Tommaso
Camminai avanti e indietro con i miei mille pensieri vaganti nella mia mente.
L’ansia cresceva come una bomba che stava per esplodere.
Le mie mani erano sudate e scivolavano quando provavo a incrociare le braccia.
Avevo paura… tremavo e le gambe stavano per cedere.
Finalmente la porta del soggiorno si aprì e sentii la voce di mio padre, «Entra».
Trascinai il mio terrorizzato corpo verso la stanza in cui c’erano i miei genitori alzati con visi dispiaciuti.
Mi sentivo piccolo, inutile e colpevole. Papà chiuse la porta:
«Noi sappiamo cosa hai fatto, figlio. Siediti.»
Mi sedetti sul divano che è nell’angolo del soggiorno, mia madre mi osservava infelice: non voleva neanche guardarmi.
La grande domanda uscì dalla bocca di mio padre, come un lampo scagliato dal dio Zeus su un campo acheo.
«Perché hai baciato quel ragazzo?»
Tutto era iniziato a scuola.
In classe arrivò un nuovo compagno: era bellissimo, quasi divino e aveva il sorriso di un angelo. Era perfetto. Egli passò davanti al mio banco e sentii il profumo della felicità. I suoi capelli erano del colore dell’oro e i suoi occhi erano un oceano profondo. Il mio cuore batteva ogni volta che lo vedevo… era una cosa strana: io ero da sempre interessato allo studio e agli amici, non a un ragazzo che neanche conoscevo.
Fortunatamente nessuno aveva visto la mia espressione sul viso quando l’avevo visto.
Le ragazze svenivano in sua presenza, il suo nome era una meraviglia per le mie orecchie: Nicholas.
All’intervallo andai dai miei amici che, molto velocemente, fecero amicizia con lui perché eravamo gli unici sette maschi nella nostra classe.
Li salutai con un cenno della mano e mi introdussero a Nicholas…
«Piacere…». Mi guardò sorridendo e vide che non ero affatto comodo. Strinse la mia sudante mano, era piuttosto forte.
Il mio amico più alto di me iniziò a parlare:
«Allora, la festa lo facciamo di sabato?»
Un altro rispose: «Sì, per me va bene…».
«Ma… dove lo fate?» chiese Nicholas perplesso.
«A casa mia fuori città, sai quella casa grande con un cane che abbaia sempre…».
«No, non conosco il posto… io abito in centro e sono qui da poco».
Un mio amico mi parlò dicendo che, visto che conoscevo la strada eccetera, potevo accompagnarlo e, ovviamente, accettai immediatamente.
Andando a casa mia madre mi vide sorridente e mi continuava a chiedere quale era la fortunata ragazza… ma lei non capiva e avevo paura a dirglielo.
Era arrivato il sabato.
Dopo scuola Nicholas mi aspettò fuori con attorno solo e precisamente ragazze truccate e vestite bene… come vorrei essere una ragazza certe volte e non avere la paura di dire:
«Mi piace quel ragazzo, è bello» ma, sfortunatamente, sono nato maschio.
Nessuno mi capisce ed è questo il motivo per cui non ho mai detto nulla fino a oggi.
Andai da lui con passi veloci spostando le ragazze con permesso.
«Andiamo?» dissi impaziente a Nicholas mentre salutava dolcemente le giovani facendo salire la mia tristezza e desolazione. Partimmo per le strade deserte che portavano alla casa del mio amico. La passeggiata fu molto silenziosa e imbarazzante: la sera scorsa non avevo dormito perché le paranoie tormentavano la mia testa come fantasmi insonni che infestano una casa. Piangevo, provavo a soffocarmi perché sapevo che lui era eterosessuale in qualche modo… perché non riesco a trovare una persona come me?
Mi sento isolato dal mondo e la società peggiora solo le cose perché discrimina ciò che siamo… perché non ci accettano?
Piansi per tutta la notte pensando alla mia vita segreta, muta, piena di terrore…
«Hey, cosa c’è?» disse Nicholas interrompendo la mia conversazione con me stesso. «Niente…» dissi tremando.
Il ragazzo si fermò davanti a me incrociando le braccia: «Non è vero».
Volsi lo sguardo verso i miei piedi calciando qualche sassolino.
«Tommaso, so che ci conosciamo da poco ma voglio aiutarti. Puoi dirmi qualsiasi cosa, okay? Io non sono un esperto però proverò a consolarti almeno…» continuò il bell’angelo.
Risposi tremando: «Qualsiasi cosa?».
Lui fece cenno di sì con la testa facendo muovere le ciocche bionde sul viso.
