Passione paura e speranza
L’anno scorso durante una lezione di basket a scuola mi è capitato di lamentarmi con un mio compagno per la fatica e per le botte che prendevo…
Ero quasi decisa ad andarmene dal campo sbuffando, quando un mio compagno di squadra ha sbottato: «Dovresti vedere quante se ne danno i giocatori veri… e persino quelli in carrozzina!».
«In carrozzina?!» ho risposto io.
«Certo, in carrozzina! E dovresti vedere che partite… Io ci vado la settimana prossima, ti va di venire?».
È così che una settimana dopo mi sono ritrovata a bordo campo insieme ad altri tre miei amici a tifare come un’indemoniata per la squadra del Cantù che affrontava quella della Roma e che era sotto di otto punti. E non ero l’unica: intorno a me c’era un intero palazzetto che urlava e incitava. Non mancavano neppure le cheerleader!
Dopo pochi minuti già mi ero dimenticata di assistere a una partita di basket… per disabili.
Era in tutto e per tutto appassionante e combattuta quanto una partita di basket normale (che ridere dover usare adesso questa espressione!) e certo molto più delle nostre!
Mi ha colpito infatti l’agonismo dei giocatori, il loro gioco di squadra e, su tutto, la loro forza di volontà: anche senza gambe, con dei problemi agli arti inferiori e persino senza un braccio, sono riusciti a praticare al meglio uno sport che non è per niente semplice.
Cantù è in rimonta… io e la mia amica del cuore abbiamo già eletto il nostro beniamino: un bel ragazzo, giovane e bravissimo a segnare da tre punti. Ma subito l’allenatore ce lo toglie dal campo: impariamo presto che nessuno è una riserva, tutti scendono a turno in campo. E non ci sono solo ragazzi… ci sono anche uomini maturi e, sorpresa delle sorprese, persino delle donne!
La Roma ne schiera due e tornano di nuovo in vantaggio, non abbiamo più voce, ma per fortuna il nostro biondino è in campo: ed è ancora lui a riportarci sotto.
Mancano venti secondi, la Roma è in attacco, ma questa volta sono loro a dover recuperare due punti, due piccolissimi punti, ma quanto basta per non farci vincere. Ultimo tiro, da tre punti, la palla sembra fermarsi in volo, dall’altra parte del campo due carrozzine si sono scontrate così forte che una delle due si è ribaltata (ma non è stata la prima volta, uno della nostra squadra è uscito addirittura con una guancia gonfia, non scherzano mica!), la palla colpisce il tabellone, rimbalza sul ferro, sembra pensare sul da farsi, e poi si decide a uscire… Abbiamo vinto!
Non avrei mai immaginato, ma in questa partita ho incontrato gli stessi valori che ho vissuto sulla mia pelle praticando la ginnastica artistica… e per una volta ho sperimentato cosa si prova a stare dall’altra parte del campo di gara, sugli spalti a fare il tifo, ma completamente impotenti!
Ho scelto di partecipare a questo concorso per il semplice fatto che concordo completamente con il pensiero di Sofia: «I libri costituivano un tesoro ricchissimo, un’occasione di divertimento, di riflessione, di crescita individuale pienamente in sintonia con il resto della propria vita. Per Sofia interpretare un’opera letteraria, teatrale, cinematografica era un modo di sentire, di vivere, di amare, di raggiungere universi sconosciuti e inesplorati: un modo per arricchirsi e crescere».
Secondo me non solo i libri danno l’opportunità di crescere, ma qualsiasi obiettivo ben definito, ovvero quando c’è in gioco una forte forza di volontà tutto diventa divertente, vissuto e un’esperienza unica. Io ho capito questo guardando una partita di basket in carrozzina. Nonostante i giocatori avessero grandi menomazioni fisiche hanno continuato a credere nel loro sogno e nel loro obiettivo, questo li ha fatti sorridere a ogni punto segnato, li ha fatti sentire qualcuno anche quando i loro problemi fisici lo impedivano, li ha fatti sentire persone. Perché scegliere proprio il mio testo?Perché è una storia un po’ diversa, quasi strana, non la solita favoletta, ma un’esperienza vissuta veramente. È anche un’opportunità per riflettere e per scoprire nuovi mondi. Spero che il testo piaccia perché secondo me è un doppio riscatto. In primo luogo per il fatto che i giocatori, credendo nelle loro capacità e con la loro forza di volontà, sono riusciti a giungere all’obiettivo prestabilito; e poi perché hanno dimostrato a tutti noi spettatori che nonostante la vita sia piena di ostacoli, con l’intenzione di volercela fare e con un gruppo di amici su cui contare, niente è impossibile da realizzare.
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