Sto bene
Non sono viziata e odio coccolarmi.
Mi piace svegliarmi la mattina con il sole che m’illumina il viso, sgusciare fuori dal letto, accendermi una sigaretta e iniziare una nuova giornata.
In genere la mia non è mai stata una routine, tranne per il fatto che ogni giorno devo chiudermi in quella struttura sgradevole e giallognola, chiamata scuola.
Non mi piace essere circondata da persone, non ho tanti amici.
All’intervallo mi siedo all’angolo del cortile, con la mia sigaretta e il mio libro.
Me ne sto là, sola.
Loro non capiscono.
Il telefono ho dovuto spegnerlo. Di questi tempi squilla troppo, ho smesso di rispondere a questi sciacalli.
Stanno a domandarmi come sto, quasi fossero obbligati.
Loro non capiscono.
Ultimamente mia madre e io siamo diventate ottime amiche, parliamo di tutto, stranamente.
Vuole portarmi a fare shopping, pensa che i miei abiti siano diventati troppo larghi, a me piacciono, effettivamente però un po’ grandi lo sono.
Vuole anche comprarmi qualche copricapo carino per proteggere la mia testa dal sole.
Mi piace così tanto, ci starei ore, al caldo, col sole sul viso.
Il dottore dice che non dovrei, ha detto anche che dovrei smette di fumare. Io, non ne voglio sapere.
Loro non capiscono.
Mia madre vuole che mi tagli i capelli, ma non posso, dei miei vestiti e del mio corpo non m’importa. I miei capelli però, quelli non si toccano.
I miei lunghi, folti, boccoli dorati, mi fanno sembrar una donna.
Loro non capiscono.
Teresa, la mia migliore amica, dice che forse è meglio che io li tagli. Pensa che quando ricresceranno saranno ancora più belli.
Lei è come se fosse mia sorella, siamo molto simili, ci conosciamo fin da piccole.
Siamo così in sintonia che, a volte, senza volerlo, ci vestiamo uguali.
Mi sorprende che neanche lei abbia capito.
Oggi è il mio primo giorno, mi tengono qua almeno due settimane.
Mi hanno dimezzato le sigarette,
«Massimo tre al giorno!!» ha detto mio padre.
I capelli li ho dovuti tagliare, le forme del mio viso sono insipide, sembro una bambina.
Odio questa sensazione. Sono passati solo quattro giorni, ho la bocca amara, non sento i sapori.
Non ho fame, perdo peso.
Teresa è qui, mi tiene compagnia, mi ha portato delle riviste.
La mattina non mi svegliano i raggi del sole, questo m’innervosisce.
Sono passati tredici giorni.
Loro, non capiscono.
Torno a casa oggi. Tra quindici giorni mi richiameranno.
Questo andazzo va avanti da ormai un anno.
Mi ci sono abituata, hanno provato quattro volte a togliermelo, si sono arresi.
Mi hanno detto che posso fumare quanto voglio, anche se, in realtà, è quasi un mese che non riesco ad alzarmi da questo letto dannato.
Loro non capiscono.
Oggi Teresa è un po’ giù di morale, mia madre è a casa.
È appena arrivato mio padre, pure lui è triste.
Poco fa parlava con i dottori, poi hanno preso da parte Terry e le hanno detto qualcosa. Non ho sentito.
Pensano che io non me ne sia accorta
Loro non capiscono.
Non mi dicono mai niente, credono che io sia troppo fragile per sapere.
È entrata un’infermiera, non l’avevo mai vista prima, sembra simpatica, mi sorride e poi mi attacca una nuova flebo. Non so cosa mi stia scorrendo nelle vene, la sensazione è piacevole. Tutto all’improvviso diviene più luminoso.
Teresa mi stringe forte la mano, ma io non riesco a ricambiare.
Con la coda dell’occhio noto che in camera è arrivata mia madre insieme ai suoi fratelli. Tutti hanno un’aria infelice, non ne vedo il motivo di tutti quei musi lunghi.
Loro non capiscono.
Per quale ragione tutti sono così giù di morale. Io sono serena.
Loro non capiscono.
Che bello, sono circondata da tantissime persone.
C’è Poldo, il mio cane, pensavo che fosse scappato.
C’è il nonno e la nonna.
Laggiù vedo il simpatico signore del quinto piano, due anni fa si è trasferito poi, non l’abbiamo più visto.
Qua c’è un sole meraviglioso.
Mia mamma e mio papà li vedo ancora, proprio quaggiù, mi abbracciano e mi baciano la fronte.
Teresa piange.
Loro non capiscono, avevano paura per me.
Io non sono là, sto bene.
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