al ritmo di una nuova realtà, che mi fa volare e che allo stesso tempo mi graffia.
L’ultima notte svuoto il forziere che è il mio cuore dai milioni di segreti che sono i sogni che vivono in me e riempio il silenzio che divide con parole. La amo e anche lei mi ama e sento che non vivo più nel mondo dei sogni, ma nella realtà che è l’amore. Voglio diventare con lei una cosa sola e scoprire ogni sfaccettatura del diamante che è il suo cuore. Saremo un solo pennello che colora la vita, una sola voce che canta il nostro amore.
Ma è un attimo e lei corre dal suo amore che è tornato da lei e io rimango solo con l’unico attimo di gioia di cui per il resto della mia vita vivrò.
Ritorno nella mia camera, prigione dove mi rinchiudo per sognare.
Chiudo il libro e il sale di lacrime scivola lungo le mie guance e mi sfiora le labbra.
In quelle poche pagine ho letto il sogno e l’amore.
I sogni sono come le conchiglie che il mare ha depositato sulla riva, che bisogna raccogliere e ascoltare. I sogni sono terre da inventare, parole che non hai il coraggio di dire, il calore del sole che non potrai mai percepire sulla pelle. Sognare è capire che ogni piccola cosa è meravigliosa, che anche in una pozzanghera puoi vedere il riflesso di un arcobaleno. Sognare significa leggere in uno sguardo milioni di frasi prigioniere del silenzio.
Poi c’è l’amore, che è la più viva realtà. L’amore è un intreccio di gesti, che sono rapidi e profondi sguardi e sorrisi e infiniti, e di parole, di musica e di poesia. Amare è comporre insieme una sinfonia infinita e aver il coraggio di non avere come note solo i sogni, ma persone, che diventeranno i tuoi sogni.
Così è capitato al nostro sognatore, che viveva solo nei sogni e ora nella realtà. Che non capiva se Nasten’ka fosse un sogno o la sua realtà, se fosse una conchiglia o il mare. E solo alla fine capisce che è stata, è e sarà per sempre il suo sogno, la luce che attenderà al mattino e non più nelle notti bianche. E lui non smetterà di vedere nei suoi occhi le stelle brillare, che lo guideranno nell’oceano infinito che è la vita.
Ora la sua vita non è fatta di sogni, ma è il più vero dei sogni, la più vera delle realtà.
La lascia andare, ma solo perché la ama veramente e sa che non avrebbe mai il coraggio di amarla veramente.
Capisce che ogni persona è come una farfalla che porta con sé i colori della tavolozza per dipingere la vita. Però la sua bellezza sta nella libertà, nel volare. Amare non significa ucciderla, per poterla portare sempre con sé. L’amore è la speranza che la farfalla ritorni da te, seguendo il profumo del fiore che sei, che sei sempre stato e che sarai.
Che cos’è l’amore se non un sogno?
L’amore è un filo su cui si cammina, per imparare a volare. È dipingere di blu il grigio del cielo, trasformare il gelo in calore, diventare alleata della luce contro alla pioggia, per far nascere un arcobaleno.
I sogni invece sono l’ombra di quello che siamo, di quello che vogliamo essere, di quello che vogliamo diventare, di ciò che è impossibile a tutto, ma non all’amore. E la vita non è altro che mille sentieri che sono persone e mille gesti che sono l’amore.
Mentre lacrime, come pioggia, continuano a rigarmi il viso, prendo il computer argento di casa mia e inizio a scrivere, o forse a trascrivere la tempesta di sentimenti che è il mio cuore, mare profondo dove si tuffano fiumi di miriadi di pensieri.
Le mie dita corrono sui tasti e il loro rumore sembra una musica che va al ritmo dei battiti del mio cuore.
Forse sono io quel sognatore, forse sono io che mi chiudo nel mio mondo fatto solo di sogni e poesie, forse sono io che come una funambola cammino sul filo della vita, barcollando tra sogno e realtà.
Voglio vivere, voglio vedere il riflesso della mia anima negli occhi di chi ama, voglio seguire il profumo che proviene dai loro cuori. Ma voglio anche continuare a sognare, perché in fondo tutti siamo fatti della stessa materia dei sogni e in un sogno è rinchiuso il suono della nostra vita.
Scrivo parole, che, come fiori, nascono e si intrecciano, per creare una sinfonia infinita che narra storie dentro e fuori da me.
Voglio amare il mondo e l’unico modo per farlo veramente è averlo dentro, perché ormai è diventato il mio sogno, il mio destino che voglio scrivere con l’inchiostro che è l’amore.
La vita e i sogni non sono altro che le pagine di uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.
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