Incipit poetico: ĞUna nave lascia il portoğ (J. Morrison)
Una nave lascia il porto
scappan loro in mare aperto.
cantan cuori la speranza,
faccia nera,
sporca
e stanca.
Occhi feriti da fame
e guerra,
viaggiano
nel silenzio,
del buio
e del destino.
Ho scritto questa poesia pensando all’argomento dell’immigrazione, ormai molto importante e di attualità soprattutto qui in Italia. Ho cercato, con parole forti ma semplici, di descrivere la sensazione di questi uomini, buttati in mezzo al mare, in un viaggio pericoloso per scappare da una brutta realtà: la guerra.
La poesia è formata da dodici versi liberi, con la presenza di allitterazioni, alcuni anche di una sola parola (per darle più importanza). Inoltre, la presenza anche grafica di questi ampi spazi bianchi comunica un forte silenzio (quello che io immagino presente sulla barca).
Le figure retoriche sono poche, semplici e di contenuto: silenzio del destino e occhi feriti sono una sorta di metafore con cui ho cercato di comunicare diverse sensazioni. «Cantano i cuori di speranza» è invece una personificazione: mi piaceva pensare che nel silenzio assoluto fosse presente questa fortissima speranza che diventa anche un canto proveniente dai cuori delle persone.
Le sensazioni provate vengono comunicate attraverso una parte del corpo (il cuore, gli occhi, il viso). Il tutto circondato dal buio intenso dell’acqua e del destino di queste vite, nero e incerto. Nero, come il colore della loro pelle, ma anche come la tristezza, la rabbia, la morte e la guerra.
La poesia è formata da una sola strofa perché penso sia più d’impatto, e spero di essere riuscita a comunicare le emozioni che immagino vengano provate da queste persone, cercando di tramutarle in poche e semplici parole.
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