Il canto dell’infinito
S’eterna l’eterno passato ed è
morbida luce la mia eternità,
veste la figlia del giorno rubinee
sembianze nell’etere immobile
ed io siedo assorta nel nulla che
in sé m’avvolge, che in sé m’annulla.
Quivi tace ogni voce mortale,
quivi grida l’eterno trepidante,
in memoria dell’anima immensa.
Canto l’infinito famelico dei
versi d’allora di cui è fattura;
ed ora i confini del cielo son
gravidi d’arte purissima. Muove
un perpetuo sussulto le fragili
crepe dell’anima mia. L’infinito
anelante d’esistere, fu nello
sguardo immortale che escluse la
siepe, è nella diva rinascita
che celebra il colle; e implora
ch’io legga nel limpido etere, quel
canto vibrante nel borgo selvaggio.
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