Presi una lunga boccata d’aria e dissi una sola frase: «Sono gay… non dovrebbe essere un problema ma gli altri me lo fanno sembrare. Vedo coppie di etero e mi sento un alieno… non dovrei esserlo perché l’amore è uguale per tutti in qualsiasi modo… ma è così. La gente non mi accetta e…».
Non riuscii a finire la frase perché Nicholas mi prese e mi abbracciò con tanta forza. Iniziai a piangere facendo cadere ogni singola lacrima sulla sua spalla destra e emettendo continui singhiozzi.
«Va tutto bene.» disse accarezzando la mia scheletrica schiena e facendomi sentire a mio agio. Il suo corpo sembrava sicuro, tutto era migliore con lui che mi proteggeva. Mi sentivo meno vulnerabile al mondo e un’onda di pensieri positivi trapassarono la mia mente come onde sonore, invisibili all’occhio umano. Infine mi lasciò per essere faccia a faccia: «Io voglio aiutarti e l’unico modo per farlo è farti capire che non sei l’unico che soffre. Ce ne sono centinaia di migliaia di ragazzi nel mondo, Tommy, e tu sicuramente troverai la persona giusta. Non pensarci troppo però, okay? Hai degli amici e una famiglia…».
«Il problema è che voglio anche te» dissi di scatto a lui senza neanche pensare, come una persona in una verifica in cui devi fare l’ultima domanda ma il tempo è cessato e quindi devi fare tutto di fretta senza mettere un minimo pensiero.
Notai che Nicholas fu un po’ scioccato, capii che lo aveva scoperto ben prima e pensai a quanto fossi stupido.
Per un attimo il suo viso si indurì facendo notare che stava pensando, poi la sua espressione ritornò calma e, mettendo in mostra i suoi bei zigomi, si avvicinò a me lentamente. In qualche secondo eravamo così vicini che potevo sentire il suo alito di menta e a bassa voce mi sospirò nell’orecchio: «Posso esserti al tuo fianco ma non posso fare altro che questo…».
I nostri visi erano un millimetro di distanza e non riuscivo a mantenere gli occhi aperti.
Li chiusi e lasciai fare tutto a lui. Ho percepito le sue calde e dolci labbra sulle mie mentre le sue mani avvolgevano il mio viso come se fosse una coppa. I nostri respiri combaciavano perfettamente e i nostri cuori si potevano abbracciare. Ero avvolto nel nulla e la mia mente finalmente cessò di creare orribile pensieri.
Fu il momento più felice della mia vita.
Sono riuscito a togliermi per poco tempo per dirgli grazie per poi ricominciare a baciarlo. Sembrava una favola con un lieto fine… fino a quando sentii urla dall’altra parte della strada che prima era deserta.
Erano di mia madre.
Aveva i sacchi della spesa caduti per terra con ortaggi che fuoriuscivano e si era coperta la bocca con le mani dallo stupore.
Di fianco a lei c’era mio padre, viso tutto porpora con le occhiaie, e aveva i pugni serrati.
E da lì si ritorna ad adesso, con me in soggiorno e Nicholas fuori ad aspettare.
«Dimmi, Tommy, perché l’hai fatto?» urlò mio padre con il frastuono di una divinità.
«Papà io… sono omosessuale…»
«Ma mica ti piacevano le ragazze?»
«No, papà, io lo dicevo perché avevo paura a dirti che mi piacevano i maschi… come ora…»
«Mi hai deluso, figlio, non è naturale innamorarsi di uno dello stesso sesso! Ma hai capito? Adamo ed Eva erano uomo e donna, non uomo e uomo o donna e donna!»
«Ma papà… l’amore è una cosa proveniente dalla natura ma non ha solo un criterio o una strada: ce ne sono migliaia. L’amore è una cosa misteriosa del tutto spontanea e non dovresti darmi ordini su cosa amare o non amare! Io sono libero!»
«No! Tu non lo sei! Ti ordino subito di smetterla o ti porteremo da degli esperti a farti vedere!»
E così la conversazione si spense. Mio padre ordinò a Nicholas di non parlarmi più… e così fu.
Ora sono qui, a scrivere le mie ultime frasi. L’inchiostro sta finendo e anche il mio tempo.
Mi dispiace… scusa a quelli che continuano a combattere e che ho deluso.
Non rinunciate all’idea di essere felici anche se gli altri vi ostacolano.
Non potevo più vivere così, sapete: amici che ti stanno alla larga, una persona speciale che ti ignora e la tua famiglia che ti incatena e sei sotto controllo ogni singolo giorno.
Finalmente sono riuscito a uscire da casa mia senza essere visto.
Adesso mi rimane solo di saltare da questo ponte e finalmente liberarmi da questa follia.
Il mondo deve cambiare.
Addio… Non mollare mai e poi mai.
Fine.
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