Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
20ª edizione - (2017)

Crisalide

Mamma, devo dirti la verità.
Sto morendo, la mia depressione mi logora ogni giorno di più, mi frantuma gli organi e le ossa, non mi fa respirare, mi soffoca.
Un giorno è piccola come una lucciola sul palmo di un orso, il giorno dopo è l’orso. In quei giorni, mi fingo morta affinché l’orso mi lasci in pace.
Mi dicono di accendere una candela in questi momenti, ma le candele mi ricordano la chiesa, la scintilla di un ricordo giovane, mi ricordano la morte, è il momento in cui ho imparato che qualsiasi persona io possa mai conoscere, un giorno morirà. E poi mamma, io non ho paura dell’oscurità. Forse è questo il problema.
«Non riesci ad alzarti dal letto, è questo il problema» mi dicono tutti.
Hanno ragione. L’ansia mi ha presa come ostaggio dentro la mia casa, dentro la mia testa.
«Perché non provi a uscire con dei tuoi amici?» mi chiedono.
Certo, ci provo. Faccio dei programmi, ma poi non ci voglio andare. Ci provo perché so che dovrei avere voglia di andarci, so che a volte ci sarei dovuta andare, solo che non è così divertente divertirsi quando non vuoi divertiti.
Sai mamma, ogni notte l’insonnia mi accoglie tra le sue braccia e in un certo senso mi fa sentire anche meno sola di quello che in realtà sono.
«Prova a contare le pecore» mi dicono.
Ma la mia testa riesce solo a contare le ragioni per rimanere in vita. Quindi mi alzo e cammino, cammino e cammino, finché le rotule delle mie ginocchia sferragliano come cucchiai stretti in una presa debole, ricordandomi di star vagando in un oceano di felicità nel quale non posso tuffarmi. La mia felicità non esiste, è vuota come lo è il mio cuore, la mia felicità è una febbre altissima sul punto di esplodere.
«Hai paura di morire?» mi chiedi, mamma.
No! Io ho paura di vivere! Mamma, ho paura di vivere, sono sola! Credo di averlo compreso per la prima volta quando papà se ne è andato, il vuoto lasciato dentro di me, è stato ed è incolmabile, trasformando la rabbia in solitudine, la solitudine in un impegno. Quindi, quando ti dico che sono sempre impegnatissima, sono solo impegnata con la mia solitudine, la mia rabbia, la mia ansia.
Il letto è la mia unica casa, il teatro vuoto dentro il mio petto riecheggia i battiti del mio cuore, ma io sono solo una turista a cui non interessa essere qui, non più per lo meno.
Da quando papà non è più con noi, è come se nemmeno tu e io fossimo qui.
Lui era l’unica cosa che ci univa, con il suo sorriso portava allegria dentro la mia anima, come quando da bambina mi portava al parco giochi di nascosto da te, mi faceva mangiare tutto ciò che volevo all’oscuro di te. Lui portava la pace tra di noi, non siamo mai andate d’accordo e solo lui ci faceva capire i nostri errori.
A volte, quando sono nella mia camera e il mio sguardo si posa sulla quella foto ritraente noi tre, due anni fa, nella quale tu avevi il tuo solito sguardo scocciato, dopo aver litigato nuovamente con me, mi domando perché sia capitato a papà e non a te, perché Dio non poteva prendere te, perché quel giorno non c’eri tu su quell’aereo. Poi penso di nuovo a papà e so che si arrabbierebbe con me se sentisse queste parole, lui diceva sempre che tu mi ami anche se non lo fai vedere.
Io, non ci ho mai creduto. L’unica persona che credo mi abbia sempre amata è stato lui, e lui per me è stato il mio grande amore e lo sarà per sempre.
Oggi sono qui davanti a te, per la prima volta con il cuore in mano, e sto cercando di farti capire cosa provo veramente, quali siano le mie paure e le mie insicurezze; ma tu, impassibile come lo sei sempre, come un alto muro spesso, impossibile da oltrepassare, non capisci. Non capisci tua figlia, o forse non la vuoi capire.
Negli anni ho imparato anche io, forse proprio da te, ad alzare questo grande muro che da tempo mi protegge, ma il mio non è forte come il tuo, il mio, pieno di crepe e graffi, sta cedendo e sta crollando, facendo di me una piccola crisalide, in attesa di subire la propria metamorfosi e trasformarsi in una maestosa farfalla.
Ma questo non accadrà mai, io rimarrò sempre quella piccola crisalide che non vedrà mai il suo giorno di gran splendore.
Continui a non capire.
Mamma non lo capisci?
Neanche io ci riesco.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010