La nuova me
Odio leggere. Non mi piace leggere. Volevo essere da un’altra parte. Questo è tutto quello che pensavo quando dovevo iniziare a leggere un libro.Dopo aver torturato la mia anima con tutte queste lamentele pessimistiche, incominciai a pensare che forse sarebbe stato meglio iniziare a leggere qualcosa in più oltre al titolo, quindi mi feci forza con frasi del tipo «la copertina sarà bella tanto quanto il contenuto?», «se non lo apro mi beccherò un due nella prossima verifica!», «facciamo contenta quell’accanita lettrice di mia mamma».Dopo quest’autocommiserazione altamente patetica, mi ritrovai in procinto di scegliere tra l’ingresso in un mondo nuovo fatto di parole scritte o il continuare la mia effimera vita fatta di non libri.Più stanca della mia monotona vita piuttosto che incuriosita, aprii la copertina, passai col dito l’indice (trentasei capitoli… Aiutoooo!), sfogliai la prefazione e arrivai alla prima pagina del primo capitolo. Ecco, sono arrivata a pagina dieci, per oggi il mio dovere è finito.Il giorno dopo sul pullman, contro tutte le mie aspettative, mi ritrovai a pensare alla prima frase che, con la coda dell’occhio, avevo letto per sbaglio e sottolineo per sbaglio: «C’è un bianco senza cuore, qui». Iniziai a riflettere sul significato di quella frase, chiedendomi perché era stata scelta proprio quell’affermazione per iniziare il racconto e come si sarebbe incastrata con il resto della trama.Il pomeriggio, mentendo a me stessa, riaprii il libro per vedere se la prima pagina poteva aiutarmi a capire qualcosa di più sulla prima frase e, ingenuamente, arrivai fino a pagina quindici catapultandomi in un vortice da cui era stato facile entrare, ma in seguito capii che era impossibile uscirne.A questo punto incominciai ad avere paura di me stessa e del fatto che il libro che stavo leggendo mi piaceva e mi stava rubando tempo. Avendo troppa paura di affrontare tutte quelle emozioni assieme, chiusi il libro e andai a cenare.La mattina seguente non cambiò nulla, il solito pullman, le solite persone, ma una Greta «nuova». Avevo paura della nuova Greta, la vecchia era quasi perfetta, non la volevo cambiare, perciò decisi di togliermi le parole del libro dalla testa.Ma quel pomeriggio non andò secondo le mie aspettative, la Greta nuova era ovunque.Appena mi tolsi le scarpe, notai che il pavimento era bianco come quello della doccia di Gioele, poi mi lavai le mani, ma il sapone era all’essenza di pino, come quello con il quale il protagonista si lavava; successivamente mangiai e guardai la televisione, ma qualsiasi cosa vedessi mi riconduceva sempre al libro. Non avevo via di scampo!Mi sentii costretta a farlo; presi il libro e lo divorai, una parola tirava l’altra e alla fine arrivai a metà.Al terzo giorno era impossibile rimanere concentrata a scuola; ogni scoccare di lancetta era una goccia di giallo che riempiva il mio cuore sì, da quel momento incominciai a fare citazioni involontarie di quel libro.In un pomeriggio provai quelle emozioni che mi si erano riservate per tutta la vita. Alla fine quando Maria morì non ce la feci più, scoppiai in lacrime; mi ero affezionata a quel personaggio, tanto che sentivo la sua presenza di fronte a me, mentre leggevo la storia come se i suoi racconti fossero un’esclusiva per me e per Gioele che sedeva accanto a me. Ecco, Gioele lo percepivo più come un mio alter ego che mi accompagnava nei viaggi di Maria. È stato brutto per noi due non trovare più Maria al nostro fianco, capivo Gioele e capivo il suo dolore, capivo perché piangeva e io piangevo con lui.Secondo me per essere una persona felice occorre vivere tante avventure in compagna dei propri amici. Buttati, esplora il mondo; non ne hai l’opportunità? Compra un libro e troverai tanti amici pronti a vivere con te nuove avventure. Non essere superficiale come lo ero io… leggi!
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