Premio letterario SofiaPremio letterario SofiaPremio letterario Sofia
19ª edizione - (2016)

Sottobosco con due figure

Cos’è per me l’arte? Soggettivamente, per me l’arte rappresenta la spinta che ognuno di noi ha bisogno nella vita. L’arte, mi ha spinta ad affrontare cose che, forse senz’essa, non sarei stata capace di affrontare e non ne avrei avuto neanche le capacità. Molte volte, è la così detta «luce in fondo al tunnel». È un po’ come un albero, si divide in tanti rami da cui sbocciano fiori diversi internamente, ma uguali esternamente e ognuno di noi ne raccoglie uno; lo custodisce fino a che non si secca e non muore. Dopo ciò, che fine fa il fiore? Una volta dopo che il fiore ha esposto tutta la sua bellezza, che calava sempre più dal momento in cui è stato staccato dall’albero sin al momento in cui cadde dalle mani di chi l’ha raccolto e rimane a terra, che cosa ne sarà più di quel fiore? E gli altri fiori rimasti sul ramo e mai raccolti da nessuno poiché forse non sono sbocciati nella maniera corretta, o forse non sono stati notati? Ecco come funziona con l’arte. Gli artisti sono per la maggior parte delle volte i fiori che non vengono mai notati oppure sbocciano, ma non mai abbastanza bene per poter avere ciò che si meritano. Così come i musicisti. Questo, fino a poco tempo fa mi rendeva triste: sapere che, il mio artista preferito, Vincent Van Gogh, a cui devo tutto ciò che sono ora e tutta la maturità che custodisco, sia morto in maniera tragica e che sia stato lui stesso a togliersi la vita che più si meritava, mi ha sempre reso triste e tutt’ora lo fa, penso che lo farà sempre. La vita che aveva lui così come molti altri artisti, era speciale. Si nasce per essere ciò che si vuole e lui è stato ciò che io e altre migliaia di persone nel mondo vorrebbero essere. Eppure ora, esistono molte persone colte rispetto a molti anni fa, ma in pochi colgono il vero senso di ogni cosa che ci circonda. Van Gogh mi ha insegnato che in ogni piccola cosa, in ogni piccolo gesto, in ogni particolare, l’arte è con noi. Tengo molto a tutto questo, come se l’arte fosse una persona che vive dentro me e come se Van Gogh fosse un mio famigliare stretto. Sarebbe giusto fargli sapere che tutto ciò che voleva ora c’è e che se anche ora è passato molto tempo, io riesco a percepire il suo dolore e la sua arte. Si sentirebbe compreso, e uno dei miei bisogni (perché sì, ne sento il bisogno) è quello di potergli solo far sapere che ce l’ha fatta e che la sua arte ora è esposta in tutto il mondo e anche se è tardi, ce l’ha fatta. Vorrei essere in grado di capire i suoi sentimenti dal modo in cui ha dipinto i quadri che oggi sono arrivati a noi. Forse l’arte può deludere, come molte persone fanno. L’arte potrebbe essere una persona, differente dalle altre. Così differente che, alla maggior parte delle persone ora non piace più, perché non è adatta alla nostra generazione, non è adatta a tutti. Eppure, si merita molto. Mi pongo sempre una domanda a cui non so darmi risposta: e se l’arte, un giorno, dovesse morire? Scomparire dalla mente delle persone o semplicemente non esser più accettata da abbastanza persone per poter esser ricordata anche tra un secolo? Non basta la tecnologia al giorno d’oggi, per poter trovare noi stessi. La tecnologia non scopre, non dimostra chi siamo noi realmente e per me, l’arte può farlo. Non con tutti, è vero, ma può farlo. Se io, oggi, sono in grado di scrivere, è perché il giorno in cui mi sono resa conto della bellezza dell’arte ho voluto esser come lei, parlare di lei o addirittura paragonarla a poche persone nella mia vita. Non sono una persona molto positiva e purtroppo, parto subito con il piede negativo ma, se ciò di cui devo trattare è arte o la riguarda, io sono così tanto positiva che molte volte mi sorprendo. Mi sorprendo perché tutta questa positività in me non c’è mai e non riesco a farla venir fuori, eppure con lei c’è. Vorrei poter aver la forza per rianimarla, così come vorrei rianimar un’altra persona, ma non riesco anche se so che entrambi vivono dentro me. Però a volte, sentirle viver dentro di me non basta e sento il bisogno, la necessità, di portarle fuori. Non m’interessa di poterle rendere pubbliche, è come se l’arte volesse parlarmi e dire che lei è a attorno a me e che devo aver la capacità di comprenderla e per farlo, devo scrivere. L’arte, ad esempio, non ti abbandona mai. È sempre con te, è sempre lì pronta per consolarti, rispondere alle tue domande o portene altre forse ancora più complesse, ma l’arte non ti lascia mai. Può essere personificata, come faccio io, però non ha lo stesso atteggiamento delle persone, perché lei non ti lascia mai. Si può amare, come si ama una persona. Ma lei non ti abbandona mai, è sempre con te e questo mi fa sentire sicura perché per una volta, posso amar qualcosa che non mi abbandona quando ne ho bisogno. L’arte, Vincent Van Gogh è sempre con me. Voglio introdurvi così, uno dei miei libri preferiti che racchiude la vita artistica e non di Van Gogh. Il libro si intitola Sotto il cielo di Auvers e gli autori sono Peter Knapp e Wouter Van Der Veen. Questo libro, contiene inizialmente un parere personale degli autori e dopo di che la vita del nostro Van Gogh rispecchiata in ogni quadro che ha fatto; ovviamente non sono presenti tutti i quadri che ha dipinto perché sono davvero tanti. Mi piace perché prima di mostrare un quadro, descrivono ciò che ha passato prima e dopo averlo dipinto e ognuno di noi può interpretarlo in maniera diversa, in fondo in questo consiste l’arte. Per me, questo libro racchiude molti quadri a cui tengo e ce n’è uno in particolare che condividevo con una persona che, per me, era la più importante e infatti su questa pagina ho chiuso un fiore che questa persona mi regalò e attorno a tutto il quadro è presente il suo profumo, così ogni volta che mi mancherà la cercherò nell’arte. I quadri in generale racchiusi, mi mostrano in maniera molto astratta il modo in cui Van Gogh viveva ogni giorno; anche lui ritrova l’arte in ogni cosa che aveva attorno: ad esempio, dipingeva paesaggi e da come sono descritti, si posizionava nel posto in cui credeva fosse adatto e poi dipingeva. Osservava, osservava molto. E questo a volte gli era più che favorevole mentre altre per nulla. A dir la verità, tutto questo potrebbe aiutar le persone a capire chi realmente sono, a capire loro stessi. Altre persone si rispecchiano in tutt’altro ma io, ad esempio, mi rispecchio nell’arte. Ci sono momenti in cui vorrei parlarne di più ma non riesco perché sento un blocco, un po’ come Van Gogh si sarà sentito nella sua vita, ma per fortuna da questo vuoto che sentiva, ha fatto nascere uno spettacolo che oggi tutti possiamo osservare. Ringraziarlo non serve, se lui vedesse tutto questo si commuoverebbe e ne sarei fiera. Forse, prendo l’arte un po’ troppo in maniera personale, ma è questo che mi ha fatto e continua a farmi provare. E per questo, uno dei miei più grandi sogni è quello di poter vedere tutto questo dal vivo, ad Amsterdam. Scrivo di questo perché voglio trasmettere qualcosa a ogni persona che legge come l’arte fa con me, mi sento felice ogni volta che qualcuno commenta ciò che scrivo con le esatte parole che volevo trasmettere. Per questo, ho deciso di parlare di un quadro ed elencarvi i motivi per cui sono tanto affezionata a esso. In questo periodo della mia vita ho difficoltà a parlarne perché, come avevo detto, è legato a una persona. Ma ho deciso di intraprendere questa strada e voglio finirla.


