Ne vale la pena?
«Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia».
Ecco Lucia, nel capitolo XXI de I Promessi Sposi, che pronuncia questa frase davanti al suo rapitore, l’Innominato.
Con questa affermazione, la ragazza apre ancora di più quello spiraglio che nell’uomo si era iniziato a scorgere già da qualche tempo: la paura e l’inquietudine verso quel Dio a cui non ha mai creduto ma che non ha mai neanche rifiutato. Infatti, a sentire le parole di Lucia, l’Innominato si ridesta perché desidera il perdono del Signore per tutto quello che di spregevole ha compiuto precedentemente. Vede possibile questo perdono nel rilasciare la giovane.
Manzoni, facendo questa riflessione attraverso le parole della ragazza, mi induce a riflettere e me ne fa chiedere la validità.
Ecco quindi che entra in gioco la mia esperienza, che spesso è capace di farmi capire molti aspetti di questo romanzo.
All’inizio del 2014, mi è capitato di conoscere tramite il mio papà dei carcerati detenuti in una prigione di massima sicurezza a Padova. Nella loro vita hanno commesso atti terribili che per la maggior parte di costoro sono da scontare con l’ergastolo.
In particolare mi colpisce molto la storia di uno di loro, che si potrebbe identificare come l’Innominato della situazione.
Quest’uomo ha commesso due delitti durante la sua vita e, a vederlo, non gli si darebbe un minimo di fiducia. Eppure lui, nel carcere, sta completamente rinascendo. Aiuta chi vede in difficoltà, dal poliziotto al compagno di cella, e non perde un’occasione per vivere intensamente ciò che ha davanti, pur essendo in prigione, con persone non sempre gradevoli.
Questa misericordia che egli ha verso molti che gli stanno a fianco, gli è data esclusivamente da Dio, che gli ha dato la possibilità di riscattarsi.
Anche l’Innominato di Manzoni si sta rendendo conto di avere ancora un’umanità che fino a quel momento è stata schiacciata dal male. Si rende conto, come il detenuto di cui ho raccontato, che Dio soccorre gli uomini che hanno sbagliato e concede loro il perdono, solo se, però, si accorgono, pur all’ultimo istante, di una presenza straordinaria che è capace di cambiare radicalmente la vita umana.
Non so bene come si concluderà la vicenda del rapitore di Lucia, ma sono certa di una cosa: se l’uomo è stato turbato dal pensiero di Dio, se un uomo è toccato dalla compassione verso qualcuno, già lì il Signore lo sta perdonando.
Di questo sono convinta.
Infatti, come avevo letto precedentemente sempre in questo racconto di Manzoni, Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne una più certa e più grande. La gioia degli uomini di cui ho parlato è stata turbata durante la loro vita, ma sono sicura che non saranno abbandonati; saranno condotti a una felicità eterna.
Per meno, non varrebbe la pena vivere, né avere la possibilità di riscoprirLo attraverso un’opera di misericordia.
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