Sguardi d’inchiostro
Carta rigata da storie,
chiuse nei vincoli delle parole
impregnate di lontane memorie
sfiorate da anime sole.
Sguardi di inchiostro i suoi,
riflessi da tramonti incerti,
celanti desideri infranti,
che avidi scorrevano sognanti
in mondi estremamente distanti.
Ombre di gocce e raggi filtrati,
dal vetro e dal tempo incrinati,
splendevano su libri differenti,
carezzando dita tremanti.
Incanti gli occhi miravano
e perdevano ogni realtà:
un’anima scritta la sua,
incisa da fantasie e sentimenti
iniziati e finiti con soli punti.
E la sua vita danzava
tra sospiri e singulti,
ascoltando note sorde
mormorate da molti.
Si componeva e si distruggeva,
la mente di frasi colmava
e senza volerlo pensava
fino a quando il libro permetteva:
eran domande senza risposta,
in cui lei si rispecchiava
in personaggi inesistenti.
E senza volerlo piangeva,
lacerata da vuoti doloranti.
Persone vere quelle che leggeva,
gente di cera quelle che vedeva,
strette dalla quotidianità mortale
a vivere su torri di Babele.
Finita la magia, nascosti i pensieri,
ogni colore si ingrigiva
e il sorriso lentamente svaniva.
Ogni oggi come ieri
Si uniformava senza identità.
In fondo eran sempre le stesse paure,
gli stessi sbagli e gli stessi inganni:
apparenze e imperfezioni,
superfici ed azioni.
Leggere l’unica salvezza,
l’unico mondo che l’accettava.
Una ragazza sapor sangue.
Una fanciulla color inchiostro.
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