Questo quadro per me, rappresenta molto. Come possiamo vedere ci sono due figure, che forse rappresentano il male o il bene, un amore contrastato. Un amore senza un nome, un amore senza identità che può rappresentare un amore materiale, un amore fisico o un amore irraggiungibile. Questo quadro, mette un po’ di tristezza, perché l’amore senza identità è perso tra quello che sembra un bosco, di notte. Tutte queste sfumature, ci fanno rendere conto dell’altezza dell’erba attorno a loro. Cosa mi trasmette questo quadro? Mi fa pensare a quanto l’amore possa essere grande e a quanto ogni tanto, anch’esso sente il bisogno di scappare. Tengo a questo quadro perché a dir la verità, ho parlato di questo molte volte con la persona che amavo e ne ho tratto molte conclusioni, alcune anche parecchio assurde. Questi alberi, alcuni molto spessi, altri meno, forse rappresentano la forza di questo amore che a volte intralcia la strada. I protagonisti di quest’opera son fantasmi, probabilmente. Vediamo attraverso a essi, anche se l’uomo è vestito completamente di nero e la donna un verdognolo chiaro che appare trasparente. Mi fa aprire molto gli occhi, anche il modo in cui Van Gogh ha steso il colore. Il modo in cui lui si approccia all’argomento con la stesura dei colori, è il modo in cui io voglio approcciarmi alle persone con la mia scrittura, e spero di riuscirci tanto quanto lui è riuscito con me.


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Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2010