Sono stata un albero dal Dizionario del Lager di Oliver Lustig.
Sono stata un albero.
Presuntuosamente ho offerto la mia chioma al sole.
I suoi biondi raggi attraversavano i miei fitti aghi,
tana di uccelli e roditori.
Ho protetto cucciolate dalle sferzanti intemperie,
ho gelosamente custodito richiami e segreti.
Bruciata dal fuoco, bagnata dall'acqua.
Ho silenziosamente assorbito con le sinuose radici
ciò che la terra mi ha donato.
Sono stata un albero,
e da albero ho sorretto ondeggianti cadaveri
sbattuti dal folle vento contro la mia rude corteccia.
Volti cianotici, una corda al collo,
membra secche e corpo teso.
Non più spasimi, non più strattoni.
Sono stata un albero,
e mi hanno fatta a pezzi.
Lacera la corteccia, sradicato il tronco, sfoltita la chioma.
Ho pianto sanguinante linfa.
Del mio busto palpitante è stata fatta una cuccia,
atta a ospitare tre, quattro o cinque corpi.
Cadaveri viventi.
Ho subito rantoli e percosse, gemiti e urla.
Sangue, sudore, pus ed escrementi.
Sono stata un albero.
Ora sono ceppi da dare alle fiamme,
immenso falò di fuoco, fumo e grida.
Crepitante, agghiacciante silenzio
di corpi sbattuti, caduti o impalati.
Sono stata un albero.
Ora sono cenere
sparsa e dissipata insieme a uomini, donne e bambini.
Sono stata un albero.
Ora sono un' altra voce, che sussurra alla ragione
il triste, muto sonno del cuore.
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