Genio e follia
La mia vita è tormentata da questa figura.
E tra tutti i miei pensieri, anche quelli più sofisticati e spinti non possono che desistere di fronte a tanta bellezza: un ossimoro, affascinante, combattuto da venti avversi, spregiudicato nel perseguire i suoi obiettivi, privato del natural pudore durante le sue sfuriate peggiori, ma scaltro e brillante quanto serve per potersi definire geniale.
Che grande uomo colui che riesce a incarnare la pazzia umana e l’alto ingegno in un solo corpo! Squisita personalità vista dall’esterno, forse un po’ meno se si viene a contatto con essa. Ma cosa importa, se a me basta contemplare il tutto da fuori?
Non pretendo di prendere parte alla Storia, scritta dalle grandi personalità: chiedo solamente un foglio, una penna e una mente lucida, per poter trovare le giuste parole per descrivere la grande bellezza: il genio e la sua follia.
Scorbutico quanto basta per essere odiato, tanto cavilloso e presuntuoso da pretendere che la gente lo ascolti; anticonformista nato, non riesce, neanche volendo, a non interpretare, anche solo per una volta, la parte del Bastian contrario.
Assuefatto a tutto: al gioco, alle donne, ai soldi, alla mondanità. Assuefatto alla sua realtà, da tempi immemorabili limita il suo ingegno all’accondiscendenza delle mode e dei costumi decadenti della sua società.
Folle, come solo poche bestie possono essere: è molto irascibile, non gli si possono muovere critiche pungenti.
Talvolta sbotta senza preavviso, distruggendo tutto ciò che incontra: come un ciclone che trae forza dall’oceano e arrivato a terraferma muore lentamente, così il genio libera la sua follia, traendo energia da impulsi viscerali e, arrivato allo stremo delle forze, abbandona la battaglia sulle rive della razionalità.
È sagace, fottutamente sagace. Possiede una mente così svelta che, ancora prima di rendersene conto, supera ogni ostacolo presente nel suo percorso.
Impavido e sfrontato davanti alla paura, teme solo sé stesso. Già, solo sé stesso.
Perché ciò che lo affligge veramente non è tanto l’ermetismo fine a sé stesso che si è creato intorno alla sua figura; non è nemmeno la profonda solitudine che lo perseguita, ma è piuttosto un macabro sospetto: avere dei limiti.
L’irresistibile essenza del suo essere, riposa tormentata nel sottile confine che esiste tra Genio e Follia.
Non c’è un vero e proprio equilibrio in questi estremi, e Dio solo sa il perché questa figura riesca a mantenersi viva senza implodere in sé stessa.
Ma nonostante tutto, c’è un nonsoché di eccitante nella sua spavalda vanità, molte volte ostentata al limite dell’immaginabile; malgrado i vizi, le cattive abitudini e i modi di fare – quantunque io senta una forza attrattiva, proveniente dal genio, che mi seduce la psiche, riuscendoci con così sorprendente disinvoltura da portarmi a detestarlo – riconosco un ridondante sentimento che, intrappolato nella mia mente, grida aiuto al mio cuore, speranzoso di essere capito.
L’eco delle grida sovrasta ogni mio pensiero, anche quelli più sofisticati e spinti, i quali non possono far altro che cadere in secondo piano: nel mentre, non riesco a pensare ad altro che a una cosa: lo amo… lo amo con tutto me stesso.
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